Enrico Bertolino
Enrico Bertolino sa come come riderci sopra senza perdere l’aplomb. L’aspetto più sorprendente della sua comicità, infatti, è proprio quello di riuscire ad affrontare con ironia anche gli argomenti più impegnativi, come la politica ed i suoi meccanismi. O come questa intervista, per dire. Da fine febbraio, il conduttore e cabarettista milanese è tornato in seconda serata su Rai3 alla guida di Glob Porcellum, programma dedicato all’attualità e al mondo della comunicazione, in onda il martedì e il mercoledì. Ad esso si aggiunge poi la puntata di Glob del venerdì, più ispirata dalla comicità. Questa sera, ad esempio, Bertolino ospiterà Ale e Franz, che parleranno di crisi, ricchezza e valori…
Enrico, ma nella situazione odierna ci sono ancora spunti per leggere l’attualità con un sorriso?
Gli spunti è necessario trovarli, perché altrimenti ci viene una sorta di depressione generale che non aiuta e che, anzi, rischia di generare delle conflittualità. Lo riscontro anche sui social network, dove ormai fare una battuta su un politico viene ritenuto fuori luogo e ti attira delle critiche. Io invece trovo più fuori luogo il cercare di fingere serietà davanti ad un Paese che negli ultimi vent’anni non è mai stato serio. Il fatto che oggi un comico sia diventato l’interlocutore privilegiato, ad esempio, è roba da film…
Ogni riferimento è puramente casuale… (sorridiamo, ndDM)
Beh, l’incontro tra Grillo e Obama non lo vedo così facile, e forse il Presidente Usa non sa nemmeno chi sia Bersani. Allo stesso modo trovavo imbarazzante vedere Berlusconi accanto ad Obama. Con Monti, invece, era come mandare un esecutore fallimentare… Prima la comicità era fuori dalla politica, poi quest’ultima ha fatto un’invasione di campo, e infine i comici si sono ribellati diventando a loro volta politici. Ma dovevamo aspettarcelo: ormai i politici stanno più nei talk televisivi che in Parlamento.
A Glob coniugate temi policiti ed ironia: cosa cerca il vostro pubblico?
Secondo me il pubblico si aspetta di sorridere, magari anche con un retrogusto amaro, per sdrammatizzare l’attualità. Noi, ad esempio, abbiamo ospitato degli editoriali molto diretti di Curzio Maltese. Anche se è rischioso, preferiamo dare spazio ad una diversa forma di confronto, piuttosto che dedicarci solo ad un talk accusatorio come accade nelle nuove gogne mediatiche, tipo Piazza Pulita e Servizio Pubblico.
In che senso parli di “gogne” mediatiche?