L’Isola che non c’è. Il titolo della canzone di Edoardo Bennato sembra, ahinoi, descrivere perfettamente la settima edizione dell’Isola dei Famosi. Già, perché nonostante l’entusiasmo – incomprensibile ai più – di chi è stato pronto a marchiare a fuoco l’Isola numero 7 come un successo, i telespettatori che (non) hanno seguito il reality cult di Raidue sono rimasti delusi dalle (mancate) gesta dei naufraghi di Raidue.
Ancor prima delle gesta, in realtà, è venuto meno l’ingrediente principale: i famosi. Non a caso, a contendersi la vittoria finale c’erano un nip (l’ingegnere torinese Luca Rossetto), un vip oltreoceano (Domenico Nesci) e due “figli di” (Guenda Goria, figlia di Amedeo e Maria Teresa Ruta, e Daniele Battaglia, terzogenito di Dodi). Un’Isola, insomma, di aspiranti lavoratori dello spettacolo e non un concentrato di star consolidate come tradizione vorrebbe. Un ufficio di collocamento – in sostanza – per futuri protagonisti dello showbiz.
Ad aprire il nuovo filone era stato – manco a farlo apposta – l’altro “figlio di Pooh” Francesco Facchinetti, ora divenuto volto della seconda rete di Mamma RAI. E chiamatela fatalità, ma a distanza di pochi anni è proprio l’amico fraterno Daniele Battaglia a conquistare il gradino più alto del podio nell’edizione appena conclusasi. Un’occasione – come ha avuto modo di dichiarare lo stesso Daniele, subito dopo l’incoronazione – per scrollarsi finalmente di dosso la fastidiosa etichetta di “fratello sfigato di Francesco Facchinetti”.