Televisione


10
luglio

ECCO A VOI NICOLETTA PACIARONI, LA REALE POTENTE VEGGENTE: “ME NE DISPIACCIO MA IO ESISTO!”

Nicoletta Paciaroni

Veggenti, medium, cartomanti o, più semplicemente, fattucchieri occupano un posto predominante nella nostra televisione; una tradizione molto più consolidata nelle televisioni locali dove questi personaggi trovano decisamente più spazio di quanto possano aspirare ad averne a livello nazionale, ma che restano comunque una realtà che non può passare di certo inosservata.

In alcuni casi, poi, la visibilità limitata non intacca affatto le potenzialità di uno o più personaggi e da una piccola syndication italiana alla ribalta nazionale, il passo può essere più breve di quanto si pensi. In caso contrario, ci pensiamo noi.

E’ il caso di Nicoletta Paciaroni, gentilmente segnalata da Mauro (che ringraziamo ora perchè dopo non so se avremmo il coraggio di farlo), non una semplice medium ma bensì una terapeuta spirituale o “reale potente veggente” come ama lui lei stessa definirsi. Se questo nome non dovesse dirvi nulla, godetevi a fondo questi ultimi momenti di santa pace e mite armonia; ma se, invece, la conosceste già, sappiate che noi di DavideMaggio.it vi offriamo tutto il nostro appoggio nella speranza di una quanto mai rapida guarigione.

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10
luglio

ANTONELLA CLERICI ORA IN LIZZA PER “LA PROVA DEL CUOCO FLASH”? MA SE S’ACCONTENTASSE DEI SUCCESSI IN PRIME TIME E LA PIANTASSE DI AMMORBARCI CON INCREDIBILE COSTANZA?

Antonella Clerici e Elisa Isoardi

Antonella Clerici mi ha rotto le palle. Per la verità ha cominciato a rompermele da quando l’animatore al quale s’accompagna ha iniziato a comparire timidamente nei titoli di coda dei suoi programmi in veste d’autore. Ma quanto meno ad Eddy Martens si deve la segnalazione del format Tutti Pazzi per la Tele che, grazie a lui, sarebbe arrivato in Italia. Ma questa è un’altra storia.

Sfortuna ha voluto, però, che l’amore tra la conduttrice e l’animatore sia culminato in quella che dovrebbe essere la gioia più grande per una coppia affiatata: la nascita di un bambino. Ma, ahinoi, la maternità della Clerici anzichè essere motivo di gioia per la coppia, è stata la causa prima per ammorbare gli osservatori del piccolo schermo che hanno dovuto subire passivamente, negli ultimi mesi, un’infinita querelle tra l’epurata – causa maternità – dalla Prova del Cuoco e l’ex Direttore di Raiuno, Fabrizio del Noce. Il motivo? Stranoto! Antonella non ha digerito che Elisa Isoardi le abbia soffiato la poltrona del mezzogiorno della prima rete di Viale Mazzini.

Il problema è che non solo ne abbiamo decisamente abbastanza delle lamentele della Clerici, che sembra l’ultima delle Parietti incazzate per il mancato ritorno di Grimilde, ma ci siamo anche stancati di dover assistere a quelli che qualcuno chiama, giustamente, ”segnali di fumo”. Se avessimo dovuto dar credito a tutte le offerte che la “cuoca degli Italiani” avrebbe ricevuto negli ultimi mesi e agli innumerevoli contatti presi con la concorrenza, avremmo allo stesso tempo dovuto esser pronti ad etichettare Antonella Clerici come la star più in vista del piccolo schermo italiano. D’altro canto, non è un caso che il buon Maurizio Costanzo ci abbia costruito su uno dei suoi “gialli dell’estate” che impazzano su TV Sorrisi e Canzoni. 


10
luglio

DA 90210 A MELROSE PLACE, DAI VISITORS A TWIN PEAKS: È FEBBRE DA REMAKE

Remake

Abbasso la creatività e spazio al vecchio. Vestito di nuovo. Il restyling è diventato oggi un trend piuttosto sterile che domina con prepotenza le “fervide” menti degli sceneggiatori americani. Se già nel passato l’imitazione dei modelli antichi nell’arte come nell’architettura portava a soluzioni dinamiche e innovative, trascendendo la banale riproposizione meccanica, oggi nei serial tv americani si rischia una pedissequa aderenza a stili e storie di una vita passata, che odora ormai di vecchio e che poco si addice ai nostri tempi.





9
luglio

IRENE PIVETTI SALE A BORDO DI DM. “I REALITY? LA CATENA DI MONTAGGIO DEI NUOVI METALMECCANICI”

Il Post di Irene Pivetti
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Ci siamo! L’aspettavamo e non ha deluso le nostre aspettative. Da quest’oggi Irene Pivetti sale ufficialmente a bordo di DM e verrà a “farci visita” spesso e volentieri per disquisire di televisione, interagendo con i lettori. Questo nuovo spazio di davidemaggio.it, infatti, avrà una caratteristica: il Presidente affronterà di volta in volta degli argomenti (televisivi, naturalmente) prendendo spunto dai suggerimenti e dalle richieste di chi sfoglia queste pagine.  Qualora aveste, dunque, domande o voleste sottoporre al nostro prestigioso ospite un racconto, una riflessione o chiederLe un parere che funga da spunto per un prossimo post, potrete inviare una mail a irenepivetti@davidemaggio.it. Benvenuta, dunque, Irene e buona lettura a tutti voi.

Se chi naviga in rete è un internauta, chi si fa accogliere dalla barca di un altro è un internaufrago. Chiaramente. Così io, che dico vabbé a Davide che mi ha presa a bordo, mentre nuotavo beatamente fra i bit.

Eccomi perciò a disquisire di tv, come se fossi una che ne vede tanta – e invece ne vedo poca, un po’ perché ho poco tempo un po’ perché mi annoio. Ebbene sì, l’ho detto, il teleschermo passivo mi abbiocca. A meno che risplenda fra i led un sordido action movie, trama semplice, tante botte e proiettili, e Jack, e “Bastardo!”, e Nick – che poi è un nome da quello che prima della fine è morto, questo Nick, magari mostrando un coraggio insospettato fino a quel momento. Nome un po’ rachitico, Nick.

Davide mi ha chiesto di parlare dei reality, che sono diventati una fucina di talenti, no, non proprio talenti, ma comunque di occupanti i palinsesti tv in pianta stabile, a basso costo e rapida consumazione. D’accordo, lo faccio. Ma la notizia dov’è? Non deve forse funzionare proprio così la televisione, che non diversamente da una fabbrica di scarpe deve costare meno di quanto rende, altrimenti chiude? I reality sono ovviamente la catena di montaggio dei nuovi metalmeccanici, i maratoneti dei provini di massa, gli eletti delle preselezioni, i benedetti-da-Dio del cast definitivo. E finalmente, quando hai guadagnato sul campo il tuo posto da cavia di laboratorio, onde il mondo intero conosca, qualora mai gliene importi, i tuoi bioritmi, le tue lacune scolastiche e possibilmente i tuoi umori corporali, eccoti in realtà al decollo della sola carriera da star che la televisione consenta, carriera cioè di persona irragionevolmente venerata e sproporzionatamente quanto superficialmente osservata, con il gossip che per un po’ si occuperà di te, gli uomini e le donne a misurarsi con le tue tette o le tue stempiature, e finalmente un appagante oblio mediatico, dopo circa un anno dalla conclusione del programma. Oblio relativo poi, punteggiato comunque di serate a prezzo di dumping, rigorosamente in nero sennò non c’è margine. Sempre meglio che lavorare, direbbe un vecchio adagio.

E tu ti crogioli nell’illusione non che duri a lungo (questa nemmeno il più fesso lo può pensare) ma che sia tanto, tanto divertente. Vabbé, un certo gusto immagino ci sia a vedere i tuoi compagni di liceo che sgobbano come ciuchi per sbarcare il precariato, e tu che te la passi a discoteche, e già che ci siamo sarà penso una goduria vedere i professionisti che si rodono perché la conduzione la danno ad uno come te, che conosce l’italiano dal sommario, invece che a quello che regge il video da vent’anni. Giusto, si cambia.

Ma sai che gioia quando non ti vuole più nessuno, solo perché sei “quello dell’altro anno”, e tu non ti capaciti che un altro un po’ più scemo possa prendere il tuo posto.

L’ho detto, adesso ributtatemi in mare.

Irene Pivetti


9
luglio

QUANDO LA7 NON TI BASTA PIU’…

Piero Chiambretti e Daria Bignardi

Qualcuno potrebbe dare la colpa all’ “odore dei soldi”, qualcuno potrebbe tirare in ballo la voglia di sbancare l’auditel e di essere nazional-popolari, qualcun altro invocare la semplice necessità di fare nuove esperienze: Chiambretti-Bignardi sono stati l’accoppiata 2009 più attesa sul fronte delle novità di palinsesto (se si esclude il festival di Bonolis).

Equamente divisi tra Rai e Mediaset, tutti e due in seconda serata ma non in diretta concorrenza, tutti e due riformulando in maniera più o meno evidente i due rispettivi format (Markette e Le invasioni barbariche), partiti come “di nicchia” e diventati “di massa”. Perché sì, è inevitabile: La7 è un luogo in cui sperimentare, una palestra in cui inventare senza avere la tagliola dell’Auditel proprio all’altezza della nuca, ma quando poi la formula è rodata e le contro-proposte sono allettanti, la nicchia non basta più, e ci si saluta cordialmente: La7 punta sulle plusvalenze e non sulla concorrenza diretta contro “Raiset”; i presentatori, quando sono pezzi da 90, non vogliono più lottare per la retrocessione ma cercano la Champions League. E così, sicuri di non potere e non dover lasciare quei format cuciti apposta per loro, Daria e Pierino sono rientrati in grande stile sul ring che conta, e con cachet di tutto rispetto.

Chiambretti, piccola peste, approda su Italia 1: “Markette” diventa “Chiambretti Night”, diminuiscono le figure di corredo, acquista più centralità l’irreverente intervista (anche perché come fai a lasciare all’ombra dei “Gemelli”, intervistati super come Mourinho?) e la formula piace. Complici anche casi come quello degli “svenimenti carpiati” della Paradiso, il programma accende l’interesse e convince gli scettici: un’ottima media di share, con punte anche del 16 -17% in alcune puntate. Chiambretti è felice e si vede: risultato raggiunto e programma confermato anche per la nuova annata. Forse Pierino ha dovuto un pò “spuntare le lance della satira” a favore dello show, ma la missione è compiuta, e questo è l’importante.





9
luglio

LE SOAP SONO SEMPRE PIU’ GAYE. MA GLI ATTORI NON PRESTANO IL… FIANCO!

Otalia

Le soap operas statunitensi stanno morendo (ne discutevamo pochi giorni fa). Ma, nonostante questa lenta agonia, che, in alcuni casi, ha avuto degli esiti mortali (leggasi Sentieri, che ha appena festeggiato le 57 primavere televisive; in totale 72, se contiamo gli esordi alla radio), tutte le produzioni del settore, seppur ancora alle prese con serial killer e improvvisi ritorni dalla tomba, stanno rinverdendo il genere love-story declinandolo in chiave omosex.

In realtà, l’origine di questa che oggi è diventata una dilagante moda risale a quasi trenta anni fa. Già nel 1981, con Dynasty, la saga petrolifera con protagonista la grande Joan Collins, nasceva il primo, popolarissimo, ruolo gay: Steven, figlio del patriarca Blake Carrington. Fiumi di parole e grande impatto su tutta l’opione pubblica, ma il destino fu simile a quello di Luca, il protagonista della canzone di Povia: lo stesso Steven rinnegò la propria originaria natura diventando, col tempo, bisessuale.

Per gli altri, invece, il percorso è inverso: sempre più frequente capita di imbattersi in una coppia gay all’interno della televisione americana. Da tempo, gli Stati Uniti hanno imparato ad amare l’eroina lesbo Bianca Mongomery, figlia di Erika larger than life Kane (interpretata in La Valle dei Pini dalla regina delle attrici di soap, Susan Lucci), nonché a seguire la supercoppia formata da Luke & Noah (Così Gira il Mondo). Ma c’è dell’altro.


8
luglio

BROTHERS & SISTERS: TORNA LA FAMIGLIA WALKER, DA DOMANI AL VIA SU RAIDUE LA SECONDA STAGIONE

Brothers & Sisters

Tra canali a pagamento (Fox Life), digitali terrestri (Rai4) e televisioni in chiaro (RaiDue), seguire Brothers & Sisters è diventato, ormai, come guardare una puntata di Lost. Seppur la serie vanti una sceneggiatura lineare ed avvincente e sia supportata da un cast davvero stellare (una su tutti: la matriarca Nora, interpretata dalla bravissima Sally Field, due premi Oscar e due Emmy Award, oltre a decine di nomination), la programmazione italiana non ha agevolato il telespettatore, che, se disattento e “affidatosi” ad uno “zapping compulsivo”, potrebbe non dipanare più la matassa della trama che si sviluppa tra le varie reti.

Ora, però,  le cose sono cambiate. Sì, perchè sembra che, finalmente, RaiDue abbia deciso di credere e puntare sulla serie targata ABC. Domani, infatti, riparte la seconda stagione (che porta, ormai, due anni di ritardo rispetto all’originale messa in onda americana datata 2007), ma il secondo canale pubblico sembra voler recuperare il terreno perduto e trasmettere già dal prossimo autunno la terza stagione (da venerdì 18 settembre, in coppia con Desperate Housewives).

Questa è, in ogni caso, l’occasione giusta per riprendere le fila del discorso lasciato a metà (su RaiDue, intendiamo) lo scorso anno e vedere cosa ci riserva questa estate. Dopo il salto, troverete qualche succosa preview sulla seconda stagione.


8
luglio

DODICESIMO ROUND CHIUDE STASERA IL CICLO “2089″ METTENDO A CONFRONTO FILOSOFIA E SCIENZA

dodicesimo round immortali si diventa @ Davide Maggio .it

Si chiude stasera, come di consueto alle 00.30 sulla seconda rete Rai, il ciclo “2089″ di Dodicesimo Round, interamente dedicato alle trasformazioni sociali e culturali che hanno investito il nostro mondo dalla caduta del Muro.

Il titolo dell’ultimo appuntamento con il programma di Raidue è “Immortali si diventa”, e proprio di morte e sopravvivenza si discuterà, approfondendo la longevità di ideologie che nel ventesimo secolo parevano immortali, fino al sogno di una vita eterna, passando per il San Raffaele di Don Verzè, istituto di cura e di ricerca di Milano definito “il laboratorio dell’immortalità” italiano. A salire sul ring, per dibattere il tema della vita e della sua (forse) utopica eternità, saranno il genetista di fama mondiale Edoardo Boncinelli e il decano della filosofia continentale Gianni Vattimo, che si confronteranno con le domande dell’autore e conduttore Paolo Martini e della sua squadra di giornalisti, composta da Paola Mordiglia, Andrea Riscassi e Alessandro Scarano. Dunque un tema che fa parte del nostro immaginario collettivo, scenari futuribili di vite che possano essere tali per sempre e di una morte che l’uomo ha sempre cercato di fuggire.

Filosofia e scienza a confronto, per chiedersi ragioni e basi di questo sogno d’eternità, per parlare della traccia elettronica che post-mortem lasciamo su internet, per chiedersi fin dove sia giusto spingere le barriere dell’innovazione. Se Boncinelli spiegherà in che modo la ricerca cambierà la nostra aspettativa di vita – “Per ora, eccezioni a parte, che lo dica Berlusconi o meno, possiamo vivere sui cent’anni. Tra un secolo vivremo sicuramente almeno centodieci, centoventi anni” – Vattimo, in disaccordo, spiegherà le ragioni del suo disinteresse verso la sopravvivenza, con ironia “come faccio se io sopravvivo e il mio gatto no?” – e appellandosi a grandi filosofi come Heidegger, secondo il quale “la morte è lo scrigno dell’Essere”.