Pare che Gigi D’Alessio arrivi al cuore delle persone, pare che abbia fatto innamorare tante coppie e che agisca soprattutto su una certa fascia della popolazione. Allora perchè non affidargli uno show su Raiuno, questa l’intuizione tanta giusta a livello auditel, quanto azzardata a livello artistico-qualitativo, del settimo piano di Viale Mazzini. Si, perchè “Giggi”, cantore di memorabili ritonelli come “già dall’alba che verrà devo tradirti amica libertà” o “sei la frase che ho scritto di notte sui muri degli attimi”, non è nè Claudio Baglioni, nè Gianni Morandi e nè tanto meno Fiorello ed un one man show che lo avesse visto protagonista avrebbe corso il rischio di essere monco. E a poche ore dal debutto possiamo dire che così è stato o quasi. D’altronde le premesse rappresentate dai promo stile Televomero erano tutt’altro che beneauguranti.
Non possiamo esimerci dal render conto di alcuni limiti di Gigi Questo sono Io. In primis, il conduttore non conduce, al massimo racconta frettolosamente e in malo modo qualche aneddoto, senza peraltro esser affiancato da una co-conduttrice che potesse fungere da valida spalla e che avesse potuto fare da contraltare all’italiano incespicante del padrone di casa. L’unica presenza fissa dello show, accanto a quella del cantante, è quella di un comico di Colorado, risultato, per giunta, un tantino maleducato. Ciò ha inevitabilmente portato ad una carrellata di canzoni e duetti, più o meno riusciuti, con il variegato, forse troppo, parterre di ospiti (da Don Backy a Noemi). Baglioni, Biondi, Dalla e co hanno consentito, però, a D’Alessio di scampare il pericolo (in agguato) di tramutare lo show in una sagra paesana. Atmosfere paesane che ogni tanto cercavano di emergere grazie a battute del tipo: “Lucio (Dalla) precludevi i tempi, hai scritto Attenti al Pupo”, con uno spessore tale da far apparire originali le interviste della Clerici in quel di Sanremo.
A fare da cornice alla melassa musicale una scenografia degna di una sala per cerimonie di Fuorigrotta che poco si addice al gran varietà Ballandi ma che, in compenso, ha fatto pendant con le figuranti vestite da rustiche ragazze immagine. E dire che D’Alessio aveva elogiato proprio la configurazione dello studio.