Simona Ventura l’aveva promesso: Quelli che il calcio, quest’anno, sarebbe stato rivoluzionato. Detto, fatto. Ma si sa, non sempre i cambiamenti sono sinonimo di evoluzione, anzi. Gradevole, infatti, ma privo di quella genialità, di quel quid che lo aveva reso un unicum nel panorama della televisione italiana. Così si è presentato il nuovo Quelli che il calcio; un tempo, l’altra domenica; oggi una domenica come le altre.
D’accordo, erano già un paio d’anni che la trasmissione domenicale di RaiDue aveva perso un po’ di smalto, godendo di momenti altalenanti, ma quest’anno sembrerebbe imboccata una via di non ritorno. La ragione? Simona Ventura è sola. Via Gnocchi, Savino e Albertino, la conduttrice, nella prima puntata, è stata incapace a mantenere quella verve, da sempre marchio di fabbrica della trasmissione. Sì, perchè la Ventura è una regina che ha bisogno della sua corte per dare il meglio. Il suo xfactor sta proprio nella capacità di improvvisare sull’input lanciatole dalla spalla di turno. Così l’unica nota di rilievo, in un pomeriggio come tanti, è la stagista Francesca, le cui gag da copione, però, non prevedono l’interazione con SuperSimo.
Facile che alla base di cotanti cambiamenti, oltre alla mancanza di valide alternative alle importati defezioni, ci sia la legittima volontà della Ventura di crescere professionalmente attraverso nuove esperienze che la portino, altresì, a strizzare l’occhio ad un pubblico più tradizionale che non ama toni “aggressivi”. Francamente, però, ci interessa ben poco della sua intervista a Carrozzieri, non per la solita storia che la Ventura non sia una giornalista, ma perché così facendo la “si omologa”. Tutte possono intervistare Carrozzieri ma solo lei può riuscire a imprimere al programma, attraverso l’interazione con cast e ospiti, ritmo e ironia non riscontrabili altrove.