Luna Park, nuova serie originale di Netflix, non si fa mancare niente: nelle sei puntate della prima stagione ci sono mistero, segreti, storie d’amore, omicidi, drammi familiari, racconti di guerra, spionaggio, ricongiungimenti, un po’ di occulto e anche un pizzico di commedia. Troppo “generico” per il pubblico dello streaming, che l’ha accolto con scarso interesse, anche se il minestrone non è un mappazzone. In tale abbondanza c’è solo una cosa che manca: un finale, dal momento che la storia si interrompe fastidiosamente all’apice. Lasciando aperta la porta ad una seconda stagione.
Recensioni
Quelli che il lunedì… cercano una nuova identità
Quelli che… non sanno ancora con esattezza dove andare a parare. E così, realizzano uno show fatto di gag ironiche, momenti musicali, imitazioni, notizie sportive, cenni all’attualità. Ma senza un filo conduttore ben distinto. Quelli che… devono approdare in prime time con un format nuovo, ma senza tradire lo spirito di uno storico titolo televisivo: impresa impegnativa, sì. Luca e Paolo con Mia Ceran ci hanno provato ieri sera, non senza qualche difficoltà di adattamento.
Citofonare Rai2: nella casa di Ventura e Perego c’è da mettere ordine
Citofonare Rai2 ha il sapore del già visto. Per il loro debutto Paola Perego e Simona Ventura attingono dal repertorio fine anni 90 lasciando poco spazio a commistioni col nuovo. Così la novità più grande rimane quella della conduzione di coppia con due signore della tv insieme, consapevoli che in questo specifico momento della loro carriera l’unione fa la forza.
I Bastardi di Pizzofalcone 3: Massimiliano Gallo superstar
In una tv veloce, quasi estemporanea, in cui la notorietà spesso arriva per un TikTok indovinato o per la partecipazione ad un reality, la gavetta esiste ancora. Quella vera, quella che in pochi ancora si sobbarcano, ma che qualche volta riesce a dare grandi soddisfazioni. E’ il caso di Massimiliano Gallo, classe 1968, attore di cinema e teatro che si è avvicinato pian piano alla serialità nostrana, prima con ruoli minori e via via con personaggi più intensi: il suo percorso culminerà con la fiction Vincenzo Malinconico, Avvocato, di cui sarà protagonista assoluto su Rai 1, ma una spinta fondamentale l’hanno data I Bastardi di Pizzofalcone, in cui interpreta il commissario Luigi Palma.
Fino all’Ultimo Battito: Marco Bocci salvi tutti
A volte Rai 1 torna indietro, mettendo da parte le storie moderne e dinamiche per rispolverare l’antico melò, che più melò non si potrebbe: drammi, coincidenze impossibili, scelte strazianti, lacrime a profusione e un eroe sfortunato, provato, che fa un sacco di errori ma per il quale si fa il tifo. Di recente qualcosa del genere si era visto in Vite in Fuga, con quel suo racconto forzato e a tratti fantascientifico, ma Fino all’Ultimo Battito è l’esempio lampante di feuilleton piacevole da vedere, ma troppo esagerato per essere credibile.
L’Ispettore Coliandro: ma come fa?
E’ un cult del piccolo schermo, con un suo pubblico di affezionati che da quindici anni lo sostiene e galvanizza. E’ una fiction diversa dalle altre, talmente tanto che spesso delle proprie “colleghe” può sembrare la caricatura. Con un personaggio principale nato in libreria e sopravvissuto sul piccolo schermo ad anni di vuoto e di attesa tra le prime quattro e le altre stagioni. E’ un caso da studiare, perchè L’Ispettore Coliandro è la negazione di qualunque costrutto narrativo seriale, l’opposto di ciò che il buon senso televisivo suggerirebbe, ma funziona così.
Morgane, detective geniale e motivazionale
Morgane, la nuova “detective geniale” di Rai 1 ha stregato il pubblico, che l’ha accolta con il 20.6% di share, calato appena al 19.7% nella seconda puntata. Un successo inatteso, trattandosi di una serie d’importazione e nemmeno di quelle toste e americane alle quali gli italiani sono ormai abituati. No: Morgane è una produzione francese, con quell’affettazione nella mimica e nella gestualità che a volte trascina indietro nel tempo e fa ricordare i Primi Baci anni ‘90 su Italia 1. Ma è d’impatto, originale, diversa dalle altre e per questo il successo se lo merita tutto.
Squid Game: dalla Corea una serie Netflix in cui si muore (male) con i giochi d’infanzia
Quando si pensa di aver già visto quanto di più crudele e spietato ci possa essere, ecco che il mondo delle serie tv alza l’asticella, e lo fa colpendo i punti deboli, i nervi scoperti, giocando con l’innocenza che è in ognuno di noi e che è lì, pronta a ritorcersi contro. E’ Netflix a sconvolgere lo spettatore, con la sorprendente serie sudcoreana in nove episodi, e con i soli sottotitoli in italiano, Squid Game.