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dicembre
INTERVISTA A LAURA CORBETTA AD DI YAM 112003: LORY DEL SANTO CONDUTTRICE E’ STATA UNA SCOMMESSA VINTA

Laura Corbetta
E’ una delle più attive realtà operanti nel settore dei new media. Brand entertainment, web tv, siti internet e produzione televisiva sono il core business di Yam 112003 sin dalla nascita, avvenuta nel 2004. Una realtà che tenta di obbedire a due soli diktat: creatività e alto livello di professionalità. Per saperne di più sull’azienda e sulle ultime produzioni televisive (Focus 1 e Missione Seduzione) abbiamo incontrato Laura Corbetta, un passato decennale a Mediaset all’interno dell’area marketing e un presente in Yam da amministratore delegato.
Laura, cosa distingue Yam 112003 da altre case di produzione?
Si comincia con una domanda difficile… Allora Yam 112003 nasce da una compagine societaria con alle spalle una lunga militanza all’interno del mondo della produzione e del marketing televisivo e della comunicazione. Un saper fare che a metà nel 2004 era molto evoluto rispetto al mercato dei media e che abbiamo deciso di portare nel mondo del digital applicando degli standard consolidati ad un mercato nuovo. Nello scenario competitivo ci siamo posti sin da subito come una società dotata di grosse competenze interne e un alto standard qualitativo.
Yam 1120003 è nata come società indipendente poi la maggioranza è passata ad Endemol, come mai si è optato per tale soluzione?
La società è stata fondata in un momento in cui il mercato del digital era un po’ agli albori. Ciò comportava una grossa difficoltà a trovare dei riferimenti e delle prospettive di business più consistenti e significative. C’erano entusiasmo e potenzialità ma la concretezza reale era ancora in divenire. Contemporanemente avveniva che le grandi case di produzione stavano compiendo processi di verticalizzazione sull’area digital con strutture dedicate, uno su tutti il caso di Neonetwork e Magnolia. L’opportunità di entrare a far parte di un grande gruppo ci è sembrata, dunque, molto significativa anche perché l’altra caratteristica di Yam è di posizionarsi nella creatività. Noi non siamo dei tecnologici, mentre per tanti anni questo mercato è stato cavalcato da chi sapeva fare la tecnologia, e poi facendo ideazione e produzione di contenuti originali era difficile veicolare solo il contenuto.
In termini pratici come sono i rapporti con la casa madre?
Di assoluta fiducia e di grande autonomia, c’è molta collaborazione su alcuni progetti e clienti. La garanzia che può offrire l’avere alle spalle un grande gruppo internazionale è un plus che Yam avrebbe acquistato solo dopo molti anni.
Yam si occupa anche di tv sui nuovi media (Bonsai e mobile tv). Quanto le nuove modalità di fruizione di contenuti televisivi sono diffuse in Italia rispetto ad altri Paesi?
Il mondo della cross medialità sta crescendo molto; ad esempio quando si costruisce un’esperienza online viene naturale creare un’app per iphone e ipad così come quando pensi ad un programma televisivo nasce da sè una fan page su Facebook o un canale YouTube. Si è complessificata, dunque, la commistione tra le piattaforme. Riguardo all’Italia, si sa che il digital ha uno sbocco naturale sul global e il nostro Paese ha delle caratteristiche che rendono il decollo più difficile; mi riferisco ad un bacino meno significativo, rispetto ad esempio agli Usa o l’Inghilterra, inteso anche in termini di penetrazione della banda larga. Infine c’è la questione della lingua.
Yam è anche sinonimo di brand entertainment, in questa direzione andava il GF city. Come mai il progetto si è arenato?
Gf city è stata un’esperienza che aveva delle potenzialità ma purtroppo, come avviene anche nelle migliori famiglie, l’attuazione, l’operatività del progetto non è stata delle migliori. C’è stato sicuramente un errore di valutazione, la trasposizione di un programma televisivo nella realtà non è immediata e scontata. Abbiamo fatto scelte non vincenti licenziando il marchio a società terze che non hanno fatto il loro lavoro. A questo si aggiunge un trend di maturità del prodotto che dopo dieci edizioni fa ancora ascolti ma la sua capacità d’attesa e il suo coinvolgimento non sono cosi potenti come una volta.
Veniamo ora a Focus 1, show che ha debuttato giovedi scorso su Italia1. Da dove nasce l’idea?
Da una collaborazione con l’editore del mensile, nata l’anno scorso con una produzione di successo per Bonsai e poi distribuita su You Tube. Ci siamo detti: “perché non proviamo a tramutare la più grande rivista di divulgazione scientifica in un programma?”. Con questa idea siamo andati da Luca Tiraboschi. La vera sfida è stata, in definitiva, farne un’adeguata trasposizione televisiva perché Focus è un brand con varie riviste: Focus junior, Focus storia, Focus domande e risposte, e volevamo racchiuderle tutte.
Soddisfatta degli ascolti?
Molto, era una serata difficile caratterizzata dall’ultima puntata di Annozero e da Don Matteo, che anche in replica è un prodotto forte. La soddisfazione è stata anche della rete. Mi permetto di fare una nota sul profilo del pubblico che è stato generalista con una presenza forte di bambini ma anche di famiglie giovani con concentrazioni, superiori alla media, di individui fino a 54 anni.
All’inizio si parlava di Federica Pellegrini come conduttrice e poi si è scelto un personaggio totalmente diverso come Giulio Golia, perché?
Sì, alla rete e a noi sarebbe piaciuta una personalità di questo tipo. Il problema è che gli sportivi sono molto impegnati. Poi è venuto fuori il nome di Golia, un’idea significativa che rientra nel percorso editoriale di Italia1 che porta le Iene in prime time. Un’ottima scelta perchè parliamo di un volto riconoscibile per la rete.
Sulla seconda puntata può dirci se ci saranno delle novità o se saranno apportati dei cambiamenti?
Ci saranno delle nuove chicche e posso anticiparvi che ospite dei nostri filmati sarà MrBrown che lancerà un messaggio contro il fumo. Cercheremo, come nella prima puntata, di dare tanti contenuti e contributi inediti per il mercato italiano. A questo proposito ci tengo a sottolineare il supporto di intermedia, agenzia giornalistica specializzata sulla medicina e sui temi della ricerca scientifica.
Avete prodotto in questa stagione per Lei, Missione Seduzione con Lory del Santo. Un bilancio?
Un’esperienza molto significativa e divertente che ci ha portato ad un piacevole incontro con Alberto Rossini di Lei tv, una realtà dinamica ed estremamente competente. In pochissimo tempo siamo riusciti ad ottenere un prodotto con una certa visibilità e anche degli ottimi dati d’ascolto.
Nessun dubbio sul cucire un programma attorno ad un “personaggio gossiparo” come la Del Santo ?
La vera sfida è stata quella di dare credito a Lory, che molti avevano imparato a conoscerla all’Isola dei Famosi o in qualità d’opionionista, come conduttrice. Direi che la prova è stata piu’ che superata.
Quest’anno non è prevista una nuova edizione di I love my dog?
Stiamo lavorando col marchio Nestlè Purina, l’ipotesi è quella di allontanarci dalla serata speciale one shot. Ragioniamo su un format seriale che, in quanto tale, è facile possa trovare spazio sul satellite o sul digitale terrestre ma non è neanche da escludere un daytime su una rete generalista. Diciamo che il tavolo è delle opportunità è ancora aperto.


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