[Intervista del 4 luglio 2012] Nella sua vita c’è sempre stato spazio solo per il cinema e la musica. Ma da quando ha conosciuto Maria De Filippi, che l’ha scelto per Italia’s Got Talent, qualcosa è cambiato. Grazie al popolare show di Canale 5, Simone Annicchiarico è diventato un conduttore acclamato riuscendo altresì a scrollarsi di dosso l’etichetta di figlio d’arte. In attesa della nuova stagione del talent, in cui immagina al suo fianco ancora Belen Rodriguez, Simone è tornato alla sua passione televisiva originaria: la riscoperta del cinema con il programma di La7 La valigia dei sogni. Proprio l’appuntamento cult, in onda con la seconda puntata domani sera, è il pretesto per la nostra chiacchierata in cui Annicchiarico si racconta con schiettezza.
Ti sei guadagnato con le interviste la fama di personaggio poco diplomatico e senza peli sulla lingua…
Nella maggior parte delle interviste il senso viene sempre stravolto. Non viene mai riportato per intero quello che dico. Mi hanno chiesto: “Lavori per fama?” Io ho risposto: “Non lavoro per fama, anche perché sono nato in una famiglia abbastanza in vista. Già solo per essere il figlio di Walter Chiari sin da bambino hai gli occhi puntati addosso”. Ho detto: “Lavoro, come tutti gli italiani per portare i soldi a casa e per vivere”. L’intervistatrice ha sintetizzato dicendo che lo faccio solo per soldi. Un’altra volta mi hanno chiesto: “Cos’è che ti dà fastidio di Roma?”. Io ho risposto: “Non sopporto, da romano, che ogni giorno passino ad un metro dal Colosseo le macchine, e questo avviene dal 1930”. E invece poi hanno riportato: “Odio Roma”. Sono rimasto molto male per questa cosa, adesso sarò molto più attento.
Com’è il tuo rapporto con La Valigia dei Sogni con il passare degli anni?
Amo molto La Valigia dei Sogni perché a differenza di tanti altri dà un servizio culturale in un Paese che è per l’80 per cento è conosciuto per la sua cultura e per il 20 per cento per la cucina. Non è che poi abbiamo tanto altro da offrire. Amo molto il cinema inoltre e il poter andare sui luoghi dei film che ho visto quando ero bambino, è un’esperienza molto interessante.