Lucio Presta



17
luglio

HEATHER PARISI SULL’ISOLA SENZA VIVERI E SENZA PRESTA

Heather Parisi e Lucio Presta @ Davide Maggio .it

E’ giallo sul divorzio artistico tra Heather Parisi ed il super agente Lucio Presta. Una collaborazione, quella tra i due, che ha delle origini lontane. Quando ad unirli, in ben altri ambiti circa trent’anni fa, c’era il coreografo Franco Miseria che li consacrò ballerini di prima grandezza e, soprattutto, inseparabili amici. Poi, due destini agli antipodi.

Un curriculum in netto rallentamento per la biondissima soubrette americana ed una brillante carriera per lui che, allo stato attuale, è l’agente dei divi per accellenza grazie ad una scuderia, quella della “Arcobaleno Tre”, che vanta al proprio attivo artisti del calibro di Roberto Benigni, Paolo Bonolis, la compagna Paola Perego, volti noti come Lorella Cuccarini, Antonella Clerici e Mara Venier ed autori richiestissimi come Federico Moccia e Cesare Lanza. Una scuderia all’interno della quale l’ ex “regina della spaccata” ci era entrata tra i primi, forte di un sincero affetto reciproco che andava ben oltre gli introiti economici e gli ingaggi in palinsesto. Anche perchè, a dire il vero, negli ultimi tempi la Parisi ha lavorato poco e nulla, a parte qualche ospitata di lusso sia in Rai che in Mediaset.

Eppure, alla vigilia di un’ennesima edizione de “L’isola dei famosi“che dovrebbe restituire al telespettatore un’inedita versione indigena della snodabile quarantottenne, la show-girl americana partirà con pochi bagagli, priva di viveri e senza la supervisione del vecchio compagno di punte.




7
febbraio

BUONA DOMENICA : CAST RICONFERMATO. MA C’E’ UNA NOVITA’

Mara Venier @ Davide Maggio .it

Il Cassonetto della televisione italiana verrà farcito dagli stessi “netturbini” anche il prossimo anno.

A dare la (triste) notizia della riconferma del cast è stata proprio Paola Perego che si ostina a negare l’evidenza cercando di togliere al proprio programma l’etichetta di Programma più Trash del piccolo schermo.

L’intervista alla prima donna del programma pubblicata su “TU” e ripresa successivamente da TgCom non ha però svelato un interessantissimo “dietro le quinte” che sono pronto a svelarVi.

Se è vero che il cast di Buona Domenica sarà riconfermato, è anche vero, infatti, che ci sono trattative in corso che definirebbero l’ingresso di una new entry nel cast del programma.

Le trattative dovrebbero portare, infatti, a Cinecittà l’ex regina della domenica Mara Venier che gestirebbe autonomamente, all’interno del programma, un proprio spazio.

A confermare un possibile approdo della Venier ci sarebbero a mio avviso 3 elementi :

  1. Nella puntata del 10 dicembre scorso del contenitore domenicale di Canale5, abbiamo assistito ad uno strano scambio di ruoli tra Mara Venier e Paola Perego. Uno scambio che sapeva tanto di… prove sul campo della Zia.

  2. Nell’intervista innanzi citata, viene fatto un esplicito riferimento alla Venier della quale la Perego sarebbe l’erede in qualità di “Regina della Domenica Trash“. Un paragone che, a mio avviso, poteva essere in realtà un consapevole stimolo del giornalista per estorcere informazioni alla conduttrice di Buona Domenica.

  3. L’agente di Mara Venier è Lucio Presta che, oltre ad essere il compagno della Perego, è anche colui che, ultimamente, ha preso in mano le redini dei palinsesti delle emittenti di Cologno nelle quali primeggiano, in maniera assolutamente palese, gli artisti della Sua scuderia. Se si considera inoltre che, ultimamente, Presta avrebbe reso nota la Sua intenzione di non voler collaborare più con la Radio Televisione Italiana, il gioco è presto fatto e la possibilità che questi rumors corrispondano a verità è forte!

In attesa di ricevere conferme, Voi che ne pensate? Sarà la salvezza di Buona Domenica o il definitivo affossamento?

[Segnalato su Libero.it : 65]


13
novembre

DOPO LA MONOPOLIZZAZIONE COSTANZIANA, A MEDIASET E’ RICCI A FARLA DA PADRONE…

… e CULTURA MODERNA va in PRIMA SERATA


Maurizio Costanzo @ Davide Maggio .itNegli ultimi anni abbiamo assistito ad una graduale monopolizzazione delle emittenti del biscione che ha modificato in maniera significativa il palinsesto delle emittenti di Cologno Monzese.

Parlo, naturalmente, della penetrazione sempre più profonda di Maurizio Costanzo, Maria De Filippi e la loro Fascino PGT principalmente nelle programmazioni di Canale5.

Il risultato è stato (vi dirò poi per quale motivo parlo al passato) sotto gli occhi di tutti : si inziava la mattina del lunedi con Tutte le Mattine e si finiva la sera della domenica alle 20 con il termine di quella che è stata e continua ad essere, oggi più di prima, l’icona del trash nostrano. Una settimana televisiva piena zeppa di Costanzo, Signora e il loro staff di fedelissimi.

Una presenza eccessiva che è riuscita addirittura a spostare il baricentro delle produzioni Mediaset dalla imponente sede di Cologno Monzese a Roma dove Mediaset, avendo un centro di produzione di dimensioni davvero modeste (P.zza SS. Giovanni e Paolo), è “costretta” a prendere in “prestito” studi televisivi in quel di Cinecittà (che, nemmeno a farlo apposta, vede coinvolto in prima linea Maurizio Costanzo).

Non è finita qui.

L’ascesa di Lucio Presta a manager di punta per il reperimento di risorse artistiche e l’alleanza stretta da quest’ultimo proprio con Costanzo hanno fatto si che lo spostamento in quel di Roma (assieme all’inarrestabile potere costanziano) si rafforzasse ancor di più. Quasi tutti gli artisti del successore di Lele Mora, infatti, lavorano e risiedono nella capitale (giusto per citarne alcuni, Paolo Bonolis e Paola Perego).

Sembra però che ci sia quest’anno (e finalmente) un’inversione di rotta.

L’uscita di scena di MCS dal contenitore domenicale dell’ammiraglia di casa Mediaset ha rappresentato, a mio avviso, il primo di una serie di atti che hanno segnato un dietrofront dell’anchorman più famoso d’Italia quasi desideroso di un ritorno al “vecchio stile” in cui s’occupava di tematiche di scottante attualità senza macchiare e farcire i propri programmi con quel trash del quale, negli ultimi tempi, non riusciva proprio a fare a meno.

Non solo…

I risultati poco esaltanti incassati da Mediaset nel periodo di garanzia di questa nuova stagione televisiva hanno fatto si che i pochi programmi di successo realizzati siano stati elevati a esempi di altissima televisione pur non essendolo, in realtà, nemmeno un po’.

Antonio Ricci @ Davide Maggio .itParlo di Striscia la Notizia, di Cultura Moderna e di Paperissima.

Sarà un caso, fortuna o sarà bravura, ma tutti e tre i programmi citati fanno capo a colui che s’appresta a divenire il nuovo “gestore” dei palinsesti berlusconiani : Antonio Ricci.

Vi sono sincero. Il tipo di televisione che fa Antonio Ricci non mi piace. Ci si trova di fronte ad una frivolezza che se può risultare stimolante, gradevole e divertente nella mezz’ora quotidiana di Striscia la Notizia (meritevole, per quanto mi riguarda, dei successi sinora riscossi) rischia di diventare monotona e piatta se propinata per 2 ore e mezza di fila come nel caso di Paperissima.

Ma la dura legge dell’auditel non fa sconti a nessuno e dà potere a chi porta a casa il maggior numero di telespettatori senza curarsi dei perchè e dei per come quel risultato e’ stato raggiunto.

E cosi’, in un periodo di magra, gli ascolti di Striscia, Paperissima e Cultura Moderna forniscono ad Antonio Ricci quell’autorevolezza necessaria per poter influire (sulla scia Costanzian-Defilippiana) sui palinsesti delle più grandi tv commerciali italiane.

Già tempo fa, qualcuno l’aveva definito come Signore delle Marionette ma, a quanto pare, il teatrino (delle marionette) si sta ingrandendo a dismisura.

C’e’ infatti una novità non trascurabile.

Cultura Moderna starebbe per approdare alla prima serata!

Da gennaio, pare che dovremmo imbatterci in una versione prolungata (circa 2 ore) del programma condotto da Teo Mammucari. Dovrebbero essere infatti realizzate alcune puntate che, per alcune settimane, dovrebbero sondare il gradimento del pubblico.

E’ proprio così disgustosamente inaccettabile mettere in cantiere la produzione di un bel varietà vecchio stile?!?





29
settembre

LA SOAP OPERA DEI PALINSESTI IMPAZZITI

Non ho mai scritto un post che si limitasse a riportare pedissequamente gli scritti di qualche altro autore.

Avete presente, però, quando, leggendo un giornale, un blog o qualsiasi altra fonte di notizie condividi un articolo al punto tale da dire a Te stesso : “Ecco. Esattamente ciò che avrei scritto io“?

Aldo Grasso @ Davide Maggio .itUna sensazione grazie alla quale Ti sembra che ciò che stai leggendo sia la materializzazione dei Tuoi pensieri!

Bene! A me è capitato con l’articolo di Aldo Grasso (nella foto) che sto per riportarVi, pubblicato ieri sul Corriere della Sera.

Lungi da me il paragonare i semplici scritti di questo blog ad una penna elegante qual è quella del noto critico televisivo! Ci mancherebbe altro!

Parlo, fondamentalmente, dei contenuti, non della forma e non Vi nascondo che l’aver trovato, nell’articolo di Grasso, delle affinità di interpretazioni e di vedute con quanto ho scritto alcuni giorni fa e con ciò che penso su questa ”scostumata” questione, mi ha inorgoglito un po’! 

Oggetto di analisi è  l’ormai infinita “soap opera dei palinsesti impazziti”.

Buona Lettura 

Un sinistro scricchiolio sta allarmando i custodi del palazzo televisivo. Da dove proviene? Chi l’ha provocato? Lo scricchiolio è causato dalla follia dei palinsesti. Che ormai oscillano come trottole, mappe impazzite. Da tempo, sui giornali, l’inizio della prima serata di Canale 5 e Raiuno è segnalato alle 21. In realtà, non inizia mai prima delle 21.20.
Perché questo inganno? La seconda serata non esiste più, è slittata a mezzanotte. Gli show finiscono all’ una di notte, con buona pace di chi la mattina deve alzarsi. Un telefilm di successo come Dr. House viene brutalmente spostato causando la ribellione dei telespettatori; il programma di Bonolis va in prima serata, poi in seconda, poi viene collocato nella fascia preserale; Reality circus dal lunedì passa alla domenica, dalla domenica al mercoledì: una giostra. Le anomalie non finiscono qui, anzi paiono ben più profonde. Joe Petrosino vince ampiamente la serata di domenica 24 settembre con quasi sei milioni di spettatori, favorito dal clamoroso flop del reality di Canale 5 (3.104.000 spettatori, 16,38% di share, 5/6 punti sotto gli obiettivi della rete). Lunedì 25 Petrosino perde duecentomila spettatori e quasi il 5% di share, andando contro una logica sempre rispettata: ovvero che la seconda puntata di una fiction di successo va meglio della prima, per l’effetto valanga e per l’effetto persistenza, degli spettatori che hanno visto la prima. Ma qui entra in gioco la contro- programmazione de L’Onore e il rispetto, coi suoi 5.656.000 spettatori (22%), già accumulati nelle 4 puntate precedenti. Altri flop da palinsesto. Le quattro serate di Miss Italia, a dimostrazione di come ormai la manifestazione non sia più vissuta come evento. O l’inatteso insuccesso di Luca Barbareschi: Giorni da Leone 2, il seguito di una fiction in onda nel 2002. Allora fece il 20% di share, ma il seguito non funziona. La prima puntata (5 settembre) ha uno share di appena il 12,16 per cento, ridicolo per Raiuno. Tanto che si decide di sfilarla subito per sostituirla con una replica di Bartali.

Ma la situazione più clamorosa riguarda Paolo Bonolis. Fattore C, un format così collaudato e sperimentato da sembrare un plagio, floppa clamorosamente in prima serata: domenica 10 settembre supera il 23% di share ma la domenica successiva crolla al 17,61. Spostato nel preserale non fa di meglio, meno del 18% di share.

Programmi dislocati, orari oltraggiati, soppressioni improvvise, sforamenti abituali. Il palinsesto (dal greco palímpsèstos, «raschiato di nuovo», a significare l’originale programmazione trimestrale fatta di tanti fogli sovrapposti) è ormai inattendibile. Rispetto ai corrispettivi francesi (grille) e inglesi (schedule), il termine italiano sottolinea l’incessante lavoro di perfezionamento, ridefinizione, correzione cui è sottoposta la programmazione. Che può essere infatti continuamente rielaborata in rapporto agli obiettivi della rete (proprio come le antiche pergamene venivano continuamente corrette e riutilizzate). Ma la sensazione è che la nostra programmazione venga raschiata ogni giorno, senza sosta, da una mano insensata. Ciò che vediamo sul piccolo schermo corrisponde raramente a ciò che è riportato dalle guide ufficiali.

«Il palinsesto è matematica», sostiene Alba Parietti. Ha ragione. Ma il suo reality sa contare solo fino al 7 (di share). Gli esempi si sprecano, giusto per fornire una sismografia del terremoto in atto. Per Raiuno e Canale 5, come detto, il ritardo è cronico, e francamente anche un po’ ridicolo.

Non va molto meglio sulle altri reti, la litania dello sforamento si ripete. Il telefilm su Raidue e The Oc su Italia 1 iniziano con cinque minuti di ritardo, il film su Retequattro con quindici. Raitre è in orario, e anche La7 non sgarra. Però il programma di Giuliano Ferrara e Ritanna Armeni sfora volentieri. Nel maggio scorso ha ceduto la linea a Gad Lerner solo alle 21.43. Che non l’ha mollata prima delle 24.00. Per la disperazione di Piero Chiambretti, previsto con Markette alle 23.30. Siccome non è un caso isolato, il conduttore ha pensato di ribattezzare il suo programma Uno mattina Markette.
L’altra sera ha bevuto il calice amaro anche Bruno Vespa battuto da Enrico Mentana che aveva in studio Luciano Moggi (Moggi è la variabile impazzita del palinsesto: una volta era chiamato per rispetto adesso per alzare l’audience). Ma Vespa è stato costretto dal film di Raiuno a partire molto tardi. Da cosa dipende questa debolezza intrinseca della tv generalista, questa assurda partita a scacchi che denota mancanza di rispetto nei confronti dello spettatore? Alcuni impazzimenti sono dovuti alle logiche perverse dei palinsesti.

Il ritardo della prima serata è stato «inventato» da Striscia la notizia per fare il pieno d’ascolto. Da questo «male» ne discende un altro ancora più grosso. Per non avere concorrenza in quell’ ora topica, Mediaset è stata costretta a riportare Bonolis all’ovile, a peso d’oro. Ma Bonolis è tornato con tutto il clan di Lucio Presta (Paola Perego, Amadeus, Panicucci) imponendo alcuni programmi rivelatisi poi dei fallimenti (Amadeus è già sparito dal video).

Visto che parliamo di clan, la disarticolazione dei palinsesti dipende anche dal fatto che in troppi ci mettono le mani. Ormai personaggi come Lucio Presta, Bibi Ballandi, Lele Mora, Beppe Caschetto contano più dei direttori di rete. Non a caso a dirigere Raiuno c’è Fabrizio Del Noce, un giornalista che non si era mai occupato di programmazione. A dirigere Canale 5 ci sarà Massimo Donelli (tanti auguri!), la cui unica esperienza tv consiste nell’ aver diretto Sorrisi e canzoni (dove spesso si è lamentato dell’infedeltà dei palinsesti!). Qualcuno imputa la follia della programmazione alla crisi imprevista dei reality (difficoltà che coinvolge persino un campione d’ascolti come L’isola dei famosi) o all’esplosione del satellite, di Sky (è il caso di Lost, laserie di culto, che in onda il lunedì regala share record a Fox). Qualcun altro, più addentro, la spiega con la difficoltà delle reti ammiraglie (specie Canale 5) a raggiungere gli obbiettivi promessi agli investitori pubblicitari; di qui gli spostamenti, le protezioni, i traslochi, le cancellazioni apparentemente inspiegabili. Tutto questo mina due meccanismi su cui si fonda, o si dovrebbe fondare, il patto comunicativo della tv: l’abitudine e la fedeltà. Il pubblico è consuetudinario e affezionato ai programmi preferiti. Perché svilire così il palinsesto? Gli orari dei treni non sono sufficienti per garantire a un Paese una rete efficiente di trasporti, ma senza orario i treni non si muovono, e se si muovono creano solo caos.