C’è Luca ma non c’è Paolo. E’ un altro Luca però, e la differenza si vede, e pure tanto. Se il Don Abbondio manzoniano non era nato con il cuor di leone il tandem Brignano-Argentero non sembra avere minimamente il graffio da iena. Un ragazzino dal viso pulito e un comico fuori genere buttato nella mischia: i due al debutto non convincono affatto. Le Iene, al suo primo atto, è sicuramente deludente sul piano della conduzione.
Eppure la regia è dinamica, il gioco di coreografie è sperimentale e innovativo rispetto alla lentezza media della programmazione televisiva italiana attuale. Il comico romano sfarfalleggia meglio del previsto ma si porta appresso colpevolmente la macchia di non essere riuscito a strappare più di tre mezzi sorrisi (e di tempo c’è da dire che ne ha avuto parecchio). La diffidenza con cui avevamo accolto il suo ingaggio dopo questa prima epifania è più che confermata. Non ci sono le domeniche d’agosto dei buzziconi romani a Ladispoli da raccontare e tutto svanisce, non è il Costanzo Show del tempo che fu.
Argentero di riflesso rimane timidamente una iena apprendista, una cornicetta alla vera nota positiva della puntata: un gran numero di inchieste che portano a galla vari volti dell’Italia anomala e truffaldina. Farà sicuramente scalpore il servizio sui jeans assassini che butta una grandissima ombra su due marchi italiani: Roberto Cavalli e Dolce e Gabbana.