Se da anni la generalista è sotto il fuoco incrociato per la scarsa capacità di innovarsi, altrove, fronte Sky, non sembra andare meglio. Anzi, peggio: suona come un’aggravante, infatti, la natura pay della piattaforma che la porta ad essere meno legata agli ascolti, considerati sic et simpliciter.
Editoriali
Italia1 è dappertutto tranne che su Italia1
Italia1 lascia, Tv8 e Nove raddoppiano. Ad accomunare le nuove generaliste gli ascolti, ben oltre la media di rete, ottenuti sulla scia di produzioni nate sulla rete giovane di Cologno. Se sul Nove furoreggia Only Fun che altro non è che un Colorado riveduto e corretto (lunedì scorso al 3.9% con 715.000 spettatori), su Tv8 si è rivelato ottimo il debutto dell’ambizioso Gialappa Show (5.1% con 907.000 spettatori).
Vedi Conti, dici spin-off. Ma così è troppo
Battere il ferro finché è caldo è una pratica di cui in tv si abusa spesso con una certa insistenza, ma nel caso di Carlo Conti si è andati forse oltre. In questa stagione 2022/2023 arrivata ormai alle battute finali, il conduttore toscano è di fatto in onda nella prima serata di Rai 1 da sempre, per giunta – e questo è il vero “fattaccio” – con due soli programmi dai quali sono stati ricavati spin-off a volontà.
Rai2: cambiare tutto per non cambiare niente?
Alla presentazione dei palinsesti, il management aveva cantato il Requiem annunciando grandi rivoluzioni che avrebbero dovuto rianimare un cadavere. Toni talmente allarmistici che ci sono sembrati da subito eccessivi e che forse erano finalizzati a mettere le mani avanti, in caso di fallimenti, o a prendersi più meriti del dovuto, in caso di successo. Ma cos’è accaduto in questa stagione che ormai volge al termine? Ebbene, 10 mesi, proclama e investimenti dopo, la situazione, dal punto di vista degli ascolti non è granché cambiata. La nuova Rai2 si è attestata sui livelli di quella vecchia, con – va detto – la performance migliore registrata proprio nell’ultimo mese auditel di marzo.
Caro Pier Silvio, basta con il reality delle scuse!
Caro Pier Silvio,
questa settimana hai deciso di intervenire direttamente su uno degli show di punta delle tue reti, quasi a dissociarti per i contenuti dati in pasto al pubblico, chiedendo ai concorrenti una sterzata netta per rispetto nei confronti degli spettatori. Lodevole, senz’altro. Ma ridondante. E il problema, a parere di chi scrive, sta tutto in questa ridondanza che inizia ad avere il sapore delle lacrime del coccodrillo.
Sanremo, il monologo intriso di vittimismo e autocelebrazione di diavolina87 sul palco più prestigioso della tv
L’imperante monologhismo, già difficilmente comprensibile, è diventato indigesto. Ci voleva Chiara Ferragni per raggiungere il punto più basso di cui la televisione italiana abbia memoria. Certo, mancano ancora quattro puntate ma, almeno, c’è una flebile speranza, non foss’altro che per la presenza di una mente brillante come quella della Fagnani, prevista per questa sera. E invece, nella premiere di Sanremo 2023, ci tocca il monologo di una “bimbaminkia69″ qualsiasi, un “manuale” perfetto per l’adolescente ormonoso/a che attende con ansia la prossima “rivista teen del kuore”.
Il vero reality è su Tik Tok. La TV ha dimenticato la realtà
“Vipponi… Basta!“. In una puntata qualunque del Grande Fratello Vip troverete Alfonso Signorini che rimprovera i ragazzi perchè continuano le discussioni, mangiano o sono fuori a fumare mentre il programma è in ritardo con la scaletta. Un microscopico esempio che squarcia un velo su cosa sia davvero diventato oggi il reality show. Lo show ha preso il sopravvento: in un reality puro lo studio asseconderebbe la casa e anzi favorirebbe l’innesco di dinamiche spontanee non preordinate.
La Rai punta ai giovani e alla qualità ma fa morire la Rai4 cult
La Rai deve intercettare i giovani. E’ quello che a Viale Mazzini ogni direttore ripete spingendo talvolta a delle scelte drastiche in nome dell’ardito obiettivo. Così Rai1 preferisce The Band a Ora o Mai Più (inspiegabilmente ritenuto più giovane) e Rai2, di tanto in tanto, se ne esce con programmi che di giovane hanno solo il lato cringe. Il paradosso è però che quando si hanno i giovani (e giovani adulti), o comunque una programmazione diversa dal solito, si cambia rotta per percorrere binari più tradizionali e comodi dal punto di vista auditel. E’ il caso di Rai4.