Agorà fa pagare l’extra. All’interno del programma d’attualità di Rai3, oggi al suo debutto stagionale, è stato inserito uno spazio aggiuntivo di cui, per il momento, non siamo riusciti a cogliere l’utilità. Agorà Extra – questo il titolo del nuovo segmento – non ha infatti fornito elementi inediti tali da differenziarsi dal precedente talk di Luisella Costamagna. Al contrario, è apparso come un riempitivo ancora fuori fuoco.
Recensioni
Piatto Ricco, ma non troppo
I programmi di cucina si somigliano tutti, c’è poco da fare. Con la presenza di qualche concorrente, un giudice e magari uno chef a condurre, farai fatica a distinguerli, perdendoti nel mucchio. Ma a TV8 si sono messi d’impegno per confondere le idee e senza neanche copiare qualcun altro, bensì se stessi: guardi la nuova avventura televisiva di Alessandro Borghese, Piatto Ricco, e ti domandi se per caso non stai seguendo Cuochi d’Italia (già spremuto di suo a sufficienza).
La ‘vita da copertina’ di Elisabetta Canalis
Perchè si è deciso di cambiare nuovamente volto a Vite da Copertina? Non chiedetelo ai precedenti conduttori, come Alda D’Eusanio e Giovanni Ciacci, che in queste ore stanno tuonando contro la new entry Elisabetta Canalis, rea di aver espresso la volontà di dare la sua impronta al programma. Ma il commento velenoso che l’ex Detto Fatto ha rilasciato a Nuovo TV, in realtà, spiega suo malgrado tutto: “Lei di copertine ne ha avute tante, di vita da copertina ne ha fatta molta“. E tanto basta.
D. Time è «too much»: Rai1 fa il santino a Lady Diana
Più che un documentario, una monografia agiografica. “D. Time – Il tempo di Lady D.“, la coproduzione internazionale realizzata da Rai Documentari e proposta ieri da Rai1, ha ricordato la «principessa del popolo» incoronandola post mortem con attributi unicamente positivi. Al punto da farne quasi un santino lontano dalla polifonica realtà o comunque distaccato da essa.
Only Murders in the Building: indagini e sorrisi con Steve Martin e Selena Gomez
Un tempo era il padre delle sposa, e in fondo lo sarà per sempre, ma Steve Martin da oggi è anche Charles, ex star televisiva che, dopo aver interpretato un crime, è rimasto legato al genere e non può fare a meno di indagare, interessandosi a crimini e delitti. Insieme a lui altri due personaggi ossessionati dai polizieschi, il regista Oliver (Martin Short) e la giovane Mabel (Selena Gomez), che vivono nel suo stesso palazzo e con i quali crea un’improbabile squadra investigativa nella nuova serie Disney + (catalogo Star) Only Murders in the Building.
Heels: nè buoni nè cattivi, è solo un’illusione. Stephen Amell è l’anti-eroe del wrestling nella nuova serie di Starz
Le bugie del mondo del wrestling per raccontare le verità della vita. Heels è la nuova serie di StarzPlay (dal 15 agosto con una puntata a settimana) ambientata tra i ring, con protagonisti Stephen Amell e Alexander Ludwig. Una narrazione, per certi versi cruda, che analizza gli stati d’animo e le paure dei personaggi al centro della scena e che dà il via a diversi intrecci drammatici nell’”America country“.
Cruel Summer: due verità a confronto per un racconto avvincente in ‘tre tempi’
Una storia con due punti di vista diametralmente opposti. E’ questa l’idea di base di Cruel Summer, la serie tv americana, in onda Oltreoceano su Freeform, arrivata su Amazon Prime Video lo scorso 6 agosto. 10 episodi che vedono contrapposte le giovani Kate Wallis (Olivia Holt) e Jeanette Turner (Chiara Aurelia) per dare vita ad una storia dove i telespettatori non sono in grado di capire chi è la bugiarda. Un thriller avvincente, per certi versi drammatico, non semplice da seguire perché ambientato in tre archi temporali differenti.
My Unorthodox Life: un racconto ‘poco ortodosso’ che è molto più di ciò che sembra
L’interesse per gli ebrei ortodossi e per la loro comunità, caratterizzata da regole ferree, arcaiche e lontane anni luce da quelle a cui il pubblico è abituato, cresce sempre di più. In particolare quello di Netflix, che dopo Shtisel e Unorthodox ha lanciato di recente la docuserie My Unorthodox Life: racconta la vita quotidiana di Julia Haart, oggi CEO di Elite World Group, che, prima di conoscere il lusso sfrenato di Manhattan, era un’ebrea ortodossa. Fino a 8 anni fa viveva “prigioniera” a Monsey di una realtà che le impediva di scegliere chi amare, cantare in pubblico, mostrare i capelli o indossare i pantaloni.