Articoli per [berlusconi]

16
aprile

E SE RISERVISSIMO IL PRANZO?

Il Pranzo è Servito @ Davide Maggio .it

Abbiamo avuto modo di parlare tempo fa dello scarso successo che riscuote il mezzogiorno di Canale5 che non è mai riuscito a battere la concorrenza della Rai nonostante i tentativi che si sono succeduti negli anni.

A ben guardare, però, l’ammiraglia del Biscione un successo l’ha prodotto e l’ha trasmesso per ben 10 anni, dal 1982 al 1992.

  • il 13 settembre 1982 la prima puntata
  • 2.481 puntate
  • 2.470 concorrenti
  • 29.772 giri di ruota
  • 37.215 domande formulate
  • 999.240 minuti di programma
  • 5.112.900.000 di lire di premi distribuiti
  • 6.947.000.000 spettatori collezionati nell’arco dei dieci anni
  • Parliamo de Il Pranzo è Servito, format storico condotto da Corrado e, negli ultimi due anni di programmazione, da Claudio Lippi e Davide Mengacci (quest’ultimo lo condusse per un solo mese prima di testare la versione serale, La Cena è Servita).

    Ebbene! C’è chi questo programma vorrebbe riproporlo con un’edizione nuova di zecca.

    Considerando che in questo periodo in televisione oltre a medici, avvocati e forze dell’ordine, a farla da padrona c’è la cucina, ho pensato che potesse essere il momento giusto per dar voce ad un gruppo di fedelissimi del programma che ha addirittura realizzato un sito pieno zeppo di notizie, curiosità e…

    una petizione per dar voce a chi, come loro, vorrebbe che si “servisse nuovamente il pranzo” su Canale5.

    Qualora anche Voi siate dei nostalgici del programma firmatela pure. Vedremo cosa si riuscirà a fare.

    Nel frattempo Vi lascio alla sigla de “Il Pranzo è Servito” e subito dopo ad una scheda dettagliata del programma.

    [Clicca qui]

    “Il Pranzo è Servito” nasce nel 1982, in seguito ai molteplici contatti tra il grande Corrado e il patron della allora giovane Canale 5 Silvio Berlusconi, che in un incontro privato con il presentatore gli fa una proposta: “Sto cercando un presentatore che abbia una buona idea per un programma da lanciare all’ora di pranzo”.
    Inutile dire che quell’idea si rivelò ben presto la carta vincente di Canale 5 per ben 10 anni!
    Corrado condusse la trasmissione fino al 1990 quando per sua volontà cedette lo scettro del suo storico programma ad un giovane Claudio Lippi che lo portò quasi fino alla sua chiusura, lasciandolo per l’ultimo mese di conduzione nelle mani di Davide Mengacci.
    L’ultima puntata è datata 12 Settembre 1992.
    Nel Marzo del 1993 torna a grande richiesta ma lo smalto non è più quello di prima… Tanto è che il 19 Giugno 1993 l’amato programma del mezzogiorno chiude i battenti.
    Durante il mese di Giugno 2006 Canale 5 Plus (digitale terrestre) ripropone le repliche dell’edizione estiva del Pranzo ed. 1992.
    A “Il Pranzo è Servito” prendono parte sempre due concorrenti, e il loro obiettivo finale è di completare un simbolico pranzo, composto da 5 portate tradizionali di un pranzo italiano: un piatto di spaghetti per il primo, un secondo di pollo, un piatto di formaggio, una fetta di dolce, e per finire, la frutta. Ad ognuna di queste portate viene assegnato un valore calorico, utile al gioco, e un valore monetario, per costituire il bottino dei concorrenti. Per aggiudicarsi il diritto di un giro di ruota, i concorrenti sono sottoposti a una serie di prove: le 5 prove al pulsante, la prova pratica e le domande finali. Le prime 5 prove al pulsante sono una serie di indovinelli, giochi di parole, memorizzazione di figure, semplici domande, stima di pesi e prezzi e per rispondervi i concorrenti si devono prenotare con il pulsante oppure dare entrambi una risposta scrivendola su una lavagnetta.
    Dopo le 6 prove, che variano in ogni puntata, c’è la fase delle domande finali, sostanzialmente tre domande che danno al concorrente la possibilità di guadagnarsi fino a 3 giri di ruota per completare il suo “Pranzo”, o quantomeno incrementare la sua raccolta di portate e… conquistare il montepremi finale!




    9
    marzo

    ANNO ZERO: SE NE SCAPPA ANCHE MASTELLA!

    Anno Zero @ Davide Maggio .it

    Avevo parlato già tempo fa della ridicola faziosità di Anno Zero, il nuovo programma del disepurato Michele Santoro, blonde version!

    Se, fino a ieri sera, però, l’obiettivo principale delle accuse del platinato conduttore era la destra italiana ed il Suo principale esponente, adesso le cose s’apprestano a cambiare

    E’ accaduto, infatti, che nella prima puntata del programma dopo la pausa invernale, il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella, abbia abbandonato il programma, tacciandolo di eccessiva faziosità, in seguito ad una battuta del vignettista Vauro che ha rappresentato soltanto il culmine di una serata carica di tensione. 

    Un episodio che rischia di far scagliare contro il fazioso conduttore anche quella parte politica che gli ha permesso di tornare in video dopo quello che è conosciuto (anch’esso con faziosità) come l’ “editto bulgaro” di Berlusconi.

    La cosa singolare è che lo stesso Santoro, probabilmente consapevole di aver davvero superato ogni limite, cerchi di discolparsi lanciando messaggi dalle pagine del sito di Anno Zero : “Riteniamo di essere stati corretti, di aver fatto il nostro mestiere nella maniera più giusta. [...] Abbiamo lavorato come sempre con grande entusiasmo per il servizio pubblico, che è servizio verso il pubblico e non verso i partiti. Siamo tranquilli e andremo avanti cercando di rompere le cattivi abitudini dei talk dove i politici parlano solo tra di loro. [...]

    Il caro Santoro sembra inizi ad avere la coda di paglia, finalmente!

    Michele, come disse Lorena Bobbit, “damoce ‘n taglio”.

    Ecco uno stralcio di quanto è successo. Si parlava di DICO e…


    5
    marzo

    SCOOP DI AMICI : IL PROVINO DELLA CELENTANO

    Alessandra Celentano Respinta @ Davide Maggio .it

    Quest’anno, ormai, Amici s’è trasformato da talent show in teachers’ show. Una battaglia all’ultimo sangue tra allievi e docenti e tra questi ultimi e la conduttrice.

    Con l’unica nota positiva rappresentata dal parziale ritorno della De Filippi alla strenua difesa e al sincero attaccamento a chi le fa portare a casa la pagnotta : i suoi “Amici”!

    Con l’ulteriore conseguenza, però, che a far da capro espiatorio di Maria La Sanguinaria ci sono i professori o quanto meno coloro che, sedendosi al di là della scrivania, assurgono a tale rango.

    Ultimo atto di questa infinita soap opera “Il collo del piede” è stato lo scoop inviato alla Signora Costanzo dai padroni di casa di VerissimoSilvia Toffanin in Berlusconi e il direttore di Chi (l’ha mai letto) Alfonso Signorini.

    M’aspettavo uno scoop più impertinente che potesse avere ad oggetto qualche scandalosa esibizione della Nipote d’Arte ma, purtroppo, s’è trattato solo di un provino di Alessandra Celentano, uno di quei tanti casting archiviati con pignoleria da Gianna Tani e il Suo Staff.

    A grande richiesta, ecco il contributo filmato.





    6
    febbraio

    LA MIGRAZIONE DELLA VENTURA, IL RITORNO DELLA D’URSO e L’ “USCITA” DI SFONDRINI

    Nuovi mormorii e nuove conferme!

    Simona Ventura @ Davide Maggio .it

    • Ne avevo parlato già qui. Adesso arriva finalmente una conferma ufficiale ai mormorii di questo blog. Simona Ventura, in un’intervista pubblicata sul settimanale “Chi” in edicola mercoledi prossimo, dichiara : “Farò la prima serata di Raiuno con Gli inventori ad aprile, Il Musichiere a settembre e, forse, nel 2008 Portobello”. Certo, dunque, l’abbandono de L’Isola dei Famosi, rimane da scoprire chi presenterà il reality di Giorgio Gori. Anche per questo, sono state avanzate delle ipotesi –> qui!

    • Barbara D'Urso , La Fattoria @ Davide Maggio .itSi mormora che sia in preparazione la nuova edizione de “La Fattoria condotta sempre da Barbara D’Urso e che vedrebbe come capo progetto Simona Ercolani, moglie di Fabrizio Rondolino, neo assunto personal press agent di Pier Silvio Berlusconi. Ci sarebbe una novità per la prossima edizione : il reality dovrebbe svolgersi in una finta fazenda realizzata appositamente in quel di Roma. [Fonte Dagospia]

    • Amici di Maria De Filippi logo @ Davide Maggio .itE’ in uscita il 6 marzo un libro dal titolo “A un passo dal sogno” scritto da Luca Zanforlin e Chicco Sfondrini, autori di Amici di Maria De Filippi. Sarà edito da Mondadori e verranno raccontate le vite dei giovani talenti in cerca di successo. [Fonte Dagospia]

    [Segnalato su Libero.it : 64]


    25
    gennaio

    MIMUN SPODESTA ROSSELLA AL TG5

    Clemente Mimun e Silvio Berlusconi @ Davide Maggio .itHo appreso poco fa da DagoSpia che, secondo indiscrezioni, l’ex direttore del TG1, Clemente Mimun, starebbe per appropriarsi della poltrona di Carlo Rossella che assumerebbe, conseguentemente, la direzione delle Fiction di Mediaset.

    E cosi’, sarebbero già due le “migrazioni“ verso il Biscione. 

    Con l’augurio di ridurre i circa 4 punti di share che separano puntualmente il TG5 dal TG1, facciamo, salvo disdette dell’ultimo minuti, un In Bocca al Lupo a Mimun!

    [Segnalato su Libero.it : 59]





    12
    dicembre

    CHE FAZIO…SITA’!

    Che Tempo Che Fa @ Davide Maggio .it

    RaiTre è una rete palesemente di sinistra. E fin qui, per quanto la Radio Televisione Italiana dovrebbe essere assolutamente super partes, diciamo che potrebbe parlarsi, seppur forzatamente, di espressione di un pluralismo che, al pari della terzietà, deve (o dovrebbe) essere garantito.

    Allo stesso tempo RaiTre rappresenta la terza e la minore delle 3 emittenti della TV pubblica.

    Probabilmente se lo stesso “atteggiamento” caratterizzasse la prima rete della RAI non si riuscirebbe a tollerare una situazione di parte qual è quella di RaiTre.

    Ultimamente, però, c’è qualcosa che non va e questo “qualcosa” si chiama “Che Tempo Che Fa“.

    A prescindere da valutazioni strettamente artistiche sul conduttore che, fosse stato per me, dopo la realizzazione della più pietosa edizione della storia del Festival di SanRemo, non gli avrei affidato nemmeno la conduzione dell’oroscopo che segue SottoVoce di Gigi Marzullo, c’è da dire che i conti non tornano.

    L’aver sottolineato, infatti, che RaiTre rappresenta la terza e la minore delle emittenti della TV pubblica non è stato fatto a caso.

    Gli ascolti di un programma (ed in generale di un rete) sono quelli che determinano il budget di cui la rete stessa può disporre per la produzione dei propri programmi. Tra questi costi ci sono, ovviamente, anche quelli che vengono spesi per gli ospiti da invitare nei suddetti programmi.

    E’ una regola abbastanza ovvia e comprensibile che a rete “maggiore” corrisponda ospite di levatura maggiore e a rete minore ospite di levatura minore. 

    In questo caso, guarda un po’, le cose stanno diversamente! Che Tempo Che Fa è diventato un programma in cui Fabio Fazio, in barba alle regole fondamentali dello showbiz, regala ai propri telespettatori ospiti e rivelazioni eccellenti.

    Ospiti e rivelazioni eccellenti destinate ad un pubblico di nicchia qual è quello di RaiTre.

    Non è naturalmente nemmeno un caso che ad essere ospitati con incredibile disponibilità e garbo siano personaggi vicini alla sinistra italiana.

    Riuscire ad ospitare nientepopodimenoche Adriano Celentano ha rappresentato l’elemento di spicco di questa esclation.

    Un corteggiamento durato mesi ma che, alla fine, ha dato i Suoi frutti.

    Come dire : “Lo so che non degni della Tua presenza nemmeno il più prestigioso dei programmi perchè devi mitizzare il Tuo personaggio, ma non puoi non venire ospite in quello che è ormai il tempio della faziosità. Quel programma che rispecchia appieno le Tue ideologie politiche nel quale non puoi non sentirti a casa”.

    Non trascurabile nemmeno l’ultima ospitata da urlo con scoop compreso : il ritorno di Enzo Biagi in RAI.

    Un ritorno in video di cui non sono per niente contento. Assolutamente d’accordo nel riconoscere a Biagi l’eccellenza in campo giornalistico ma a me non piace, anzi mi urta, il modo in cui quest’eccellenza viene “gestita” e portata in video. D’altronde sarebbe stato più saggio, vista la veneranda età di 86 anni, rimanere a casa e lasciar spazio a giornalisti in erba (sono, come saprete, un forte sostenitore dello svecchiamento delle nostre tv). 

    Ma anche in questo caso c’è poco da scandalizzarsi. Il ritorno di Biagi come quello di Santoro & Co è una questione strettamente politica. E al telespettatore tocca accettare passivamente le scelte di una politica televisiva, poco televisiva ma molto politica dove la faziosità partitica ruba la scena alla qualità.

    Ne è un chiarissimo esempio, d’altro canto, una risposta che il giornalista ha dato a Fazio. Alla domanda su quale sarebbe il suo nome in codice se dovesse collaborare con i servizi segreti (riferendosi ai recenti casi di giornalisti che collaborano con i servizi segreti ed ai nomi in codice usati) un affaticato e poco brillante Biagi risponde “COGLIONE”. 

    A questo punto mi sento di appoggiare Luttazzi che in un’intervista pubblicata oggi su Repubblica dichiara di vedere difficile un Suo ritorno sulla TV di Stato e non a caso il quotidiano titola ”Luttazzi non crede alla nuova Rai”. Anche in questo caso non sarei favorevole ad una disepurazione di un personaggio che esordiva in ogni puntata del suo Satirycon con queste testuali parole : “Attenzione! Il programma che sta per andare in onda contiene fellatio, cunnilingus, masturbazione, feci, urina, sadomasochismo, Bruno Vespa e qualsiasi altra cosa la fetida mente di Daniele Luttazzi abbia fermentato in quest’ultimo periodo. Il suo linguaggio esplicito è fatto apposta per turbare gli imbecilli. A tutti gli altri, buon divertimento.”

    Diamine! E’ questione di buongusto! Non solo di politica.

    Mi viene da sorridere pensando alla possibili reazioni che potrebbero scatenarsi se a realizzare un programma come il “meteo di Fazio” (e relativi ospiti) fosse stato Emilio Fede su Rete4. Con un indirizzo politico completamente opposto, sia chiaro! Si griderebbe allo scandalo, si parlerebbe di regime, si parlerebbe di stumentalizzazione delle emittenti di Berlusconi, si tornerebbe a ciò che ha caratterizzato gli ultimi 5 anni della vita politica di questo paese. Si tornerebbe a spargere O D I O!

    Tuttavia ho cercato di chiedermi il perchè. Sapete com’è, forse non è mai accaduto che un programma della terza rete goda di tutti questi apprezzamenti e sia tenuta in così alta considerazione da vertici dell’azienda e dagli stessi personaggi ospitati.

    Escluderei che si tratti di semplice benevolenza nei confronti di un programma “compagno” da parte dei rinnovati vertici RAI.

    Credo che la questione sia ancora più sottile.

    Come saprete, con la proposta di legge Gentiloni, nel 2009 RAI e Mediaset dovrebbero spegnare il segnale terrestre di una emittente per portarla in via definitiva sul digitale.

    Bene! Se da una parte c’è certezza sul fronte Berlusconiano in relazione allo spostamento di Rete4, dall’altra non c’è assolutamente la certezza che ci si aspettava.

    C’è, infatti, chi sostiene che ad essere spostata potrebbe benissimo essere RaiDue e non RaiTre (l’ipotesi più plausibile).

    Chissà per quale motivo!

    Nella situazione attuale, però, uno spostamento sul digitale della seconda rete invece della terza, significherebbe un vero e proprio suicidio (in termini di ascolti e, dunque, di profitti) per la televisione di Stato. 

    La voglia di mantenere in chiaro, per tutti, sul terrestre la rete dagli accenti purpurei è forte. Così forte che si è riusciti addirittura a pensare di preferire per lo spostamento l’ “anonima” RaiDue. Tanto, qualora le cose andassero male, si può sempre aumentare il canone, figuriamoci. Ci sono i telespettatori a pagare!

    Proprio per questo mi viene da pensare che un “rafforzamento” della terza rete possa essere dettato da queste necessità. Garantire ascolti degni di nota a giustificazione di un’eventuale permamenza di quella sembrava la prima destinataria del provvedimento di Gentiloni sul terrestre.

    Qualora così dovesse essere prevedo anche la scusa che sarà fornita agli ignari telespettatori. RaiTre bisognava lasciarla lì dov’era poichè caratteristica saliente dell’emittente è l’informazione regionale che non può venir meno!

    Prima di chiudere, do un’occhiata fuori dalla finestra. Che Tempo Che Fa? Sembra che si stia per abbattare un temporale!

    • UPDATE del 12 dicembre 2006, h. 20.35

    Due precisazioni :

    1. Non mi si venga a dire che il salotto di Fazio sarebbe destinato a divenire il nuovo “centro del confronto politico in TV” se soltanto i politici di destra si degnassero di accettare gli inviti che lo stesso Fazio non tarda ad inviare. Sarebbe come chiedere ad Eva Henger di girare un film porno in un convento sotto l’occhio vigile di una “squadra” di Suore.

    2. Da non trascurare la modifica di palinsesto che il ritorno di Biagi potrebbe comportare. Non è un’ipotesi così remota la sottrazione di una seconda serata a Porta a Porta per cederla all’anziano ed affaticato giornalista.


    13
    novembre

    DOPO LA MONOPOLIZZAZIONE COSTANZIANA, A MEDIASET E’ RICCI A FARLA DA PADRONE…

    … e CULTURA MODERNA va in PRIMA SERATA


    Maurizio Costanzo @ Davide Maggio .itNegli ultimi anni abbiamo assistito ad una graduale monopolizzazione delle emittenti del biscione che ha modificato in maniera significativa il palinsesto delle emittenti di Cologno Monzese.

    Parlo, naturalmente, della penetrazione sempre più profonda di Maurizio Costanzo, Maria De Filippi e la loro Fascino PGT principalmente nelle programmazioni di Canale5.

    Il risultato è stato (vi dirò poi per quale motivo parlo al passato) sotto gli occhi di tutti : si inziava la mattina del lunedi con Tutte le Mattine e si finiva la sera della domenica alle 20 con il termine di quella che è stata e continua ad essere, oggi più di prima, l’icona del trash nostrano. Una settimana televisiva piena zeppa di Costanzo, Signora e il loro staff di fedelissimi.

    Una presenza eccessiva che è riuscita addirittura a spostare il baricentro delle produzioni Mediaset dalla imponente sede di Cologno Monzese a Roma dove Mediaset, avendo un centro di produzione di dimensioni davvero modeste (P.zza SS. Giovanni e Paolo), è “costretta” a prendere in “prestito” studi televisivi in quel di Cinecittà (che, nemmeno a farlo apposta, vede coinvolto in prima linea Maurizio Costanzo).

    Non è finita qui.

    L’ascesa di Lucio Presta a manager di punta per il reperimento di risorse artistiche e l’alleanza stretta da quest’ultimo proprio con Costanzo hanno fatto si che lo spostamento in quel di Roma (assieme all’inarrestabile potere costanziano) si rafforzasse ancor di più. Quasi tutti gli artisti del successore di Lele Mora, infatti, lavorano e risiedono nella capitale (giusto per citarne alcuni, Paolo Bonolis e Paola Perego).

    Sembra però che ci sia quest’anno (e finalmente) un’inversione di rotta.

    L’uscita di scena di MCS dal contenitore domenicale dell’ammiraglia di casa Mediaset ha rappresentato, a mio avviso, il primo di una serie di atti che hanno segnato un dietrofront dell’anchorman più famoso d’Italia quasi desideroso di un ritorno al “vecchio stile” in cui s’occupava di tematiche di scottante attualità senza macchiare e farcire i propri programmi con quel trash del quale, negli ultimi tempi, non riusciva proprio a fare a meno.

    Non solo…

    I risultati poco esaltanti incassati da Mediaset nel periodo di garanzia di questa nuova stagione televisiva hanno fatto si che i pochi programmi di successo realizzati siano stati elevati a esempi di altissima televisione pur non essendolo, in realtà, nemmeno un po’.

    Antonio Ricci @ Davide Maggio .itParlo di Striscia la Notizia, di Cultura Moderna e di Paperissima.

    Sarà un caso, fortuna o sarà bravura, ma tutti e tre i programmi citati fanno capo a colui che s’appresta a divenire il nuovo “gestore” dei palinsesti berlusconiani : Antonio Ricci.

    Vi sono sincero. Il tipo di televisione che fa Antonio Ricci non mi piace. Ci si trova di fronte ad una frivolezza che se può risultare stimolante, gradevole e divertente nella mezz’ora quotidiana di Striscia la Notizia (meritevole, per quanto mi riguarda, dei successi sinora riscossi) rischia di diventare monotona e piatta se propinata per 2 ore e mezza di fila come nel caso di Paperissima.

    Ma la dura legge dell’auditel non fa sconti a nessuno e dà potere a chi porta a casa il maggior numero di telespettatori senza curarsi dei perchè e dei per come quel risultato e’ stato raggiunto.

    E cosi’, in un periodo di magra, gli ascolti di Striscia, Paperissima e Cultura Moderna forniscono ad Antonio Ricci quell’autorevolezza necessaria per poter influire (sulla scia Costanzian-Defilippiana) sui palinsesti delle più grandi tv commerciali italiane.

    Già tempo fa, qualcuno l’aveva definito come Signore delle Marionette ma, a quanto pare, il teatrino (delle marionette) si sta ingrandendo a dismisura.

    C’e’ infatti una novità non trascurabile.

    Cultura Moderna starebbe per approdare alla prima serata!

    Da gennaio, pare che dovremmo imbatterci in una versione prolungata (circa 2 ore) del programma condotto da Teo Mammucari. Dovrebbero essere infatti realizzate alcune puntate che, per alcune settimane, dovrebbero sondare il gradimento del pubblico.

    E’ proprio così disgustosamente inaccettabile mettere in cantiere la produzione di un bel varietà vecchio stile?!?


    25
    settembre

    WHO’S THE BOSS?

    Un tempo era lui…

    Lele Mora e l'accarezzapiedi Francesco Arca @ Davide Maggio .it

    ma adesso costui s’appresta a fare, per fortuna, il sorpasso…

    Lucio Presta @ Davide Maggio .it

    Sbizzarritevi. Ci vuole poco…

    [La soluzione nel pomeriggio]


    AGGIORNAMENTO del 25 settembre 2006, h. 20.05

    E bravo Fo, il personaggio che s’apPRESTA a fare il sorpasso è proprio Lucio Presta, manager dei più importanti artisti nostrani, che sta per strappare il primato al più conosciuto Lele Mora, possessore di una "scuderia" di pseudo vallette, attoruncoli, tronisti & co.

    Del primo c’è ormai una cospicua bibliografia, del secondo, invece, le notizie non sono poi così .

    Vi riporto un’intervista fatta a Lucio Presta da Claudio Sabelli Fioretti, apparsa sul Corriere della Sera il 2 giugno 2005. Probabilmente, leggendola, capire perchè il sottoscritto nutra una simpatia per questo personaggio che si definisce un maggiordomo di alto livello.

    –br[Clicca qui per leggere l'intervista]–

    Se siano stati molti milioni di euro a spingere Paolo Bonolis a lasciare la Rai o una questione di principio, o uno sgarbo, o un futuro più roseo, non lo sapremo mai con certezza e in fondo possiamo anche farcene una ragione. Una sola cosa è certa. Dietro tutto questo c’è un ragazzo di 45 anni, un ex ballerino calabrese dalle idee chiare e dalle maniere decise che ha portato in pochi anni l’artista Bonolis da Bim Bum Bam al gradino più alto della televisione italiana. Sempre rimanendo nell’ombra e lontano dai fari della popolarità. In cambio ha avuto il 15 per cento dei guadagni di Bonolis e si è conquistato la fama di personaggio misterioso e potente.
    Allora, signor Presta, lei è potente? Quanto è potente?
    «Innanzitutto diamoci del tu».
    Allora Lucio, sei potente? Quanto sei potente?
    «Io sono un maggiordomo di alto livello. Sulla mia carta d’identità non posso neanche scrivere “agente”. Il mio mestiere non esiste. La mediazione tra uomini è vietata».
    Sei illegittimo.
    «Siamo stati tacitamente accettati e non veniamo perseguiti. Ma non abbiamo un albo né un sindacato».
    Come si diventa uno come Presta, per quanto illegittimo?
    «Facendo il road manager, cioè la persona alla quale un artista affida la sua vita in tournée. Io ho avuto la fortuna di cominciare subito con artisti importanti».
    Raccontami la tua fortuna.
    «Facevo il ballerino. Avevo deciso di smettere di ballare e siccome ero legatissimo a Franco Miseria e ad Heather Parisi, organizzai per loro, che avevano lasciato il manager Vincenzo Ratti, una piccola tournée in Svezia, Danimarca, Germania. Andò benissimo. Io però mi rendevo conto di essere un dilettante. Allora sono andato a conoscere Vincenzo Ratti, ho convinto Heather a tornare con lui e Vincenzo mi ha preso con sé. Nel giro di due anni ero suo socio al cinquanta per cento. Lui aveva Benigni, D’Angelo, Carmen Russo. Ci univa molto il fatto di avere studiato entrambi dai salesiani».
    Perché dai salesiani?
    «A Cosenza ho fatto fino alle lementari. Ma ero tremendo, una spina nel fianco di mio padre, mi divertivano più le scorribande con gli amici che la scuola. E mio padre mi mise in collegio, a La Spezia».
    Oltre a esasperare tuo padre, che cosa facevi?
    «Giocavo mezzala. Ero magrissimo. 64 chili per 1,84 di altezza. Mi chiamavano “fogliolina”. Sono diventato un energumeno quando ho smesso di ballare e di fumare».
    Il tuo cantante mito?
    «Ero pazzo di Giovanni Calone. Come mia nonna».
    Due fan in tutta Italia per questo Giovanni Calone.
    «Ma che dici? Giovanni Calone, in arte Massimo Ranieri. Amavo Massimino alla follia».
    Insisto. Sei potente?
    «È fortuna. Ho costruito grazie al talento di Bonolis un personaggio che oggi fa tendenza, risultati, qualità. E non è pensabile che i dirigenti non si confrontino con me».
    Vedi?
    «Ma questo non significa avere potere. Se domani qualcuno dicesse: “Guarda che le regole le detto io, altrimenti Bonolis va per citofoni”, il mio potere sarebbe quello dell’associazione dei portieri italiani».
    Ma visto che nessuno lo dice…
    «Ma il potere dov’è? Avevo un programma che stava andando molto bene e la Rai lo chiuse».
    Se parli di Affari tuoi gli accordi erano quelli: chiusura e riapertura più tardi.
    «Visto che il programma andava fortissimo, avevo chiesto di non interromperlo. E invece no, lo hanno chiuso per andare a sperimentare le scimmiotte della Ventura. Così quando poi sono venuti a chiedermi se si poteva ricominciare Affari tuoi in anticipo io ho detto di no, che gli accordi andavano rispettati».
    Oltre che potente sei anche dispettoso.
    «E Music Farm? Amadeus non lo voleva fare. Ma io lo avevo motivato, gli avevo dato coraggio, e lui era stato bravissimo. L’anno dopo lo hanno sostituito con Simona Ventura. E poi ti meravigli se quando hai bisogno ti mando a quel paese?».
    Comunque tu e Lele Mora…
    «Non mi sento collega di Lele, lo dico con rispetto. Siamo due mondi diversi. Lui gestisce molti artisti, serate, feste, esibizioni, ostentazione. Io sono salesiano…».
    Un potente che vive nell’ombra.
    «Vivo tranquillo, non vado per locali, ho una barca molto bella, ma lo sa solo chi ci è salito, vivo da solo, in una casa media, ho i miei libri, le mie abitudini, il mio cane. E mi occupo dei miei figli».
    Anche i tuoi artisti fanno questa vita monacale?
    «Se vogliono lavorare con me, niente discoteche e vernissage».
    Rinunciano a tanti soldi.
    «Non me ne frega niente. Questi signori guadagnano molto più di quanto abbiano mai sognato da bambini».
    Tu quanto prendi?
    «Tra il dodici e il quindici per cento».
    Lele prende il venti.
    «Sono felice per lui. E non ci credo».
    Lele ha un orologio da un miliardo.
    «Io non uso orologi».
    Come fai a sapere l’ora?
    «La chiedo. Però sono un amante degli orologi. Mi basta la gioia immensa di sapere di averli».
    Come Lele. Matti e feticisti tutti e due. L’orologio più costoso?
    «Un Rolex da cinquanta milioni».
    Magalli mi aveva parlato della "clausola Perego". Cioè: se vuoi Bonolis prendi anche la Perego.
    «Magalli è un delinquente. Le battute sono la sua rovina. Ha talento, ma ha una bocca che non dovrebbe appartenere a quel corpo. Io non attacco vagoni ai treni».
    Hai detto: "Preferisco che i miei artisti stiano tutti da una parte".
    «Lo penso ancora».
    Purtroppo adesso hai Bonolis a Mediaset e tutti gli altri in Rai
    «Non sempre le cose riescono e questa è una di quelle volte».
    Perché li preferisci tutti da una parte?
    «Perché occupo un territorio. Ti faccio un esempio pratico. Se un direttore vuole fare a pezzi un mio artista…».
    E perché mai dovrebbe?
    «Perché esistono anche i direttori stronzi e incapaci. Se uno di questi vuole fare a pezzi un mio artista deve pensarci bene perché se lui oggi fa male a me io domani posso fare male a lui. Io voglio che rifletta».
    Robe fra potenti.
    «Legittima difesa. A Paola hanno chiuso la Talpa che aveva addirittura battuto Zelig. Poi la stessa rete che ha chiuso la Talpa ha chiesto a Bonolis di fare quattro puntate serali di un programma. “No grazie, non ci interessa”».
    Il confine tra il potere e la legittima difesa è labile.
    «Quando uno è debole c’è quello forte che lo aiuta. L’importante è che si ricordino che non è il caso di trattarmi male. Non sono uno che vende spazzole».
    Tu sei stato fidanzato con Paola Perego. Conflitto di interessi?
    «Ero e sono durissimo con Paola. Sono molto più dolce con Bonolis».
    Accusano Bonolis di essere volgare.
    «Sfido chiunque a citare una parolaccia di Paolo».
    Non è questione di parolacce.
    «Un doppio senso, qualche volta…».
    Mille doppi sensi. Non dice "porca puttana", però su un "pisello" ci marcia per ore.
    «Ma sempre con molto tatto. E poi subito dopo se ne esce con una citazione alta. È tutto una punteggiatura».
    In conferenza stampa, a Sanremo, ti ha definito "di eleganza morale infinita". Una frase senza senso.
    «Intendeva dire che sono una persona che per principio, per lealtà, per rispetto, ammazza e si fa ammazzare».
    Che cosa c’entri l’eleganza…
    «Quando faccio notare un errore a qualcuno cerco di fare attenzione che la cosa non gli arrivi come uno schiaffo. In questo lui riscontra eleganza».
    Il porto d’armi è eleganza morale?
    «Ho subìto due rapine. Non è eleganza morale: è il miglior deterrente che conosca».
    Hai mai avuto scontri fisici?
    «Da bambino tanti. Da grande una sola volta, contro i tifosi del Pisa. Ne ho prese tante, ma tante. E ne ho date pochine. Ho un difetto pericoloso: non ho paura».
    Non dovresti girare armato.
    «Quando giro armato non litigo neanche se mi infilano un dito nella carne. Ma la cosa cambia se vedo a rischio una vita».
    Sono state scritte molte cose false su di te?
    «Non molte, ma tutte da Concita De Gregorio su Repubblica».
    Vi siete chiariti?
    «Io sono salesiano. Prima mi vendico poi perdono».
    Quale sarà la vendetta?
    «Prima o poi magari darò una notizia che per lei è importante a qualcun altro del suo giornale».
    Hai litigato con Ricci.
    «Crede di essere il dottore della televisione. Invece è la malattia. Per andare dritto alla meta non ti dico che ammazzerebbe i figli ma tutti quelli che ci sono prima sì».
    Hai litigato con Celentano.
    «Adriano, guidato da una mano cattiva, disse che era incredibile che Bonolis prendesse 500 milioni a puntata per venire a condurre un programma in Rai. Ma io ho lavorato per Celentano e so tutto della televisione, chi piglia i soldi, come, quando, dove. Conosco il sistema. E allora dissi: “Tiriamo fuori le carte: noi le nostre e tu le tue”. Non disse più niente. E io continuo ad avere grande stima di lui».
    Hai litigato con Beppe Grillo.
    «Aveva attaccato pubblicamente Benigni coinvolgendo anche me. Gli scrissi una lettera di fuoco di dieci pagine, dove gli ricordavo, tra l’altro, quando andava all’estero per convention, quando con la sua barca, che andava a nafta non a idrogeno, si incagliò in una zona protetta della Sardegna…».
    Dieci pagine di gentilezze, insomma. Poi lo hai perdonato?
    «Certo. Sono un salesiano».
    Un salesiano litigioso. Hai litigato anche con Giorgio Gori, Lucia Annunziata.
    «Io non attacco mai. Proteggo i miei artisti».
    Vale più Bonolis o la Ventura?
    «Bonolis ha il triplo delle chiavi di lettura».
    Parlavo di soldi.
    «Bonolis rende e guadagna almeno tre volte più della Ventura».
    Prenderesti la Ventura?
    «Non farei mai uno sgarbo ad un collega e lei non si sognerebbe mai di venire con me. Ma in via ipotetica la prenderei. Poi mi metterei a tavolino a rivisitare il personaggio. Lei, qualunque programma faccia, è sempre identica».
    Fammi un esempio.
    «Quando presenta è defilata, non è mai centrica rispetto al palcoscenico. È una sua caratteristica molto interessante. Ma a Sanremo non può non essere centrale, la liturgia di Sanremo non lo consente».
    Con chi non sei riuscito a lavorare?
    «Con Valeria Marini. I capricci vanno bene, ma i telefoni bianchi no. Valeria ha cambiato tutti gli agenti su piazza. Se non c’è riuscito Lele Mora, che è il più grande a coccolare, non ci può riuscire nessuno».
    A cosa devi stare attento in Mediaset?
    «Ai potentati. Ricci, Costanzo. L’azienda ha una gestione unica. Ma la quotidianità la gestiscono persone legate a loro. E, se possono, due chiodini te li seminano sotto i piedi».
    Questo è il motivo per cui per andare a Mediaset avevate chiesto la testa di Ricci?
    «Mai chiesta la testa di Ricci».
    Giuri su Bonolis?
    «Giuro su Bonolis. E ti dico di più: se mi avessero dato la testa di Ricci mi sarei ubriacato per la gioia. Ma non l’ho maichiesta. Sarebbe stato un errore madornale. Io preferisco che Ricci ci sia. Sarà più doloroso per lui».
    Avete chiesto di sovrapporvi.
    «No, abbiamo solo chiesto: della fetta di pane ne mangiamo metà lui e metà noi. Ricci doveva scegliere: o avere Bonolis vicino o averlo contro».
    Bonolis non fa che andare di qua e di là. È un voltagabbana?
    «Bonolis fa televisione dove ci sono cose che gli piacciono».
    Allora chi è un voltagabbana?
    «Costanzo odiava il Grande Fratello, oggi vive di Grande Fratello. Però è intelligente. E ha detto: “Ho detto una stronzata”».
    Tu patisci i critici?
    «Ho patito Gualtiero Pierce, di Repubblica. Diceva cose tremende su Paolo, sulla Perego, su Amadeus. Una volta l’ho incontrato e gli ho detto: “Il tuo problema è che vuoi fare la televisione e non te la fanno fare”. Poi è diventato autore in Rai. E mi ha confessato: “Solo tu mi avevi capito”».
    Chi sono i bolliti della televisione?
    «Ti posso dire chi sono quelli che non si sono accorti che la televisione è cambiata. Gli spaesati».
    Tipo?
    «Pippo Baudo. Uno che rappresenta un pezzo di storia della televisione non può giocare a mettersi in mutande per fare aumentare l’audience. Ma Pippo ha dedicato talmente tante energie alla televisione che la confonde con la sua famiglia. Se non va in studio non sa che cosa fare».
    Altri spaesati?
    «Boncompagni. Ottimo regista, ha fatto cose geniali. Ma vive pensando al passato».
    Arbore ti piace?
    «Per niente. È insopportabile. Non vuole mai rischiare nulla e poi critica gli altri».
    Criticò Bonolis e la sua forzata ricerca di parole difficili.
    «È vero. Dopo Sanremo lo ha preso in giro: “Oggi se non coniughi il congiuntivo non sei nessuno”. Ma se c’è chi campa con il congiuntivo come Bonolis, c’è chi campa con il passato come Arbore».
    Hai detto: "Prima di passare alla storia è meglio passare alla cassa".
    È la battuta di un grande autore di giochi, Popi Perani. Io l’ho solo ripetuta e Guia Soncini ci ha scritto un pezzo».
    Tu ne sei convinto?
    «No. Io sono convinto che noi tutti dobbiamo tentare di scrivere la nostra piccola parte di una nostra piccola storia del nostro piccolo mondo».
    Bonolis è al bivio: da una parte si va verso la storia e dall’altra si va verso la cassa. Che consiglio gli dai?
    «Tre anni fa abbiamo fatto la scelta di rinunciare a tanti miliardi Mediaset per venire alla Rai».
    Quindici miliardi Mediaset contro quattro miliardi Rai.
    «E non ho sentito nessun giornalista batterci le mani».
    Stavolta hai fatto il contrario.
    «Le cifre sono chiare a tutti: otto milioni di euro all’anno, per tre anni».
    Per chi voti?
    «Non te lo dico».
    Ho letto che sei di An.
    «Non so neanche cosa significhi An».
    Dicono anche che sei di sinistra.
    «Vuol dire che sono bravo».
    Conosci Berlusconi?
    «L’ho incontrato ad Arcore, per i contratti. Mi preparavo per tre giorni, studiavo la migliore cravatta, il vestito più opportuno. E lui si presentava in tuta».
    Gioco della torre. Mentana o Vespa?
    «Mentana utilizzava il Tg5 per fare la finestra a Striscia».
    Gioco di squadra.
    «Certo, non era un reato, ma rendeva ridicolo il suo Tg. Un giorno gliel’hofatto notare. E lui non l’ha più fatto».
    Gruber o Santoro?
    «La Gruber è troppo impostata. Non respira nemmeno se non ha pensato come fare».
    Bondi o Baget Bozzo?
    «Baget Bozzo. Non è neanche salesiano. È solo un anguillone».
    Buttiglione, Tremaglia o Fisichella?
    «Li obbligherei a scoprire la bellezza di un’avventura gay».
    Veneziani o Socci?
    «Socci è negato per la televisione ora dirige una scuola di giornalismo televisivo».
    Pier Luigi Celli o Gianni Locatelli?
    «Celli è stato il migliore di tutti. Locatelli rappresenta l’epoca dei “professori”, quelli che avevano la puzza al naso. Ci consideravano tutti dei baluba incolti e cretini».
    Cattaneo o Baldassarre?
    «Butto Baldassarre. Poi lo riporto su e lo ributto. Poi lo vado a riprendere e lo butto un’altra volta».
    Hai un ottimo ricordo di lui.
    «Fa parte della categoria dei signorotti di passaggio che si trovano ad occuparsi di cose delle quali non capiscono niente. La sera dell’Ultimo del Paradiso di Benigni, arrivò a spettacolo iniziato. Alla fine si limitò a chiedere a Benigni di andare a fare una ospitata dai frati cappuccini di Assisi».

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