Ogni giorno racconta in tv l’attualità e la politica italiana, dando voce al Paese reale e alle sue istanze. Ma in fondo, Gerardo Greco, si sente americano. Per dodici anni ha infatti vissuto negli Stati Uniti come corrispondente del Tg2: un’esperienza che lo ha profondamente formato. Ora conduce Agorà su Rai3 (dal lunedì al venerdì alle ore 8.00) al posto di Andrea Vianello, il quale è diventato direttore della terza rete…
Gerardo, come sta andando questa tua nuova sfida?
A parte il fuso orario americano, di cui ancora risento, molto bene. Siamo riusciti a mantenere una continuità con gli ultimi due anni di Agorà ed anche gli ascolti sono positivi: il pubblico ci sta premiando. Il mio rientro da New York è stata un’idea di Andrea Vianello, nella prospettiva di portare un po’ di narrativa americana nel racconto della politica italiana.
Perché hai deciso di tornare in Italia proprio ora, dopo anni di corrispondenza all’estero?
Sono arrivato a New York nel 2001 e lì ho vissuto per molti anni. Poi per questioni di lavoro mia moglie si è trasferita a Roma con mio figlio, ed io negli ultimi due anni ho cercato di avvicinarmi all’Italia: inizialmente ho condotto UnoMattina Estate, poi ho accolto l’opportunità di raccontare il Paese con Agorà.
Quanto senti il peso dell’eredità ricevuta da Vianello?
Il passaggio di consegne è stato pensato con attenzione ma sento comunque il peso di subentrare ad Andrea, che ha inventato la trasmissione e le ha impresso uno stile. Per dodici anni ho vissuto negli States, quindi credo di aver portato nel programma alcuni meccanismi informativi all’americana, per esempio il dibattito, l’attenzione al Paese reale e alla cronaca. Il nostro è un talk show che si apre alle piazze e alle realtà produttive italiane, in un momento in cui Paese è cambiato anche politicamente, passando da un presunto bipolarismo ad uno strano tripolarismo.
Il fenomeno politico del momento è Beppe Grillo, il qale ha però dichiarato che i conduttori tv sarebbero “pagati” per screditare il suo Movimento. Che ne pensi?