La missione di Viale Mazzini è molto chiara, tagliare le spese e cercare di rimettere in sesto le casse della Rai. Il nuovo presidente Anna Maria Tarantola, che si è recentemente tagliata lo stipendio, e il D.G. Luigi Gubitosi, costretto a rinunciare al contratto a tempo indeterminato (ma non all’ottima remunerazione di 650 mila euro l’anno), hanno già sfoderato le forbici e sono pronti a sfoltire i rami secchi dell’azienda.
Tagli e risparmi su tutti i fronti, compresa l’offerta televisiva in materia di fiction, genere in grado di garantire grandi ascolti, ma allo stesso tempo tra i più costosi per quanto concerne la realizzazione. Per arginare gli enormi costi, seguendo la moda di altre aziende italiane, da alcuni anni anche la Tv di stato ha scelto di trasferire buona parte delle proprie produzioni all’estero, o meglio ancora, trattandosi di fiction realizzate da società esterne, di finanziare serie e miniserie da realizzare interamente o in parte fuori dall’Italia.
Una scelta in parte comprensibile ma che lascia l’amaro in bocca se si pensa alle enormi somme di denaro pubblico che anziché finire nelle mani delle maestranze italiane escono dai confini nazionali. Il Clic (Coordinamento Lavoratori Industria Cineaudiovisivo) attraverso petizioni e manifestazioni sotto il palazzo di Viale Mazzini, da tempo denuncia la situazione, criticando la realizzazione di progetti finanziati dall’ente pubblico (quindi con investimento e relativo rischio d’impresa quasi nulli), che servono solo a trasferire risorse e garantire occupazione estera.