Un 2012 all’insegna del paranormale. Dopo Il tredicesimo apostolo, la fiction record d’ascolti di Canale5, il soprannaturale è approdato domenica sera su Rai1 con Il Restauratore, la miniserie in dodici puntate (sei serate), con protagonista Lando Buzzanca. La fiction diretta da Giorgio Capitani e Salvatore Basile, si presenta come una contaminazione di stili. Da una parte un canovaccio tipico della serialità italiana, con indagini di taglio poliziesco e momenti di commedia, dall’altra il (poco) riuscito tentativo di svecchiare formule e generi, offrendo ai telespettatori il tema del paranormale attraverso le visioni o meglio “le luccicanze” del restauratore Buzzanca.
Pur consapevole di rivolgersi ad un pubblico generalista, la serie tv offre alcuni spunti interessanti, che strizzano inevitabilmente l’occhio a produzioni straniere di successo come Medium e Ghost Whisperer. Basti pensare che proprio in quest’ultima serie tv, la protagonista Melinda Gordon – capace fin da bambina di comunicare con le anime dei morti – interpreta il ruolo di una giovane imprenditrice che gestisce un negozio di antiquariato. Inutile specificare, però, come il prodotto nostrano non riesca a bissarne le atmosfere, sprofondando spesso e volentieri in una grottesca surrealtà.
Buona la prova d’attore del carismatico Buzzanca, volto ormai familiare della fiction Rai. L’ex protagonista delle commedie sexy all’italiana, risulta credibile e a suo agio sia nelle scene più drammatiche che in quelle dal tono più leggero. Apprezzabili ma non certo degni di nota gli sforzi fatti da Martina Colombari, abituata a destreggiarsi più con spazzolini e dentifrici, che nelle vesti di restauratrice. Non va meglio con la poliziotta Caterina Guzzanti, le cui continue smorfie del viso riportano col pensiero alla fantomatica soap Gli occhi del cuore della serie Boris.
Ciò che maggiormente delude è, però, lo sviluppo troppo orizzontale della serie, con il protagonista Basilio impegnato ad accompagnare passo per passo il telespettatore, sottolineando ogni azione, ogni pensiero e sviluppo della trama. L’aspetto paranormale viene appena accennato e le “lucicanze” di Basilio finiscono per essere delle semplici alternative alle intuizioni di Don Matteo o della Professoressa Pivetti. Le vie e i rioni del centro di Roma, ricostruiti con grande dovizia di particolari in quel di Belgrado, si affiancano senza troppa fantasia ai paesaggi umbri del celebre parroco-detective, offrendo al pubblico una fiction sin troppo stereotipata e dall’happy end garantito.
Un piccolo passo avanti tra le produzioni televisive italiane che, però, rimane solo sulla carta.
1. morgatta ha scritto:
10 gennaio 2012 alle 19:40