C’è ancora domani è il fenomeno cinematografico di inizio stagione. Con l’esordio alla regia, che la vede impegnata anche in qualità di attrice, Paola Cortellesi ha superato oltre 10 milioni di euro al botteghino. E non parliamo della solita commedia all’italiana bensì di un film in bianco e nero che vuole dare voce alle donne maltrattate. Per lei si tratta dell’ennesimo successo al cinema.
Editoriali
Su Rai2 si gioca e si perde. Il canale sprofonda all’ottavo posto in prima serata
Ci risiamo. Nuova stagione, vecchi problemi si ripresentano per Rai2. La scorsa settimana il canale, per la prima volta, è scivolato all’ottavo posto nella classifica delle reti più seguite nella fascia di prima serata 20.30-22.30. Rai2 è stato battuto anche dal Nove, galvanizzato dall’arrivo di Che Tempo Che Fa: 774.000 spettatori (3.9%) contro 809.000 spettatori (4%).
Che Tempo Che Fa, non è solo una questione di tasti
Non è una semplice questione di numero. A leggere alcune cose o a sentire determinate dichiarazioni, sembra che il nodo nel passaggio di Che Tempo Che Fa da Rai3 al Nove stia nell’inculcare nel telespettatore un nuovo tasto del telecomando, il 9 anzichè il 3. O meglio, quello dell’abitudine, è un aspetto fondamentale ma non sarà l’unico a determinare l’accoglienza della platea nei confronti della nuova edizione del talk. Vi spieghiamo sinteticamente il perchè.
Il ‘rivoluzionario’ inizio della prima serata di Canale 5 alle 21.25
Ci sono Myrta Merlino, il rinnovamento del Grande Fratello ma la nuova Canale 5 passa anche per la decisione di anticipare l’orario di inizio della prima serata. Quando Antonio Ricci ha annunciato la chiusura della nuova edizione di Striscia la Notizia alle 21.25 non tutti ci credevano e invece è proprio quello che sta accadendo. Per Canale 5 – e non solo – si tratta di una vera e propria rivoluzione dopo anni in cui si era andati decisamente troppo avanti portando i programmi di prima serata ad avere molto più spazio in seconda che nella fascia di massimo ascolto.
Paramount+: un mostro a due teste
A che punto siamo. Paramount+ ha compiuto un anno in Italia. Se il lasso di tempo è quello adatto per un bilancio, risulta comunque difficile stilarne uno. Da un lato l’assenza di dati su visualizzazioni e abbonamenti, dall’altro l’evidenza empirica non aiutano. La piattaforma streaming ha mosso i suoi primi passi in maniera quasi impercettibile e solo nelle ultime settimane, con l’uscita di Vita da Carlo 2, sembra si stia muovendo qualcosa. Eppure il gruppo Paramount, ex Viacom, in Italia aveva dalla sua proprio la forza di creare discussione intorno ai suoi programmi, seppur seguiti da un pubblico di nicchia (un esempio è Riccanza).
E’ giusto che i ruoli italiani siano affidati agli stranieri?
Pierfrancesco Favino ha lanciato l’allarme. Dal Festival del Cinema di Venezia, l’attore ha tuonato contro Ferrari e gli altri film in cui personaggi italiani vengono interpretati da attori americani. “Se un cubano non può fare un messicano perché un americano può fare un italiano?” ha tuonato parlando di tema di appropriazione culturale.
Il ruolo chiave dell’intrattenimento nel nuovo scenario TV
Quando nel 2011 Sky ha deciso di scendere in campo prepotentemente con l’intrattenimento puntando su X Factor stava accadendo qualcosa di nuovo, a tratti impensabile prima di allora. Non mancarono gli scettici e persino Piersilvio Berlusconi si sbilanciò parlando di raschiamento del fondo del barile. Eppure Zappia e Scrosati, all’epoca a capo della pay tv, hanno avuto ragione. Quell’operazione ha permesso a Sky di fare un salto. Sì prima era la casa del calcio ma non era così nell’immaginario.