
28
settembre
MAURIZIO TOTTI, PRESIDENTE DI COLORADO FILM, A DM: “SAREMO PIU’ EVOLUTI QUANDO PRODURREMO ED ESPORTEREMO FORMAT ITALIANI”.

Maurizio Totti, Presidente del Gruppo IVEN
Romagnolo, classe 1954. Presidente del gruppo Iven S.p.A. di cui fanno parte la casa di produzione Colorado Film, l’agenzia di talenti Moviement, l’etichetta musicale San Isidro e Colorado Mobile, in oltre vent’anni di carriera è riuscito a riunire sotto la stessa bandiera artisti che hanno fatto la storia del cinema, del cabaret e della Tv. Abbiamo deciso di conoscere meglio Maurizio Totti, socio in affari di Gabriele Salvatores e Diego Abatantuono, che in questo periodo propone al pubblico una nuova edizione di Colorado e una sit-com nuova di zecca, All Stars.
Maurizio, quando ha fondato la Colorado Film, aveva già in mente di occuparsi di televisione?
Assolutamente no. Colorado Film è nata perchè con Gabriele Salvatores, Diego Abatantuono e Paolo Rossi, che all’epoca era con noi, pensavamo di realizzare il film che poi abbiamo fatto, Kamikazen. L’idea era però quella di spaziare in tutte le attività legate all’entertainment. Per quanto riguarda la televisione, in quegli anni non c’era tutta l’attività produttiva che c’è adesso; era inimmaginabile diventare produttore televisivo.
Ora come ora, la televisione in che percentuale conta per la sua casa di produzione?
A livello di fatturato, circa il 50%. Il fatturato grosso lo facciamo con tv e cinema. Con Colorado Noir (libri) pubblichiamo qualcosa con Feltrinelli (adesso) e con Mondadori (lo scorso anno) ma sono piccole attività che servono principalmente per trovare storie utili alla realizzazione di film o serie televisive.
Se dovesse definire la sua società in termini di dimensioni?
Piccola e indipendente. La nostra ambizione è quella di essere proprietari delle nostre idee e di svilupparle in autonomia salvo poi allearsi col network. Tutto è in mano alle major che gestiscono i contenuti.
Affinchè una società piccola possa emergere su cosa deve puntare?
Per quanto mi riguarda ho sempre avuto un faro, una stella cometa: seguire i talenti. Se non hai soldi o potere, l’unico modo è avere dei talenti da coinvolgere e da far crescere.
Persone piuttosto che format, dunque.
Per me, è solo quella la nostra chiave. E’ una strada che poi hanno copiato altri dopo di me, anche in maniera più brillante. Aldo Giovanni e Giacomo con Guerra di Modena, il Gruppo Caschetto con Volo e Littizzetto.
Qual è un talento nuovo sul quale scommetterebbe?
Non è più tanto nuovo perchè è già affermato. Però Fabio De Luigi è un esempio di un talento che ha iniziato in parte con cose nostre, poi l’abbiamo aiutato con la nostra agenzia fino ad offrirgli l’ “occasione della vita”.
Quando ritiene che un’idea originale possa avere la meglio sull’imperante formatizzazione?
Tanto di cappello ai format, ma il problema vero è che dovremmo inventarcene qualcuno anche noi senza importare sempre. Questo prevede una voglia di correre dei rischi che in questo momento le televisioni non hanno. Non so se sia un problema di contrazione pubblicitaria, di mercato o di televisione generalista in subbuglio. Guardando l’audience alla voce “le altre” ormai lo share è al 20%. La torta ormai è dell’80%. Saremo più evoluti quando riusciremo a produrre ed esportare dei format italiani.
Lei non rischia?
Sino a un certo punto. Quando sento Tornatore dire “i produttori di una volta che rischiavano anche la casa per produrre”, gli rispondo che io di casa ne ho una, ho fatto tanta fatica a farmela e non me la gioco per fargli fare un film che inizialmente costa 5 milioni ma alla fine ne costa 30. Questo rischio deve assumerlo una major che fattura 2-300.000 euro, non io che ne fatturo 25. Sarei un produttore coraggioso ma fallito. Purtroppo non rischiano ed è tutto un pullulare di cambi di poltrone, spostamenti di programmazione e programmi fotocopia. E’ una linea che non condivido ma che devo accettare.
Il fatto che punti sul cabaret è dovuto al fatto che è stato un “animatore” della riviera romagnola?
No, c’era la voglia di stare in questo settore ed usare il linguaggio della comicità anche per dire cose importanti oltre al puro cazzeggio. Non potevo perdere l’occasione di produrre cose di Salvatores anche se poi l’attività di Gabriele si è esplicata in tutto fuorchè nella comicità. Da Happy Family in poi abbiamo deciso di riappropiarci di un terreno che conoscevamo e che ci piaceva frequentare. Da lì trasmissioni sulla comicità, frequentazione di comici e la consapevolezza che il talento comico è quello al più alto tasso di redditività. Prendi Checco Zalone: sino a due anni fa valeva “X”, dopo il suo film vale cifre decisamente diverse. Discorso che, invece, non vale per un attore drammatico. Prendi Fabrizio Bentivoglio: vita di grandi soddisfazioni, grandi premi ma economicamente…
Quanto le dispiace non aver prodotto il film di Salvatores che ha vinto l’Oscar, pur essendone il custode?
Sinceramente ho avuto tutti i benefici; come se l’avessi prodotto. Quella sera ero lì e mi sono emozionato come non potrà mai capitarmi più nella vita. Ho trovato i biglietti, mi sono imbucato all’ultimo minuto e quando Stallone ha chiamato Gabriele per l’Oscar si è visto il mio naso entrare nell’inquadratura. Si può godere anche per interposta persona. Avere un artista vincitore di un premio Oscar ci ha permesso di sperimentare… anche perchè credo che l’artista debba stare un passo avanti rispetto al pubblico. Se l’artista fa ciò che vuole il pubblico, allora e’ finita la festa.
Cosa ne pensa allora della De Filippi che secondo alcuni fa ciò che vuole il pubblico?
La tv e il cinema sono differenti. Se il cinema fa quello che vuole il pubblico, quando il film esce nelle sale il pubblico potrebbe essere cambiato e magari il prodotto risulta già vecchio. Un film lo pensi oggi ma magari è pronto tra due anni. Il cinema produce dei prototipi; in tv funziona diversamente e beata la De Filippi che sa cosa vuole il pubblico.
Questa sera c’è la seconda puntata di All Stars. Secondo lei la sit-com è un giusto compromesso tra cinema e tv?
All Stars è una sit-com anomala perchè ha il budget della sitcom ma con alcune caratteristiche della fiction. E’ in ibrido. Io sono per il mischiarsi delle razze. E’ più complicato ed è, allo stesso tempo, un rischio perchè sei a metà.
Mi dica perchè dovremmo guardare All Stars…
Il primo motivo è un cast straordinario che difficilmente si potrà rivedere insieme in un prodotto del genere. Secondo perchè è divertente. E’ rappresentato, tra l’altro, anche il mondo femminile; nella prima puntata c’è stata Ambra Angiolini che partorisce nello spogliatoio dello stadio.
La tv è donna?
Penso che il pubblico femminile sia importante. E’ un po’ come al cinema: se un film piace alle donne è molto facile che vada bene. Se piace ai maschi, il successo non è scontato. I maschi hanno il calcio che è il loro terreno di caccia e magari in cambio di due coppe dei campioni vanno a vedere La Solitudine dei Numeri Primi. Le donne hanno un forte potere. Il telecomando, quando non c’è il calcio, è quasi sempre in mano loro.
Cosa ne pensa di Ambra Angiolini?
La trovo un’attrice molto brava; una ragazza simpaticissima ed è stata la vera sorpresa in un gruppo di uomini. Dire che “ha le palle” forse non è un complimento ma era sicuramente la più in gamba. Facevano a gara per fare i galletti e li ha tenuti a bada tutti.
E’ rimasto qualcosa dell’enfant prodige di Non e’ la Rai?
Penso sia completamente un’altra cosa. Bella e brava donna, bella e brava attrice. Sono molto affascinato da lei.
Ha un ristorante, la Barchetta. Il buon cibo aiuta la creatività?
E’ attaccato al mio uffcio, andavo lì a mangiare e alla fine l’ho comprato. E’ una sorta di risto-casa. Molte idee sono nate proprio lì. Il nostro lavoro si svolge molto a tavola.


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1 Commento dei lettori »

Non vi prego già fate schifezze in Italia, non esportatele.

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1. zia-assunta ha scritto:
28 settembre 2010 alle 19:34