Cesare Lanza come l’Ugo Foscolo dei Sepolcri, come l’impetuoso marchese del Grillo. O forse no, più come che uno di quei santoni che cercano la pace dei sensi, o la Cassandra di se stesso. Diciamo pure che, vista la cifra del personaggio e pure la sua stazza fisica, Lanza è tutto questo messo assieme. A 68 anni, però, il noto giornalista e autore tv non si sente più l’eterno ragazzo con la valigia in mano, il cronista spericolato, il genio capace di tirarti fuori dal cilindro idee per la tv tanto innovative quanto al limite del trash. Anzi. Oggi Cesare Lanza, reduce da un infarto, è convinto che gli rimanga poco tempo, dice di avere appuntamento con la morte abbastanza imminente. Fa sul serio: ha anche pensato al proprio epitaffio. Roba da grattarsi, eppure il giornalista è talmente entrato nell’ottica che ha deciso di rilasciare un’intervista fiume in cui fa un bilancio della sua vita e regola alcuni conti, senza giri di parole. Provocazione o testamento, Cesare Lanza è fatto così.
Al settimanale Sette racconta di una vita spesa tra lavoro, televisione, gioco d’azzardo e umanissimi vizi. Le due mogli e i cinque figli che l’hanno condannato a guadagnare (“ma prima o poi morirò e questo mi salverà”), i rapporti con uomini di potere come Berlusconi (“se potessi parlargli, gli direi: Tu hai tutto, perché non fai qualcosa di risolutivo per trasformare questo Paese?”), l’ambizione a ficcare il naso un po’ ovunque e le discutibili scelte di una tv trash, che bene ricordiamo. Dalle telerisse a Buona domenica alle tarantole sulle tette di Karina, alla Talpa. Il Cavaliere, l’arme, gli amori: Cesare Lanza ne ha viste tante e ora, preso dalla sindrome del morituro, le racconta senza peli sulla lingua. Nell’intervista a Sette, però, le parole più taglienti le riserva all’amico Paolo Bonolis. Da lui- dice- “ho avuto una delusione terribile”.
“È un bamboccio che non si rende conto di quello che fa. Cosa vuol dire tradire un amico, non rispettare i contratti, la parola data. Lui in scena è un genio, ma nella vita è un infelice. Un anaffettivo attorniato da grandi donne che non merita (…) Paolo è un bambino immaturo, viziato, senza valori di riferimento. Quante volte mi ha baciato, dicendomi che gli ricordavo suo padre. È infelice anche perché vorrebbe dedicarsi a cose serie e non al divertissement puro per cui lo strapagano. Non ha la spina dorsale per fare certe scelte”. Giudizi lapidari, è il caso di dirlo, quelli di Lanza. Parole che arrivano all’indomani della rottura di un contratto che avrebbe legato l’autore tv a Bonolis e Presta ancora per due anni.