L’imperante monologhismo, già difficilmente comprensibile, è diventato indigesto. Ci voleva Chiara Ferragni per raggiungere il punto più basso di cui la televisione italiana abbia memoria. Certo, mancano ancora quattro puntate ma, almeno, c’è una flebile speranza, non foss’altro che per la presenza di una mente brillante come quella della Fagnani, prevista per questa sera. E invece, nella premiere di Sanremo 2023, ci tocca il monologo di una “bimbaminkia69″ qualsiasi, un “manuale” perfetto per l’adolescente ormonoso/a che attende con ansia la prossima “rivista teen del kuore”.
Un soliloquio di rara povertà lessicale, intriso di vittimismo, che sembra avere come obiettivo il raggiungimento del consenso universale. Una lettera indirizzata a se stessa, egoriferita e autocelebrativa, con la quale rendere note al pubblico le avversità con le quali una giovane del Nord Italia, bella, di buona famiglia, in perfetta forma, etero cisgender, è dovuta (e si deve) scontrare nella sua mirabolante ascesa imprenditoriale, nata da ‘diavolina87′ su Netlog e culminata in un profilo da quasi 30 milioni di follower su Instagram.
Una carriera, stando alla letterina a se stessa, ostacolata da haters e violenze psicologiche ed economiche. Stupisce, però, che una portatrice sana di amore e gentilezza non abbia perso occasione per lanciare una frecciata a chi (ed era ai più ben identificabile) avrebbe provato a intestarsi i suoi successi, mettendo inconsciamente in piedi proprio quel criticato meccanismo d’odio che impera sui social, incurante delle conseguenze delle shitstorm che possono creare quasi 30 milioni di follower.
Nel suo caso, però, haters e violenze non devono essere state così determinanti: 35enne, famosa, intoccabile e milionaria. Una vita davvero difficile.
La verità è che sembra diventato popolare intestarsi battaglie da cui si è, o quanto meno si appare, culturalmente distantissimi con l’unico obiettivo di ottenere facili e larghissimi consensi.
1. Paolo ha scritto:
8 febbraio 2023 alle 13:37