Recensione



16
settembre

QUELLI CHE… 10 AUTORI NON FANNO UN PROGRAMMA

Quelli che il Calcio recensione

Nicola Savino e Ubaldo Pantani

Tanto valeva tenersi la Cabello. L’esordio del nuovo Quelli che il Calcio targato Nicola Savino è senza sussulti e soprattutto non fa dimenticare il passato. Sarebbe riduttivo, però, attribuire ogni responsabilità al conduttore e autore, perchè a differenza della precedente gestione, dove l’anello debole era proprio la padrona di casa, in questo caso le falle cominciano da più lontano.

Il problema di Nicola Savino è la squadra. I comici sono pochi, male assortiti e integrati nella trasmissione. Dove sono finite, poi, le imitazioni? Già, perchè Ubaldo Pantani, se si esclude il breve intervento iniziale all’interno di “Quelli che aspettano” nei panni di Paolo del Debbio, è inspiegabilmente in borghese. E ci spiace dirlo ma l’alter ego di Lapo Elkann non ha nè la notorietà, nè il talento per reggere la postazione occupata ai tempi d’oro da Gene Gnocchi.

A proposito dei disturbatori, invece, sarebbe stato auspicabile riconfermare il Trio Medusa, ideale trait d’union con le ultime annate. Gli altri intermezzi, che dovrebbero far ridere, sembrano presi dal peggiore dei Colorado con la comicità che ha preso il posto della satira. Le new entry Nuzzo e Di Biase sono pure bravini ma non rappresentano una novità e, soprattutto, la loro vis comica non conferisce ritmo al programma. Sì, perchè nel nuovo Quelli che il calcio si ride poco e si sonnecchia. Se nell’era Ventura (soprattutto per le prime e indimenticabili annate) la velocità era l’anima del programma, in questo caso tutto è al rallentatore.

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15
settembre

UN CASO DI COSCIENZA 5: A TRIESTE E NELLO STUDIO TASCA IL TEMPO SEMBRA ESSERSI FERMATO

Un caso di coscienza 5 - Sebastiano Somma

Anche se sono passati quasi quattro anni dalla messa in onda di Un caso di coscienza 4, a vedere la prima puntata della nuova serie, andata in onda su Rai 1 domenica 8 settembre 2013, sembra quasi che il tempo non sia passato. Nelle tranquille strade di Trieste, città in cui è ambientata la fiction, e nelle stanze dello studio Tasca, sembra di esserci stati appena ieri perché tutto è rimasto come lo avevamo lasciato.

Un caso di coscienza 5: Ritmi e dinamiche note, una ripetitività che rassicura

Stesso clima, stesse dinamiche, personaggi che portano nuove esperienze ma che sono rimasti fedeli a se stessi e che, ogni volta, sembrano ripartire daccapo così da essere ai nostri occhi quasi fermi. Ancorati. Il che può deludere chi si aspettava una ventata di novità ma invece di sicuro accontenta chi la serie la amava com’era e, nel ritrovarla adesso, si sente rassicurato.

Rocco Tasca, a cui presta il volto Sebastiano Somma, è poi l’eroe che tutti vorremmo incontrare nella vita: un avvocato che agisce mai per soldi ma per dedizione e senso della giustizia, che mette le persone prima delle leggi e i sentimenti prima delle arringhe. Uno che ha sofferto ma che continua a sperare, un esempio positivo a tutto tondo che però non trova mai la serenità. E dire che ci prova, innamorandosi puntualmente delle donne più diverse che però, ad ogni inizio stagione, per varie ragioni non ci sono più.


14
settembre

TALE E QUALE: LO SHOW NASCE QUANDO FABRIZIO FRIZZI DIVENTA PIERO PELU’ ED E’ CREDIBILE

Tale e Quale show 3 - Fabrizio Frizzi

I talent ci hanno insegnato che, con un po’ d’impegno, si può imparare a cantare e ballare decentemente anche se prima non l’avevi mai fatto, ma imitare è un’altra cosa, almeno sembrerebbe. Ma con dei truccatori e parrucchieri bravi alle spalle, con dei costumi impeccabili e con un personaggio da imitare che abbia delle caratteristiche particolari, si può fare. E poi, se Fabrizio Frizzi è stato in grado di diventare Pero Pelù ieri sera su Rai 1 e vincere la prima puntata di Tale e Quale show 3, allora c’è speranza per tutti.

Fabrizio Frizzi/Pero Pelù vince la prima puntata di Tale e Quale show 3

La terza edizione di Tale e Quale show ha raccolto dieci artisti molto diversi tra loro che nella prima puntata si sono esibiti in ruoli ancor più diversi e diversi erano anche i gradi di difficoltà da affrontare. Prendete una Roberta Lanfranchi, per esempio, brava quanto vogliamo, che deve imitare Laura Pausini senza avere nessuna possibilità di avvicinarsi a quella voce così potente e senza avere nessuna caratteristica fisica a cui aggrapparsi, a parte i denti larghi. Sembrava spacciata ma un quarto posto l’ha portato a casa lo stesso.

Altra cosa quando invece il personaggio da proporre si fa notare per la propria fisicità, come il Demis Roussos di Riccardo Fogli che, anche solo per la sua tunica viola e dorata riempita a dovere per farne lievitare il corpo, poteva cavarsela (ma è finito comunque in fondo alla classifica). C’è poi chi come Fiordaliso ha finito quasi con l’essere posseduta dal suo alter ego, Loredana Bertè, tanto da non riuscire a smettere di farle il verso neanche ad esibizione finita; chi come Kaspar Capparoni, merito dell’impegno o della natura, sembrava proprio avere la fisionomia di David Bowie e chi, come Attilio Fontana, era meglio o quasi dell’originale Nek.





11
settembre

LE TRE ROSE DI EVA 2: ATMOSFERE NOIR PER IL SECONDO CAPITOLO DELLA FICTION

Le Tre Rose di Eva 2

Anna Safroncik e Roberto Farnese

La prima puntata de Le Tre rose di Eva 2, trasmessa mercoledì scorso (e strareplicata) con successo, è stata interamente incentrata sul rapimento della piccola Eva, la figlia di Aurora (Anna Safroncik) e Alessandro (Roberto Farnesi), sparita, ritrovata e poi nuovamente portata via dalla rediviva Viola Camerana (Victoria Larchenko).

Le Tre rose di Eva 2 – stasera la seconda puntata

Quindi anche la seconda puntata, in onda questa sera su Canale 5 (qui le anticipazioni), calcherà le orme delle prima. Con l’aggiunta di un’aggravante che rende ancor più drammatica la fiction finora nota soprattutto per le sue passioni e i suoi misteri: prima di fuggire con la piccola, Viola ha sparato a bruciapelo un colpo di pistola ad Aurora, che adesso rischia la vita.

Le Tre Rose di Eva 2: atmosfere noir per un melodramma moderno

A colpire nell’esordio del secondo capitolo, ambientato sempre nell’immaginario paese di Villalba, sono proprio le atmosfere noir, o semplicemente troppo cupe, nelle quali lo spettatore è immerso fin dall’inizio, quando un flash forward mostra Aurora che vaga nella notte tra gli alberi, disperata, chiamando a gran voce Eva. Lo spettatore sarebbe portato a pensare che chiami la madre morta, ma poi il filo della storia viene riavvolto e torna a qualche giorno prima, dove si assiste alla velocissima (fortunata Aurora) nascita della piccola Eva.

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9
settembre

LA NUOVA VITA IN DIRETTA HA IL SAPORE DEL TG

La Vita in Diretta

La vita in diretta

Anche se il programma quotidiano di infotainment Rai negli anni ha cambiato nome diverse volte, possiamo dire che La vita in diretta esiste dal 1991 e fa compagnia ai telespettatori tutti i giorni fin da allora. Tuttavia, sentendone il titolo, oggi come oggi viene in mente soprattutto il sorriso di Mara che fino a ieri accoglieva i suoi ospiti nel salotto così caldo e familiare.

E lo sa Paola Perego (qui la nostra intervista), neo conduttrice, che ha voluto cominciare questa avventura proprio insieme a Mara Venier, in un passaggio di testimone che ha fatto un po’ di pubblicità alla Domenica In a cui la bionda tornerà a breve. Più che altro è probabile si volessero far abituare i telespettatori piano piano alla sua assenza, per non traumatizzarli troppo visto il cambiamento che sentimentalmente si annunciava epocale. E un po’, diciamoci la verità, lo è (ma in fondo lo sapevamo già).

La nuova edizione de La Vita in diretta comincia più veloce, con il segmento Italia in diretta (non più Buon Pomeriggio) in cui la Perego e l’altra new entry, Franco Di Mare, lanciano gli highlights con le notizie principali che si discuteranno nel pomeriggio e che sanno di titoli di testa del telegiornale. Ed infatti la principale differenza col passato sta nel taglio più giornalistico della trasmissione, che ha perso il clima familiare e rassicurante della “chiacchiera” prendendo quello più veloce del rotocalco. Nuovo il logo, nuova la sigla, sparita la musichetta di lancio cui eravamo abituati, uno studio che è lo stesso ma non si direbbe proprio.





9
settembre

PECHINO EXPRESS 2 – IL PROGRAMMA C’E'! (FOTO)

Costantino Della Gherardesca

Un viaggio da intraprendere, dieci tappe da raggiungere, ottomila chilometri da percorrere e otto coppie pronte a tutto. I presupposti di Pechino Express, come l’anno scorso d’altronde, sono sempre forti e interessanti e, unitamente all’alchimia dei concorrenti e al ritmo incalzante ci spingono a promuovere la prima. L’adventure reality condotto da Costantino Della Gherardesca ha proposto un menù variegato e succulento per i palati più variegati.

Abbiamo i Laureati, i nip di questa edizione, simpatici e “spendaccioni”; gli Amici, con il gigante buono Alessio Sakara lusingato da vietnamite e vietnamiti; i Fidanzati, o per meglio dire, “Separati” se il caratterino di Corinne Clery non si accomoderà al più presto; le Modelle, decisamente più energiche delle Veline, ma molto meno comiche; gli Olimpionici, alquanto sottotono e scarsamente motivati; il Padre e il figlio, vincitori della prima prova immunità, ma attivi come bradipi al risveglio dal letargo invernale; gli Attori, ovvero i due piccoli Cesaroni molto meno alchemici che nella fiction di Canale5 e, infine, la rivelazione di quest’edizione: la marchesa Daniela Del Secco d’Aragona e Gregory l’ammutolito. La nobildonna, simpatica e sprezzante, ha fatto breccia nel cuore di tutti non dandosi mai per vinta, simulando svenimenti e lacrime per accaparrarsi la suite di un ricco albergo, cadendo in acqua nel tentativo di salire su una scaletta e motivando il suo maggiordomo come solo un vero leader riesce a fare. E noi che pensavamo che il valletto si sarebbe caricato il suo zaino sulle spalle e avrebbe iniziato la forsennata ricerca dei Ferrero Rocher per soddisfare il suo appetito.

Il ritmo del programma c’è e si vede. Lo notiamo all’inizio, quando la semplice conquista del kit di sopravvivenza diventa il pretesto per la prima gara del reality e lo vediamo alla fine, quando l’arrivo sul tappeto rosso del tempio di Vinh rappresenta la conquista del più ambìto dei trofei. Le difficoltà del viaggio svelano, poi, i caratteri e le intese di coppia. Scopriamo così che l’innocente Alice Cudicini (Micol Olivieri) dei Cesaroni sia dittatrice e, a tratti, sgradevole con il malcapitato Rudi (Niccolò Centioni). Sarà per questa sottile tensione che gli Attori abbiano rischiato l’eliminazione stasera? D’altronde, siamo convinti che, se Claudio Amendola li avesse inseguiti per il Vietnam con il celebre scopettino del bagno, il duo avrebbe varcato il traguardo senza problemi e anzitempo.

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6
settembre

BACIAMO LE MANI: MICA VI SI E’ SCHEGGIATO LO SMALTO?

Baciamo le mani

Allora cominciamo con il fare un po’ di ordine. La prima puntata è andata in onda di lunedì, la seconda di giovedi, ieri 5 settembre, la terza andrà invece in onda venerdi 13 settembre (anticipazioni qui). Insomma, se Baciamo le Mani non vi ha confuso abbastanza con lo scambio di identità della protagonista e di suo figlio scaturita dalla necessità degli autori di spedirli in qualche modo in America, potete recuperare con la confusione temporale scaturita, invece, dalla necessità di quelli della rete di contrastare nell’ordine, il concerto di Jovanotti, Beppe Fiorello e una a caso delle sue fiction in replica e infine Tale e Quale Show. Che l’hanno accesa. E’ la loro scelta definitiva.

Per riassumervi la puntata di ieri useremo una frase che sarebbe potuta essere una delle frasi cult della nostra amatissima Pupetta “Scart’frusc e pigl’ primera“. Preferite dire “dalla padella alla brace“? Va bene lo stesso. Il risultato non cambia. C’è una povera donna che scappa dalla Sicilia per sfuggire alla mafia. Arriva a New York e…. indovinate un po’? C’è la mafia pure lì. Insomma, questa è peggio di Roberto Saviano. Si finisce sempre a parlare di infiltrazioni della criminalità organizzata.

Ora non staremo qui a raccontarvi tutto quello che è successo durante la puntata. Per intuire lo sviluppo della storia, non è necessario essere delle aquile. Basta essere dei passerotti. Vogliamo però segnalarvi i 5 passaggi chiave, quelli rappresentativi della seconda puntata di una fiction che, sebbene sullo spirito del telespettatore non abbia le stesse conseguenze di un calcolo sul rene, contiene comunque le sue banalità e forzature. Nella giusta quantità, però, quella sufficiente a farci rinunciare al cambio canale. Meglio non correre rischi, dovesse arrivare Don Cesare.


3
settembre

BACIAMO LE MANI. SPERIAMO ABBIATE FATTO LA MANICURE

Baciamo le mani

La stagione autunnale delle fiction è cominciata ieri sera su Canale 5 con il “botto”. Quello di un’arma da fuoco di stampo mafioso. D’altronde la connessione con la mafia si deduceva anche dal titolo. Era improbabile che Baciamo le mani (qui gli ascolti) riguardasse la storia di un uomo che, riscoperto il valore della galanteria, fa il baciamano alle donne che incontra. Più difficile collocarla tra le fiction Ares. Insomma, dopo L’Onore e il Rispetto, Il Peccato e la Vergogna, Pupetta – il coraggio e la passione, come minimo ci saremmo aspettati Baciamo le mani - il rossetto e lo smalto.

Siamo in Sicilia, negli anni 50. Il motivo per cui dalle prime battute sembra di stare a Porta Portese è che il tentativo di far dire alla Ferilli “andiamo” al posto di “annamo” è fallito. Così è sembrato più comodo a tutti cambiare direttamente la sceneggiatura e far diventare Sabrina una donna romana sposata a un siciliano. Ida, voi però potete chiamarla Fata Primavera. Una che va alla festa di tale Don Cesare con la faccia da criminale, gli bacia le mani e il giorno dopo il marito le viene arrestato per omicidio, non deve essere assunta a tempo indeterminato nella DIA per generare il dubbio che in casa sua ci siano infiltrazioni mafiose. E invece lei, beata, si stende pure su un comodo sofà. Ah, no, scusate, quella era la pubblicità. Se fate confusione anche voi, ricordatevi che è fiction Ares quando lo sguardo del protagonista è languido, perso nel vuoto e a voi viene voglia di ubriacarvi.

In questo contesto, l’apparizione di Virna Lisi, interpretazione impeccabile e sguardo di una che vede quello che ha davanti e non la Madonna di Fatima, l’avrete sicuramente attribuita alle conseguenze dell’alcol. E invece, no. C’era davvero. Su di lei la responsabilità di una storia che ha bisogno di un muratore. E anche con una certa urgenza. Il suo sviluppo ha bisogno di solidità, quella che solo una consistente colata di cemento armato potrebbe darle. Ve la riassumiamo. La fata primavera (Sabrina Ferilli) realizza finalmente che il marito ha ucciso un uomo per conto di Don Cesare. E così li denuncia entrambi e viene messa nel programma di protezione testimoni. Che poi forse il concetto di protezione dovrebbe essere definito meglio. O quanto meno il poliziotto chiamato alla protezione non dovrebbe essere narcolettico.

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