Tanto valeva tenersi la Cabello. L’esordio del nuovo Quelli che il Calcio targato Nicola Savino è senza sussulti e soprattutto non fa dimenticare il passato. Sarebbe riduttivo, però, attribuire ogni responsabilità al conduttore e autore, perchè a differenza della precedente gestione, dove l’anello debole era proprio la padrona di casa, in questo caso le falle cominciano da più lontano.
Il problema di Nicola Savino è la squadra. I comici sono pochi, male assortiti e integrati nella trasmissione. Dove sono finite, poi, le imitazioni? Già, perchè Ubaldo Pantani, se si esclude il breve intervento iniziale all’interno di “Quelli che aspettano” nei panni di Paolo del Debbio, è inspiegabilmente in borghese. E ci spiace dirlo ma l’alter ego di Lapo Elkann non ha nè la notorietà, nè il talento per reggere la postazione occupata ai tempi d’oro da Gene Gnocchi.
A proposito dei disturbatori, invece, sarebbe stato auspicabile riconfermare il Trio Medusa, ideale trait d’union con le ultime annate. Gli altri intermezzi, che dovrebbero far ridere, sembrano presi dal peggiore dei Colorado con la comicità che ha preso il posto della satira. Le new entry Nuzzo e Di Biase sono pure bravini ma non rappresentano una novità e, soprattutto, la loro vis comica non conferisce ritmo al programma. Sì, perchè nel nuovo Quelli che il calcio si ride poco e si sonnecchia. Se nell’era Ventura (soprattutto per le prime e indimenticabili annate) la velocità era l’anima del programma, in questo caso tutto è al rallentatore.