Recensione



8
settembre

TORTO O RAGIONE? IL VERDETTO FINALE E’ TALE E QUALE AL PRECEDENTE!

Avvocato Cudillo

Cambiare tutto per non cambiare niente o Tanto Rumore per Nulla. Potremmo commentare così il debutto di Torto o ragione? Il verdetto finale, se volessimo dilettarci in citazioni letterarie. Usando parole più spicciole, diciamo invece che tutto il clamore creato attorno alla chiusura di Verdetto Finale, la sua trasformazione e il (parziale e risibile) cambio titolo sono stati solo fumo negli occhi.

Torto o ragione? Il verdetto finale: poche le novità

Il “nuovo” programma di Rai 1 condotto da Monica Leofreddi è infatti praticamente lo stesso che Veronica Maya ha portato avanti per anni prima di essere malamente congedata qualche mese fa. Le novità sulla carta ci sono, ma non sembrano così rilevanti: la scenografia è diversa, c’è un nuovo giudice, ci sono i testimoni e la conduttrice ha la possibilità di raggiungere la giuria popolare in camera di consiglio, ma il meccanismo del programma è lo stesso di sempre così come gli avvocati – ripristinata anche Maria Chiara Cudillo, sostituita in corso d’opera a maggio scorso – e il bozzettista.

Torto o ragione? Il verdetto finale: temi pruriginosi e tentativi di sublimarli

La prima puntata, andata in onda oggi, ha voluto poi dare un inizio sprint con un tema delicato e alquanto pruriginoso: una zia omosessuale scoperta dalle nipotine ad amoreggiare con una sua amica mentre faceva loro da babysitter. La causa, che ruotava attorno al diritto di questa zia alla propria privacy – violata dalla cognata che ha raccontato quanto avvenuto a tutti – è stata cavalcata poi da attrici di puntata molto “calde” (o forse in cerca di protagonismo), che hanno sfidato gli avvocati ed alzato i toni come raramente era accaduto finora, facendosi richiamare duramente dal giudice.




8
settembre

PECHINO EXPRESS 3, PRIMA TAPPA: I COREOGRAFI VINCONO LA PRIMA PUNTATA, LE IMMIGRATE SALVATE DALLA BUSTA NERA

Pechino Express 3

Il nuovo viaggio di Pechino Express è iniziato e il primo traguardo è già stato raggiunto: le otto coppie sono partite da Mandalay alla volta di Meiktila riuscendo a guadagnarsi la possibilità di proseguire questo cammino tra luoghi mozzafiato e prove di grande resistenza fisica.

Pechino Express 3, 1^ tappa (non eliminatoria): vincono i Coreografi

Nessuno ha dovuto abbandonare il gioco perchè – come rivelato dalla busta nera – la prima tappa non era eliminatoria. Se lo fosse stata, Mariana Rodriguez e Romina Giamminelli, ovvero le Clandestine, pardòn, le Immigrate di Pechino Express 3 sarebbero già sulla via del ritorno.

Le due concorrenti, definite clandestine dalla Cattivissima Antonella Ventura, sono state nominate e candidate all’eliminazione dai Coreografi che, zitti zitti e senza dare nell’occhio, hanno sbaragliato la concorrenza degli agguerriti Eterosessuali riuscendo a vincere la prima puntata. Una lotta all’ultimo gradino, quella di stasera, che ha visto i concorrenti alle prese con capre difficili da domare e scimmie dispettose che hanno avuto il potere di far saltare loro i nervi molto più della fame e della stanchezza.

Pechino Express 3: Eva Grimaldi in difficoltà (rutto in faccia da una donna del posto)

Il viaggio Ai confini dell’Asia, va detto, è partito a razzo: i poveri concorrenti si sono ritrovati troppo presto da soli in terra straniera e non hanno avuto il tempo di carburare, costretti da subito ad adeguarsi alla nuova realtà. Una vera e propria terapia d’urto che ha già tirato fuori i loro caratteri e fatto intravedere quali sono i punti deboli del gruppo. Su tutti quella che è apparsa più in difficoltà è stata Eva Grimaldi, che ha risentito molto della prostrazione fisica (e del rutto in faccia ricevuto da una donna del posto) e si è trasformata subito in un peso per la sua compagna cougar Roberta Garzia, una vera e propria cougar che invece ha tirato fuori gli attributi e una grande voglia di vincere.

Pechino Express 3: i Fratelli e Costantino sono l’anima della festa


6
settembre

QUARTO GRADO RAFFORZA LA PROPRIA IDENTITA’. NECESSARIE LE DOCU FICTION?

Quarto Grado - Alessandra Viero e Gianluigi Nuzzi

Quarto Grado - Alessandra Viero e Gianluigi Nuzzi

Non è un segreto né, tantomeno, un delitto: Quarto Grado ha fatto tesoro della propria esperienza e ieri sera, al debutto di una nuova stagione, si è presentato al pubblico con una veste rinnovata, perfezionata ed attinta dal proprio spin off estivo. L’analisi del dna televisivo ha confermato tale contaminazione: lo storico corredo genetico del programma non è cambiato e, anzi, ne è risultato potenziato. L’approfondimento di Rete4, condotto per il secondo anno da Gianluigi Nuzzi ed Alessandra Viero, ha infatti integrato alcuni elementi appartenuti a Segreti e Delitti, apportando delle variazioni che hanno rafforzato l’identità del programma. Un antidoto all’effetto déjà vu.

Quarto Grado: lo studio rinnovato

Prima tra le novità, l’ampliamento dello studio. Quest’anno Quarto Grado ha avuto a disposizione due spazi, che hanno meglio distinto – anche visivamente – le componenti di informazione ed approfondimento scientifico. A fronte di un esordio, quello della passata stagione, piuttosto formale, stavolta Gianluigi Nuzzi è apparso sin da subito a suo agio, capace di attribuire il giusto ritmo alla narrazione e al confronto tra gli opinionisti. Degno di nota, il garbo con cui il conduttore ha sostenuto le interviste alla madre di Federica Mangiapelo, la giovane trovata morta nel lago di Bracciano, e a quella della piccola Kicca Loffredo, gettata da un balcone dopo aver subito violenze. Un commovente e rispettoso faccia a faccia con due ergastolane del dolore, irrorato da lacrime e sospiri.

Quarto Grado: le docu fiction

Sul fronte dell’approfondimento, apprezzabile l’apporto puntuale di Alessandra Viero, in tandem con il Generale Luciano Garofano. Tra le novità introdotte ed attinte da Segreti e Delitti, l’unica a lasciarci perplessi è stata la necessità di ricostruire i principali casi di cronaca con docu-fiction che riportano i dialoghi e le gesta dei loro protagonisti. Tale scelta, di indiscutibile impatto televisivo, da una parte incuriosisce il pubblico ma dall’altra rischia di contaminare quello stile giornalistico asciutto e rigoroso che caratterizza il nuovo corso del programma.

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6
settembre

BAKE OFF ITALIA 2, PRIMA PUNTATA: LA VINCENTE INTIMITA’ RISCHIA DI TRASFORMARSI IN NOIA

Bake Off Italia 2 - Prima puntata

Ernst Knam è tornato. E’ ancora lui, per il secondo anno consecutivo, il cuore di Bake Off Italia: sa cos’è il bene e cos’è il male, riesce a far piangere i concorrenti con una sola domanda, sa essere cattivissimo e all’improvviso molto comprensivo, condivide le sue ricette, dà consigli e poi al momento opportuno giudica, decide, consacra e ‘uccide’. Con l’apporto rispettoso e soave di Clelia D’Onofrio e sotto lo sguardo partecipe e buffo di Benedetta Parodi, che, per dirla alla Caressa, ancora una volta resta quasi a bordo campo.

Bake Off Italia 2: meno brio rispetto alla prima

Tornano, insieme a conduttrici e giudici, anche le belle atmosfere che si è avuto modo di apprezzare lo scorso anno, ma la sensazione, dopo la prima puntata, è che il programma ne sia uscito appiattito, sicuramente meno brioso rispetto ad un anno fa. Certo, a dar manforte al programma non c’era l’effetto novità, ma se il citato effetto avesse un peso specifico così importante dovremmo fare le stesse considerazioni per MasterChef. Il motivo, evidentemente, dev’essere rintracciato altrove.

Per esempio, nei concorrenti. Troppi e troppo amatoriali. Uno dei punti di forza del programma, infatti, era l’intimità che la pacatezza dei giudici e della conduttrice erano riusciti ad infondere alla tensostruttura della splendida villa Arconati nella quale il programma è girato. Ma se il numero degli aspiranti vincitori sale da 9 a 16, l’intimità corre il rischio di trasformarsi in noia e il montaggio, punto di forza di programmi del genere, da frenetico rischia di tramutarsi in approssimativo per dar spazio alla valutazione dell’operato di tutti i concorrenti.

Ecco, l’operato. I pasticceri di pasticceria se sanno ben poco. Con la conseguenza che lo stupore e l’interesse per delle creazioni che dovrebbero far venire l’acquolina in bocca al pubblico rischia di svanire.

La fortuna, in questo caso, è duplice: se il primo problema può essere risolto con l’andar delle puntate e la relativa eliminazione dei concorrenti, è altrettanto vero che gli aspiranti pasticceri potrebbero prendere confidenza con la ‘macchina’ e dar (miglior) prova di sè.

Bake Off Italia 2: le foto della prima puntata / 5 settembre 2014

Bake Off 2: Federico vince la prima puntata, eliminato Riccardo


6
settembre

SLANG: GERARDO GRECO CONFEZIONA UN OTTIMO “REALITY” SUL SOGNO AMERICANO

Lidia Bastianich - Slang

Lidia Bastianich - Slang

Tu vuo’ fa l’ americano, ma si’ nato in Italì… Qualcuno, però, quel sogno a stelle e strisce senza tempo l’ha rincorso per davvero, fino in fondo, ed ha deciso di abbandonare il Belpaese alla volta della Grande Mela. Le storie di chi ha gettato il cuore oltre l’ostacolo sono al centro di Slang, il nuovo programma a cura di Gerardo Greco in onda su Rai3 nella seconda serata del venerdì. Pensato come un reportage in quattro puntate, il format intreccia le vicende di alcuni italiani che a New York ce l’hanno fatta a quelle di chi invece ci sta provando.

Slang: le due facce del sogno americano

L’equilibrio e la sintesi tra questi due aspetti, ottenuti attraverso un montaggio di pregevole fattura, sono uno dei punti di forza di Slang. Così, il programma fornisce al telespettatore uno sguardo ad ampio raggio, che parte dalle vicende personali dei protagonisti e spazia poi sulla più ampia realtà americana. E’ la storia di Joanatan Riccardi, 29enne di Pinerolo e aspirante ristoratore, ad aprire la prima puntata. Negli States il giovane ha trovato opportunità ed esperienze lavorative che non gli fanno rimpiangere l’amata Italia. “Là abbiamo ancora una mentalità troppo chiusadice, salvo poi soffermarsi sull’altro lato della medaglia: “qua si basa tutto sui soldi, diventi un po’ troppo materialista, gli amici li conti su una mano“. E’ la New York del business, che ti regala un grande sogno ma ti costringe anche ad estenuanti orari di lavoro.

Slang: il ‘reality’ di Gerardo Greco

Il reportage di Gerardo Greco è una sorta di reality in senso stretto (e positivo): mostra la quotidianità, coi suoi ritmi e il suo pragmatismo, ma anche il profumo di libertà proprio del sogno americano. Il giornalista si aggira per le strade di New York, commenta le vicende con discrezione ma non interloquisce mai direttamente con i protagonisti. L’unico vero dialogo è quello tra le storie stesse. Così, specularmente alle speranze di Joanatan ci sono le testimonianze di Lidia e Joe Bastianich, ormai affermati manager della ristorazione. “Essere italiana è stato il mio successo” assicura la signora Bastianich, donna tuttofare che incarna la vivacità di un sogno americano pienamente realizzato.

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4
settembre

REAZIONE A CATENA: IL SEGRETO… E’ AMADEUS!

Amadeus

Chi parte a settembre fa più rumore di chi è in dirittura d’arrivo. D’altronde è il periodo dei debutti: il piccolo schermo richiama i programmi titolari ed archivia quei pochi che – nel mucchio di repliche – hanno mantenuto accesa la tv anche “sotto l’ombrellone”. Tra quei pochi spicca Reazione a Catena, che da domenica 14 settembre 2014 riconsegna le chiavi del preserale di Rai 1 a L’Eredità. Si sta per chiudere, dunque, l’ottava edizione del game show tenuto a battesimo da Pupo nel 2007, preso in corsa da Pino Insegno nel 2010 e, dal 1° giugno scorso, nelle mani di Amadeus.

L’intesa vincente è il requisito fondamentale richiesto agli aspiranti concorrenti del programma. Ma intesa vincente è stata quella instaurata tra il nuovo conduttore ed il pubblico ‘preserale’ di Rai 1. Non era del tutto scontato, infatti, che – dopo aver abbandonato l’Eredità nel 2006 – il binomio potesse ancora funzionare, anche in considerazione della strategia adottata da Canale 5 che ha piazzato alle 19.00 la soap “ammazza concorrenza”, Il Segreto. Se le prime battute hanno accusato il colpo di Pepa e della sua bella compagnia spagnola, poi è arriva l’ascesa – se vogliamo, inaspettata – con picchi di share che Reazione a Catena faticava a toccare anche quando dall’altra parte non si registravano particolari sussulti.

Otto anni di assenza, dunque, non hanno affatto arrugginito Amadeus, che ancora oggi si dimostra un volto che non dispiace al telespettatore di Rai 1. E la prima rete della tv pubblica dovrebbe continuare ad investire su di lui, proprio lì, tra il pomeriggio e la sera, dove il conduttore di Mezzogiorno in Famiglia sembra starci come un limone tra le cozze: tradizionale e misurato come il target della rete richiede, divertente e scanzonato come vuole il contesto del game show.

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4
settembre

I CESARONI 6: ALLA GARBATELLA SI RITORNA ALLE ORIGINI, E NON E’ UN MALE

I Cesaroni 6 - Nina e Sofia

I Cesaroni sono tornati. Tornati davvero, perchè i nuovi episodi della sesta stagione sono sembrati un vero e proprio ritorno alle origini. A quelle atmosfere che nel 2006 ne accompagnarono il debutto in televisione e che a tratti ieri sera avevano il sapore del déjà vu. Cosa che però non dispiace, vista la deriva narrativa in cui erano finite le avventure della Garbatella nelle ultime stagioni.

I Cesaroni 6: si ripete lo schema della prima stagione

Come recita la sigla – riarrangiata in chiave funky per il sesto capitolo della saga – “in sette si sta bene“. Ed è proprio così, anche se i sette in questione sono in parte cambiati: non ci sono più Lucia, Marco ed Eva ma a dare man forte a Giulio, Rudy, Mimmo e Alice ci sono Augusto, Cesare e Stefania, che abitano tutti insieme nella storica villetta della Garbatella e sono ancora e sempre una grande famiglia, piena di problemi vecchi e nuovi. Più vecchi che nuovi.

Se escludiamo l’arrivo del quarto fratello Cesaroni, Annibale, tutto il resto è davvero già visto… diciamo che si è andati sul sicuro. Abbiamo i fratellastri Rudy ed Alice che si amano di nascosto nella cameretta, come a suo tempo fecero Marco e Eva; abbiamo una mamma con due figlie adolescenti che arriva dal nord nella caotica Roma per ritrovare in Giulio un vecchio amore, e se anni fa questa mamma era Lucia oggi è Sofia (Christiane Filangieri); abbiamo Sofia e la sua amica Annamaria (Debora Villa) che con i loro battibecchi sembrano le Lucia e Stefania dei tempi d’oro, prima che l’una andasse nuovamente via e l’altra venisse abbandonata dal marito Ezio (apostrofato sempre in mille terribili modi… a Max Tortora saranno fischiate le orecchie?).

I Cesaroni 6: convincenti sceneggiatura e nuovo cast

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3
settembre

VELVET: LA PIU’ RIUSCITA TRA LE ULTIME NOVITA’ ARRIVATE DALLA SPAGNA

Velvet

Il 13.46% di share registrato dalla premiere di Velvet su Rai 1 la scorsa settimana non è un risultato eclatante. Ma neanche da buttar via, dopo i vari fallimenti che la tv pubblica e quella commerciale per eccellenza hanno collezionato nel tentativo di bissare il successo de Il Segreto (vedi Legàmi, Tradimenti e Cuore Ribelle). Il fatto poi che questa serie spagnola abbia battuto proprio le puntate inedite de Il Segreto, sguinzagliate su Rete 4 per contrastarla, la dice lunga: non siamo davanti all’ennesimo inutile polpettone.

Velvet: un connubio di tradizione e modernità ben riuscito

Velvet (questa sera alle 21.10 la seconda puntata – qui le anticipazioni) è infatti la migliore tra tutte le serie made in Spain propinate al pubblico italiano dopo l’avvento de Il Segreto. Innanzitutto perchè, pur parlando prevalentemente di una tormentata storia d’amore, non si presenta come una soap straziante e la sola sigla, ironica e quasi in stile Grease, lascia presagire qualcosa di nuovo e più fresco. Tutto il contrario di quello che sta avvenendo per Il Principe, per capirci, che da spy story qual è viene invece “venduta” da Canale 5 come tragedia romantica nella speranza di far battere il cuore dei telespettatori.

Velvet è la storia di un’impresa sul lastrico che deve rialzarsi, di un giovane ricco ma non viziato, innamorato fin da bambino di una dipendente che vuole ad ogni costo sposare. E’ la storia di invidie, gelosie e ricatti e il tutto avviene nel mondo dell’alta moda, il che rende la serie moderna ed attuale, a dispetto dei tradizionali ingredienti triti e ritriti, e degli anni ‘50 in cui è ambientata. Un po’ ciò che è avvenuto a Mediaset con Il Tempo del coraggio e dell’amore, a sua volta ambientata in una sartoria e che, guarda caso, viaggiava su risultati più o meno simili a quelli finora ottenuti da Velvet. Ma se all’esordio la serie di Antena 3 si è saputa difendere, scontrandosi con la Champions League, come andrà adesso con la concorrenza de I Cesaroni 6?

Velvet contro I Cesaroni 6

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