Allora cominciamo con il fare un po’ di ordine. La prima puntata è andata in onda di lunedì, la seconda di giovedi, ieri 5 settembre, la terza andrà invece in onda venerdi 13 settembre (anticipazioni qui). Insomma, se Baciamo le Mani non vi ha confuso abbastanza con lo scambio di identità della protagonista e di suo figlio scaturita dalla necessità degli autori di spedirli in qualche modo in America, potete recuperare con la confusione temporale scaturita, invece, dalla necessità di quelli della rete di contrastare nell’ordine, il concerto di Jovanotti, Beppe Fiorello e una a caso delle sue fiction in replica e infine Tale e Quale Show. Che l’hanno accesa. E’ la loro scelta definitiva.
Per riassumervi la puntata di ieri useremo una frase che sarebbe potuta essere una delle frasi cult della nostra amatissima Pupetta. “Scart’frusc e pigl’ primera“. Preferite dire “dalla padella alla brace“? Va bene lo stesso. Il risultato non cambia. C’è una povera donna che scappa dalla Sicilia per sfuggire alla mafia. Arriva a New York e…. indovinate un po’? C’è la mafia pure lì. Insomma, questa è peggio di Roberto Saviano. Si finisce sempre a parlare di infiltrazioni della criminalità organizzata.
Ora non staremo qui a raccontarvi tutto quello che è successo durante la puntata. Per intuire lo sviluppo della storia, non è necessario essere delle aquile. Basta essere dei passerotti. Vogliamo però segnalarvi i 5 passaggi chiave, quelli rappresentativi della seconda puntata di una fiction che, sebbene sullo spirito del telespettatore non abbia le stesse conseguenze di un calcolo sul rene, contiene comunque le sue banalità e forzature. Nella giusta quantità, però, quella sufficiente a farci rinunciare al cambio canale. Meglio non correre rischi, dovesse arrivare Don Cesare.
1. Il ginecologo. Virna Lisi, mamma padrona, porta Sabrina Ferilli, Gabriella fu Ida, dal ginecologo. Succedeva spesso un tempo per controllare la verginità della donna. Ida, però, è arrivata già prole munita. Andare dal ginecologo serve solo a dimostrare che la signora Vitaliano è un po’ stronza. Manco Ida avesse detto che lei si chiamava Maria e il mammoccetto Gesù. Che, fake per fake, uno poteva pure tentare l’azzardo…
2. Il prete killer. Nella sua prima inquadratura della seconda puntata è steso a 4 di bastoni davanti all’altare. Squilla il telefono. Sarà di nuovo Papa Francesco che gli porta conforto. Qualcuno deve spiegare al Santo Padre che è una fiction. E’ tutto finto. Ah no, è Don Cesare. C’è il marito di Ida da strangolare nella cappella della prigione. Con il rosario. Don Abbondio che diventa Batman, praticamente.
3. Il commissario fortunello. C’è una vedova che deve andarsi a sposare con uno e che ancora non si toglie la fede vecchia. C’è Ida che davanti a lui la fede se l’è tolta e messa nella borsa dopo aver scoperto la mafiosità del coniuge. C’è una bomba che esplode su un treno e ci sono poliziotti, nemmeno muniti delle tutine bianche dei Ris, che tra i reperti trovano la fede che era ancora nella borsa di Ida scambiata per caso con quella della vedova. Se la morta è una e le fedi sono due o è riciclaggio di fedi usate o Ida è viva.
4. Il triangolo. Ancora non l’hanno disegnato, ma gli autori sono già pronti con matita e squadra. Che insomma, va bene che Pasquale è eroe di guerra e ha la mano monca, ma cosa ha fatto per meritarsi pure i capelli a leccata di pecora? Si è distinto nella guerra alla calvizie di Berlusconi? Non bastasse tutto questo, è pure ingenuo. E a parlare con Ida/Gabriella ci manda il fratello bono, che ovviamente non ci parla perchè arriva proprio nel momento in cui lei sta facendo Kim Basinger nel bagno. La guarda, però. E il primo lato del triangolo è tratto.
5. Il fratello minore. Voi come lo chiamereste uno che ha superato l’età dell’innocenza e alla mamma preoccupata per l’incontro con il “padrino” di zona le dice di non agitarsi perchè se la proposta non la convince può sempre dirgli di no? E certo, perchè quando Don Gillo si è presentato al matrimonio della fake con mano monca sono tutti andati a baciargli le mani per sentire il profumo della crema che aveva messo su prima di uscire. Mica per rispetto e obbedienza. Non sappiamo voi, ma noi lo chiamiamo bambacione. O giuggiolone, anche.
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1. vilpanet ha scritto:
6 settembre 2013 alle 17:57