C’è Luca ma non c’è Paolo. E’ un altro Luca però, e la differenza si vede, e pure tanto. Se il Don Abbondio manzoniano non era nato con il cuor di leone il tandem Brignano-Argentero non sembra avere minimamente il graffio da iena. Un ragazzino dal viso pulito e un comico fuori genere buttato nella mischia: i due al debutto non convincono affatto. Le Iene, al suo primo atto, è sicuramente deludente sul piano della conduzione.
Eppure la regia è dinamica, il gioco di coreografie è sperimentale e innovativo rispetto alla lentezza media della programmazione televisiva italiana attuale. Il comico romano sfarfalleggia meglio del previsto ma si porta appresso colpevolmente la macchia di non essere riuscito a strappare più di tre mezzi sorrisi (e di tempo c’è da dire che ne ha avuto parecchio). La diffidenza con cui avevamo accolto il suo ingaggio dopo questa prima epifania è più che confermata. Non ci sono le domeniche d’agosto dei buzziconi romani a Ladispoli da raccontare e tutto svanisce, non è il Costanzo Show del tempo che fu.
Argentero di riflesso rimane timidamente una iena apprendista, una cornicetta alla vera nota positiva della puntata: un gran numero di inchieste che portano a galla vari volti dell’Italia anomala e truffaldina. Farà sicuramente scalpore il servizio sui jeans assassini che butta una grandissima ombra su due marchi italiani: Roberto Cavalli e Dolce e Gabbana.
Prima insensibili alla campagna di sensibilizzazione contro le lavorazioni che danneggiano la salute degli operai sottopagati nei paesi in via di sviluppo, poi sgarbati dinanzi alla richiesta di chiarimenti. Da una parte le body guard ciclopiche che respingono Matteo Viviani, dall’altro una risposta sfottente di Cavalli che invita a prendersela con Berlusconi. Che c’azzeccava poi Silvio in questo caso saremmo curiosi di capirlo.
Ma sono tantissimi gli spunti dei reporter d’assalto: il monopolio del cocco a Rimini, l’inquinamento dei fondali della Maddalena con un sempre ottimo Pelazza in versione sub, la falsa solidarietà, l’evasione fiscale scandalosa delle gioiellerie (capaci di dichiarare cifre risibili già ad occhio nudo), le furberie di un imprenditore nordico difensore del made in Italy, l’abusivismo edilizio in Calabria, i sessanta cani nell’appartamento e la pagina quasi bonaccortiana di richiesta di adozione per i cuccioli salvati dall’inferno del condominio di città.
Proprio dalle sponde del mare calabro arriva la nota più dolente, la pagina sociologica più buia della serata che mostra un Sud fermo nella convinzione che niente possa cambiare, in quell’idea dell’egoismo latifondistico in cui ognuno pensa alla sua terra, fuori e dentro metafora, con una vera e propria aggressione alle istituzioni, al senso di giustizia e civiltà. Dietro quelle minacce di scagliare le pietre contro le telecamere tutto il dramma di un arroccamento insensato e doloroso.
C’è tempo anche per il gustoso spasso di Elena Di Cioccio che canzona un’Isabella Ferrari francamente retorica e fuori luogo in difesa della sua naturalezza a prova di scomparsa di ombelico, il leggendario gioco dello Sconvolt Quiz, l’irrefrenabile Lucci alla prese con Marrazzo e Ibiza trasgressiva, il revival della Manuelona Arcuri che passa la parolaccia agli uomini della sua vita.
Con due innesti più azzeccati avremmo parlato di programma vario, ricco e riuscito. Stando così le cose ci aspettiamo qualche cambiamento in corsa, almeno nello stile delle due spalle di Ilary Blasi: Luca è bello e balla pure bene ma è sembrato artificiale e in cerca di una sua identità, Enrico troppo ‘popolano’ per il brand di Parenti…e forse qui c’è poco da fare.
1. Divino ha scritto:
6 ottobre 2011 alle 01:20