Recensione



16
aprile

UNA GRANDE FAMIGLIA: I RENGONI STRIZZANO L’OCCHIO A BROTHERS AND SISTERS E CONVINCONO

Stefania Sandrelli in Una Grande Famiglia

Non è certo la prima volta che un nucleo familiare si trova al centro di una serie televisiva. Allargata, patriarcale, piuttosto che tormentata da mille sventure, la famiglia ha fornito negli anni molteplici spunti a sceneggiatori e registi di fiction e serie tv. Trovare una chiave originale per narrare le gesta di una nuova dinastia potrebbe dunque non essere sempre così semplice e la tentazione di strizzare l’occhio alle fortunate produzioni d’Oltreoceano è dietro l’angolo.

E’ il caso di Una Grande Famiglia, serie prodotta da Magnolia Fiction che “riecheggia” Brothers and Sisters, celebre serial statunitense, trasmesso per cinque fortunate stagioni dalla Abc. Nella fiction in sei puntate, diretta da Riccardo Milani, troviamo i Rengoni, ricca famiglia d’industriali brianzoli ritrovatasi improvvisamente alle prese con problemi economici derivanti dalla misteriosa scomparsa del figlio Edoardo. Difficoltà finanziarie vissute anche dalla famiglia Walker di B&S, alla morte del patriarca William. Ad accomunare i Rengoni con la famiglia californiana, anche la presenza di cinque figli, di carattere ed età differenti, e di una madre, impegnata quotidianamente nel cercare di mantenere unito il nucleo familiare.

Nessun plagio, però, perchè, al di là del fatto che l’idea di Brothers and Sisters non sia poi così originale, Ivan Cotraneo, Stefano Bises e Monica Rametta, sceneggiatori della serie con all’attivo il successo di Tutti pazzi per amore, sono riusciti nell’impresa di realizzare un prodotto di ottima fattura, decisamente superiore alla media delle produzioni made in Italy. In Una Grande Famiglia le dinamiche interne ed esterne alla famiglia, dalla crisi di coppia al bullismo, riescono a colpire l’interesse e la sensibilità di un pubblico trasversale.




10
gennaio

IL RESTAURATORE: LA FICTION PARANORMALE CHE PARE NORMALE

Lando Buzzanca in Il Restauratore

Un 2012 all’insegna del paranormale. Dopo Il tredicesimo apostolo, la fiction record d’ascolti di Canale5, il soprannaturale è approdato domenica sera su Rai1 con Il Restauratore, la miniserie in dodici puntate (sei serate), con protagonista Lando Buzzanca. La fiction diretta da Giorgio Capitani e Salvatore Basile, si presenta come una contaminazione di stili. Da una parte un canovaccio tipico della serialità italiana, con indagini di taglio poliziesco e momenti di commedia, dall’altra il (poco) riuscito tentativo di svecchiare formule e generi, offrendo ai telespettatori il tema del paranormale attraverso le visioni o meglio “le luccicanze” del restauratore Buzzanca.

Pur consapevole di rivolgersi ad un pubblico generalista, la serie tv offre alcuni spunti interessanti, che strizzano inevitabilmente l’occhio a produzioni straniere di successo come MediumGhost Whisperer. Basti pensare che proprio in quest’ultima serie tv, la protagonista Melinda Gordon – capace fin da bambina di comunicare con le anime dei morti – interpreta il ruolo di una giovane imprenditrice che gestisce un negozio di antiquariato. Inutile specificare, però, come il prodotto nostrano non riesca a bissarne le atmosfere, sprofondando spesso e volentieri in una grottesca surrealtà.

Buona la prova d’attore del carismatico Buzzanca, volto ormai familiare della fiction Rai. L’ex protagonista delle commedie sexy all’italiana, risulta credibile e a suo agio sia nelle scene più drammatiche che in quelle dal tono più leggero. Apprezzabili ma non certo degni di nota gli sforzi fatti da Martina Colombari, abituata a destreggiarsi più con spazzolini e dentifrici, che nelle vesti di restauratrice. Non va meglio con la poliziotta  Caterina Guzzanti, le cui continue smorfie del viso riportano col pensiero alla fantomatica soap Gli occhi del cuore della serie Boris.

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