Non è certo la prima volta che un nucleo familiare si trova al centro di una serie televisiva. Allargata, patriarcale, piuttosto che tormentata da mille sventure, la famiglia ha fornito negli anni molteplici spunti a sceneggiatori e registi di fiction e serie tv. Trovare una chiave originale per narrare le gesta di una nuova dinastia potrebbe dunque non essere sempre così semplice e la tentazione di strizzare l’occhio alle fortunate produzioni d’Oltreoceano è dietro l’angolo.
E’ il caso di Una Grande Famiglia, serie prodotta da Magnolia Fiction che “riecheggia” Brothers and Sisters, celebre serial statunitense, trasmesso per cinque fortunate stagioni dalla Abc. Nella fiction in sei puntate, diretta da Riccardo Milani, troviamo i Rengoni, ricca famiglia d’industriali brianzoli ritrovatasi improvvisamente alle prese con problemi economici derivanti dalla misteriosa scomparsa del figlio Edoardo. Difficoltà finanziarie vissute anche dalla famiglia Walker di B&S, alla morte del patriarca William. Ad accomunare i Rengoni con la famiglia californiana, anche la presenza di cinque figli, di carattere ed età differenti, e di una madre, impegnata quotidianamente nel cercare di mantenere unito il nucleo familiare.
Nessun plagio, però, perchè, al di là del fatto che l’idea di Brothers and Sisters non sia poi così originale, Ivan Cotraneo, Stefano Bises e Monica Rametta, sceneggiatori della serie con all’attivo il successo di Tutti pazzi per amore, sono riusciti nell’impresa di realizzare un prodotto di ottima fattura, decisamente superiore alla media delle produzioni made in Italy. In Una Grande Famiglia le dinamiche interne ed esterne alla famiglia, dalla crisi di coppia al bullismo, riescono a colpire l’interesse e la sensibilità di un pubblico trasversale.