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Franco Di Mare: «Ho un tumore molto cattivo, mi resta poco da vivere. In Rai si sono dileguati tutti»

Il giornalista, ospite questa sera da Fazio, ha raccontato la sua malattia, non nascondendo il suo disappunto per il trattamento riservatogli dai dirigenti Rai precedenti.

Fabio Fabbretti

di Fabio Fabbretti

28/04/2024 - 23:31

Franco Di Mare: «Ho un tumore molto cattivo, mi resta poco da vivere. In Rai si sono dileguati tutti»
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“Temo che vediate traccia di qualcosa, questo tubicino che mi corre sul viso è legato a un respiratore automatico che mi permette di respirare in modo forzato ma mi permette di essere qui. Io mi son preso un mesotelioma, un tumore molto cattivoFranco Di Mare esordisce così a Che Tempo Che Fa, ospite in collegamento di Fabio Fazio, rivelando di essere malato di un tumore raro che colpisce gli organi interni, principalmente a causa dell’esposizione all’amianto.

Si prende perché si respirano particelle di amianto senza rendersene conto (…) Ha un tempo di conservazione lunghissima, può restare in attesa fino a 30 anni e quando si manifesta, ahimè, in genere è troppo tardi

afferma il giornalista, ex volto e direttore Rai, nonché inviato di guerra. È un male che non lascia scampo, come dichiarato dal diretto interessato anche al Corriere:

Mi resta poco da vivere, quanto non lo so (…) Oggi ci si cura e spesso si guarisce. Da questo no. Non se ne va, al massimo lo puoi rallentare, ma resta lì ed è uno dei più cattivi

Ha raccontato che l’essere stato a lungo nei Balcani – “tra proiettili all’uranio impoverito, iper-veloci, iper-distruttivi, capaci di buttare giù un edificio. Ogni esplosione liberava nell’aria infinite particelle di amianto. Ne basta una” – è oggi, di fatto, la sua condanna:

Non potevo saperlo, ma avevo respirato la morte.

Proprio per i lunghi tempi di conservazione delle fibre di amianto, non sa quando lo ha “preso”, dalla sua prima missione nel 1992 all’ultima del 2000. La speranza, però, c’è ed è quella che la ricerca possa un domani trovare la cura:

Con questo non finiscono le speranze, le speranze ci sono ancora, la ricerca va avanti. Voi avete Burioni che qualche settimana fa ospitò un grande della ricerca, Paolo Ascierto, proprio intorno ai temi dell’immunoterapia, che presentò il vaccino per una malattia correlata al cancro. Non è vero che domani non ci siano possibilità, al momento no. Stasera sono qui a festeggiare l’idea che esista una soluzione che ancora non si è scoperta ma che probabilmente verrà scoperta. Non bisogna buttarsi giù, lo dico agli ammalati di questo stesso tumore che ho io, che si può andare avanti con ragionevoli speranze che ci sia una soluzione e che non sia così lontana

spiega Di Mare nella chiacchierata a distanza con Fazio. E’ anche l’occasione per un’amara considerazione sulla Rai; quando hanno appreso della sua malattia, dalla tv di Stato si sono dileguati tutti:

Tutta la Rai, tutti i gruppi dirigenti, non quello attuale, ma quello precedente, quello precedente ancora. Posso capire che esistano delle ragioni di ordine sindacale, legale, ma io chiedevo alla Rai lo stato di servizio che è un mio diritto, i posti in cui sono stato, così potevo provare a chiedere alle associazioni di categoria cosa fare… (per il mesotelioma la comunità scientifica riconosce un nesso di causalità con l’inalazione di fibre di amianto, ndDM). Sono spariti tutti (…) Quello che capisco meno è l’assenza sul piano umano. Persone a cui parlavo dando del tu, perché ero un dirigente Rai, sono sparite, si sono negate al telefono, a me. Come se fossi un questuante. Io davanti a un atteggiamento del genere trovo un solo aggettivo: ripugnante.

Di Mare va avanti come può (vive attaccato ad un respiratore automatico 24 ore su 24), raccontando le guerre fuori e dentro di sé in un libro – “Le parole per dirlo” – che definisce il suo testamento. Ma finché c’è vita non molla:

Non è ancora tardi, non è ancora finita. Come diceva Boškov, la partita finisce quando l’arbitro fischia e il mio arbitro non ha fischiato ancora.

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