Recensione



21
marzo

LE MANI DENTRO LA CITTA’: INGREDIENTI TROPPO NOTI PER UNA FICTION BEN COSTRUITA

Giuseppe Zeno

A Le Mani dentro la città (qui foto e trama) non mancherebbe davvero niente: nella sceneggiatura troviamo tutto ciò che serve per fare un buon poliziesco televisivo, uno di quelli che piace tanto al pubblico. C’è il poliziotto corrotto, il poliziotto bello e dannato con un doloroso segreto alle spalle, la poliziotta dura e pura e un cattivo che più cattivo non potrebbe essere. Uno che non ci pensa due volte a far uccidere la figlia perché si è innamorata del poliziotto bello e non vuole avere più niente a che fare con la propria famiglia di mafiosi.

Le Mani dentro la città: questa sera in onda la seconda puntata

Se ci aggiungiamo un cast convincente e un’ambientazione nuova per un racconto di mafia – una Milano industriale e corrotta fin nel midollo dalla ‘ndrangheta – allora dovremmo essere a cavallo. In teoria. Perché nella pratica la fiction della Taodue, di cui questa sera vedremo la seconda puntata su Canale 5 (qui le anticipazioni), lascia un senso di insoddisfazione del quale è difficile capire subito le cause.

All’apparenza non c’è davvero niente che non vada o che non sia stato curato a dovere, il prodotto è ben confezionato, ma la verità è si rischia di fare una gran confusione. Tra questa e tutte le altre fiction con cast simile o di argomento affine che la tv italiana ci ha proposto negli anni. Il primo e più ovvio paragone che viene spontaneo fare è quello con Squadra Antimafia, perché vedere Simona Cavallari con una pistola nella fondina mentre guida una squadra investigativa all’assalto della malavita è un’immagine troppo radicata nell’immaginario del pubblico di Canale 5. Bravissima e convincente, ma sceglierla come protagonista è stato fin troppo facile.

Le Mani dentro la città: buono il cast, troppo romanzata la trama




18
marzo

PER AMORE DEL MIO POPOLO – DON DIANA: ANTICIPAZIONI SECONDA PUNTATA

Per Amore del Mio Popolo - Don Diana

Questa sera è andata in onda su Rai1 la prima parte di Per Amore del Mio Popolo – Don Diana, la miniserie con protagonista Alessandro Preziosi nei pani di Don Peppe Diana, il giovane sacerdote che per mano della mafia perse la vita venti anni fa, proprio nel giorno del suo onomastico. Diretta da Antonio Frazzi e prodotta per Rai Fiction dall’Aurora Film, la miniserie colpisce sin dai primi minuti per lo stile asciutto e diretto.

Per Amore del Mio Popolo – Don Diana – Recensione

La storia di Don Diana, per anni ingiustamente dimenticata, rivive grazie ad un Alessandro Preziosi, molto convincente e credibile. L’attore napoletano, visto in questa stagione in Gli Anni Spezzati – Il Giudice, e nel tv movie La mia bella famiglia italiana, dimostra tutta la maturità artistica raggiunta in vent’anni di carriera, proponendo un’immagine di Don Diana molto semplice e mai sopra le righe. Aiutato chissà, magari dalle comuni origini partenopee, Preziosi sta ben attento a non trasformare il parroco anticamorra nel “supereroe” di turno – come spesso accaduto in altre produzioni incentrate su protagonisti la cui vita è stata legata alla lotta alla mafia – ma al contrario propone un Don Diana in grado di spiazzare il pubblico per la sua semplicità.

La fiction non indugia sui soliti sentimentalismi, ma procede spedita, senza inutili retoriche, raccontando la quotidianità del piccolo centro di Casal di Principe, funestato da una violenta lotta tra clan che non risparmia vite e non guarda in faccia nessuno, pur di ottenere la supremazia del territorio. E qui che senza clamori ma con coraggio e schiettezza Don Diana predica ai suoi fedeli, invitando soprattutto le nuove generazioni a lottare perché possa nascere e formarsi una nuova coscienza civica. Un insegnamento che a vent’anni di distanza dalla morte di Don Diana rimane purtroppo ancora attuale, e che la fiction diretta da Antonio Frazzi, già dietro la macchina da presa di miniserie come Don Milani – Il Priore di Barbiana e Giovanni Falcone – L’uomo che sfidò cosa nostra, è riuscita a cogliere appieno.

Per Amore del mio Popolo – Don Diana: Anticipazioni seconda puntata


12
marzo

GINNASTE – VITE PARALLELE: MTV RACCONTA LA VITA NORMALE DI GIOVANI FUORI DALLA NORMA

Carlotta Ferlito

Si dice da sempre che la tv crei falsi miti e che i giovani finiscano per appassionarsi ad alcuni anonimi personaggi solo perché hanno seguito la loro vita e le loro giornate sul piccolo schermo. Talvolta è vero. Ma il tubo catodico può anche essere il veicolo per mostrare loro alcune quotidianità speciali, quelle di coetanei che portano avanti un obiettivo importante facendo i conti con il sacrificio e la gavetta.

Ginnaste – Vite Parallele: la squadra azzurra tra valori e sacrifici

E chi pensa che i ragazzi italiani si annoino di fronte a certe realtà e siano in grado di apprezzare solo i concorrenti dei talent show, si sbaglia. Basta fare un giro sui principali social per vedere per esempio quanto i protagonisti di Ginnaste – Vite Parallele, con la loro presenza sugli schermi di MTV, abbiano guadagnato una grande notorietà che ha avvicinato più di un telespettatore al mondo della ginnastica artistica.

Le ragazze e i ragazzi della squadra azzurra, che si allenano duramente ogni giorno, per taluni sono diventati veri e propri idoli. Solo che non hanno materialmente il tempo di accorgersene e magari godersi la fama perché tra gare, prove, controlli medici, trasferte e ovviamente la scuola non gli resta il tempo per nulla. Neanche per avere degli amici, tanto che trai membri del gruppo si è creato inevitabilmente un clima quasi familiare. Ed ogni allontanamento, anche se per bei motivi, viene vissuto come una lacerazione.

Ginnaste – Vite Parallele: quando lo sport è più di una passione

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12
marzo

FUORICLASSE 2: LA PROF ISA PASSAMAGLIA BATTE LA LITTIZZETTO. MA IN SCENEGGIATURA SI OSA PER FINTA

Luciana Littizzetto in Fuoriclasse 2

All’indomani del 64° Festival di Sanremo Luciana Littizzetto ha fatto ammenda. E, parlando degli ascolti non soddisfacenti, ha dichiarato in un’intervista a Repubblica che, forse, parte del problema era la sovraesposizione sua e di Fabio Fazio: “Siamo molto presenti: negli speciali, a Che tempo che fa, per due anni a Sanremo. È difficile stupire, essere un po’ meno presenti non guasta. Non come Mina, ma insomma…“. E, per essere meno presenti, una fiction in prime time su Rai 1 dopo sole due settimane non è certo l’ideale.

Fuoriclasse 2: buona la prova della Littizzetto, il resto è scontato

Paradossalmente, però, la Littizzetto sembra l’elemento meno noto di Fuoriclasse 2. La serie – di cui ieri sera è andato in onda il secondo appuntamento – come abbiamo già sottolineato non brilla per originalità. Tuttavia la Luciana nazionale dà vita ad un bel personaggio, la professoressa Isa Passamaglia, dietro la quale tutta la sua verve e la sua irriverenza finalmente scompaiono. Addio battutine, solito slang e doppisensi che caratterizzano il suo repertorio attoriale nonché i suoi interventi a Che Tempo che fa: in Fuoriclasse il personaggio Littizzetto si fa da parte per dar vita ad un personaggio nuovo, pacato e rispettoso – una prof di lettere che le parolacce sembra non conoscerle neppure! – che convince.

Tutto il resto è noia. O meglio delusione: la puntata d’esordio era apparsa ben costruita e, pur conservando il sapore della prima fortunata stagione, presentava una bella novità: la protagonista, battagliera più che mai, non sembrava dover più combattere contro gli altri ma contro se stessa. Visto che con l’ex marito aveva recuperato un bel rapporto, col figlio pure, il nuovo preside era sulla stessa lunghezza d’onda e in amore tutto procedeva a gonfie vele, ora Isa doveva solo imparare ad apprezzarsi di più. Macché.

Fuoriclasse 2: l’omosessualità scade in cliché


7
marzo

MASTERCHEF 3: UN OTTIMO PRODOTTO ROVINATO DA UNA FINALE RACCAPRICCIANTE

MasterChef 3 - la finale in diretta

MasterChef 3 - la finale in diretta

Su Twitter, un utente mi scrive: “oooooh, non ti incazzareeee“. E ha colto perfettamente il mio stato d’animo nel guardare – in diretta – l’annuncio del vincitore di MasterChef 3.

Già, ero incazzato. Perchè in una manciata di minuti è come se si fosse cancellato lo straordinario risultato, frutto di mesi di lavoro, che aveva portato il talent culinario di Sky ad essere uno dei prodotti più interessanti e meglio realizzati della nostra televisione. Una doccia ghiacciata – la volata finale in diretta dai Magazzini Generali di Milano – che ha congelato, in un sol colpo, il ritmo incalzante dello show, la suspance e il pathos, la potenza del racconto, l’ottima fotografia e persino la professionalità dei giudici.

Cracco, Barbieri e Bastianich, spaesati sul palco del locale milanese, hanno mostrato tutti i limiti di chiunque si fosse improvvisato conduttore senza esserlo. Limiti sapientemente aggirati negli anni, grazie allo strepitoso montaggio del cooking show di Skyuno che ha donato loro un eccellente appeal televisivo che altrimenti non avrebbero avuto.

Pochi minuti apparsi interminabili e imbarazzanti, tra celentanesche pause, testi inesistenti, fonici probabilmente già al lavoro sulla versione junior e pubblico che sovrastava vocalmente timonieri e vincitori dello show, al punto che la puntata si è conclusa con sonori ‘vaffançulo‘ e ‘non si sente niente‘ incessantemente ripetuti.

Una diretta che evidenzia l’enorme differenza nel modus operandi tra la generalista e le altre reti, con il serio rischio (diventato realtà ieri sera) di incassare magre figure quando ci si spinge troppo oltre. Un esperimento che ha messo anche in evidenza l’incredibile valore del montaggio (chapeau a Magnolia che conferma l’eccellenza del proprio operato), vera e propria discriminante per le produzioni tipiche (al momento) delle reti non generaliste.

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6
marzo

GF13: UN BUON CAST GUIDATO DAL SOLITO BANALE AUTORATO. OPINIONISTI DA CACCIARE SEDUTA STANTE

Alessia Marcuzzi - GF13

Alessia Marcuzzi - GF13

Grande Fratello ha una malattia che appare incurabile: il GF stesso. Ovvero il gruppo di autori che siede dall’altra parte del confessionale e guida i reclusi catodici di Cinecittà.

La banalità degli autori di Grande Fratello

Autori che nel corso degli anni hanno dimostrato di essere ancorati ad un modello di tv non al passo coi tempi, scadendo spesso nella banalità e a volte nella risibilità. E se nei primi anni lo stupore e l’interesse del pubblico erano legati principalmente alla novità che il prodotto portava con sè,  adesso a spadroneggiare è la prevedibilità, quella che Maurizio Costanzo definirebbe la morte della televisione.

Un copione già scritto (anni fa) che ha portato gradualmente il pubblico ad allontanarsi da un interessante esperimento socio-televisivo, trasformatosi da tempo nella sagra del già visto.

D’altro canto non servono ulteriori commenti di fronte all’imbarazzante teatrino che, per svelare ai ragazzi l’ingresso o meno nella casa, prevedeva il tentativo di aprire la porta rossa, salvo poi consentire a tutti l’ingresso. E cosa dire, per esempio, della grande suspance del concorrente pescato a caso tra gli spettatori della passerella, quando l’unica a non indossare un cappotto e a non ripararsi dalla pioggia era quella incredibilmente selezionata per entrare a far parte del reality?

Le novità inesistenti

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2
febbraio

BRACCIALETTI ROSSI: UNA STORIA CHE EMOZIONA SENZA ATTERRIRE IL PUBBLICO

Braccialetti Rossi

Braccialetti Rossi

Il successo di Braccialetti Rossi, fiction partita domenica scorsa in prima serata su Rai 1 con uno share del 20.02% e pronta a tornare questa sera con la seconda puntata (clicca qui per leggere le anticipazioni) sembrava piuttosto scontato. Del resto, i bambini sono un tema universalmente coinvolgente e se poi li racconti malati, fragili ma indomiti e molto più forti degli adulti se messi a contatto con le difficoltà della vita, allora ti appresti a vincere facile.

Braccialetti Rossi: un buon cast e una trama non scontata promuovono l’esordio

Ma riuscire ad emozionare il pubblico senza atterrirlo, nonostante la voce narrante sia quella di un bimbo finito in coma per aver seguito un consiglio dell’amorevole madre e in apertura si organizzi una festa per una gamba da amputare, causa tumore, non era poi così ovvio. Il rischio di finire nel pietismo e di “sfruttare” apertamente il dolore riflesso era dietro l’angolo e il successo dei numeri poteva non rispecchiare quello delle idee.

La fiction prodotta da Carlo Degli Esposti (qui la nostra intervista), invece, stando a quanto visto nella puntata d’esordio, è riuscita a sfuggire alla banalità e al sensazionalismo che una scenografia quale un ospedale pediatrico poteva scatenare. Merito di una scrittura nuova che mette al centro i bambini ma non li presenta affatto tutti buoni e vittime degli eventi, ma ne delinea anche di odiosi e fastidiosi, come Davide. Che quando lo vedi cascare al suolo dopo aver offeso tutti i compagni senza motivo ti sfugge un inopportuno ben ti sta, salvo poi scoprire che ha un padre più insopportabile di lui e nessuna madre che lo aiuti a non imitarlo.

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12
gennaio

SOGNO E SON DESTO: MASSIMO RANIERI IN UN CONCENTRATO DI QUALITA’ E TALENTO

Sogno e son desto

Massimo Ranieri è riuscito a riportare in vita su Rai 1 il vero varietà, in un one man show dove nulla è mancato. Ha saputo rendere omaggio alla propria arte, spolverando un talento mai appannatosi negli anni, ma l’ha fatto in maniera maniacale, impeccabile. Uno show di quasi tre ore di diretta dove la noia, e già questo è un enorme merito, non ha neppure bussato alla porta, riuscendo a rendere concreti concetti come credibilità e qualità, che in tv sembra(va)no ormai un miraggio.

Questo è ciò che di inatteso, se vogliamo, ci ha regalato la prima puntata di ieri sera – sabato 11 gennaio 2014 – di Sogno e son desto, lo spettacolo nato in teatro e riadattato per il piccolo schermo in tre prime serate su Rai 1. Tra musica e racconti di vita vissuta, aneddoti con personaggi come Andrea Bocelli e Lucia Bosè, momenti di teatro che in tv mai si vedono (e qui Ranieri ha dato il meglio di sé) ed una piacevole nota di colore rappresentata dal corpo di ballo, ecco che il mai dimenticato varietà riappare in grande spolvero nel sabato sera di mamma Rai. Rinnovato ma con un tocco di “già visto” che ha saputo rendere Sogno e son desto “familiare” fin dalle prime battute.

Sogno e son desto – Le foto della prima puntata