26
aprile

DAVID COPPERFIELD: DALLA PENNA DI DICKENS AGLI SCHERMI DI RAIUNO

David Copperfield - Giorgio PasottiUno dei capolavori della letteratura internazionale, un classico, intramontabile per definizione, David Copperfield, rivive sugli schermi di Raiuno questa sera, domenica 26, e domani, lunedì 27 aprile.

“Come molti appassionati genitori custodisco nel profondo del mio cuore un figlio prediletto. Il suo nome è David Copperfield”. Così scriveva più di un secolo fa Charles Dickens, autore di questo romanzo, a tratti fortemente autobiografico, un’opera che ci offre un crudo spaccato della società londinese di fine Ottocento. In un’epoca in cui progresso tecnologico e progresso sociale sembrano non procedere alla stessa velocità, ci troviamo immersi in un mondo dominato ancora da rapporti sociali arcaici e profondamente iniqui che hanno nel lavoro femminile e in quello minorile le loro più evidenti e riprovevoli manifestazioni. Ma questa è anche, e soprattutto, l’avvincente parabola di un uomo “faber fortunae suae”, di un caparbio giovane che, dopo un lungo e faticoso cammino costellato da angherie e sofferenze, potendo contare solo sulle proprie forze, ce la fa. Un vinto, insomma, che diventa vincitore, un proletario che, impegnandosi in una proibitiva scalata sociale, raggiunge l’ambita meta della middle-class.

Prodotto da Rai Fiction e Angelo Rizzoli, David Copperfield, diretto da Ambrogio Lo Giudice, assume su di sé l’oneroso compito di bissare la fortunata trasposizione televisiva che, con protagonista Giancarlo Giannini, nel 1965, ottenne un ascolto di 15 milioni di spettatori divenendo un vero e proprio cult. L’odierno David Copperfield è una produzione imponente che ha richiesto 8 settimane di lavorazione tra l’Italia e la gelida Repubblica Ceca, oltre che l’impiego di 1000 comparse, 60 attori in scena, 500 costumi e 60 carrozze.

È Giorgio Pasotti a vestire i panni dell’eroe frutto della penna di Dickens, un attore che, ha dichiarato, con entusiasmo, Lo Giudice ha saputo trasferire al personaggio massicce dosi di quella positività e di quel dinamismo che sono propri della sua personalità. Maya Sansa è una magnifica Agnès, la donna di cui David s’innamorerà, mentre il cinico e perfido Uriah Heep è interpretato da uno straordinariamente ispirato Gianmarco Tognazzi.

Scritto da Francesco Balletta, Salvatore Basile e Francesco Arlanch, David Copperfield annovera tra gli altri interpreti: Stefano Dionisi, Chiara Conti, Edita Frantesova e, una riuscita scommessa del regista, Patrizio Roversi.



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5 Commenti dei lettori »

1. emanuele ha scritto:

27 aprile 2009 alle 09:28

purtroppo non ho potuto vedere la prima puntata…..anche se mi incuriosiva molto!…se qualcuno l’ha vista vorrei sapere qualcosa!!!



2. Miki ha scritto:

27 aprile 2009 alle 12:44

Ficiton patetica ed inutilmente “strappalacrime” (non ce ne sarebbe stato davvero bisogno), si è un po’ esagerato con l’enfatizzare la sfiga gravante sul povero David, rappresentato nella sua sfortunata infanzia in modo talvolta banale e a tratti con evidente ingenuità. Non mi è piaciuto molto Tognazzi che, per incarnare al meglio il ruolo del viscido, è apparso anche lui un tantino legato e qualche volta esagerato nella postura e nel lessico. Assolutamente meglio leggere o rileggere il romanzo, il cui spessore non è neanche lontanamente paragonabile a questo film tv, ma si tratta di una conferma del fatto che trasportare sullo schermo capolavori letterari di tale portata è un’impresa assai ardua per chiunque.



3. MARIA GRAZIA ha scritto:

27 aprile 2009 alle 17:39

Non ho trovato affatto strappalacrime questo adattamento televisivo, dopo essermi invece più volte commossa leggendo il racconto delle angherie subite da David bambino così come è stato scritto da Dickens. Non concordo con le critiche a Tognazzi che mi è sembrato il più Dickensiano degli interpreti: il suo Huriah Heep corrisponde alla grottesca figura dipinta dall’autore. Come appassionata collezionista di tante riduzioni televisive e cinematografiche di classici, specialmente ispirati a opere inglesi, non sono affatto soddisfatta della poca cura che ho riscontrato in questa produzione sia riguardo alla recitazione – a tratti stentavo a capire, nel senso di decodificare, le battute – che per quanto concerne ambientazioni, costumi e sceneggiatura. Che bisogno c’era di riscrivere Dickens? La trama è stata in più punti cambiata, troppi punti a dire il vero. A che scopo? Va bene dire che è “liberamente tratto” dall’omonimo romanzo, ma cambiarlo così tanto non ce n’era davvero bisogno. Preferisco le ultime due versioni, una inglese, l’altra statunitense, entrambe del 1999. Mi dispiace Rai Fiction. Avrete anche avuto più di 6 milioni di telespettatori, tra i quali c’ero anch’io, ma stasera farò un pò fatica a seguire la seconda parte, sono davvero prevenuta. Perchè non fate uno stage a Londra presso la BBC? Loro sì rispettano i loro classici e propongono prodotti sempre molto curati e accurati.



4. Bruna ha scritto:

27 aprile 2009 alle 18:03

Vedrò anche la seconda ed ultima puntata; lo sceneggiato, però, del 1965 ti faceva veramente “entrare” nel libro, nel mondo di Dickens.
Comunque queste produzioni, magari più accurate come dice Maria Grazia, vanno davvero riprese: e nei classici anche del novecento italiano c’è di che attingere!



5. MICHELE CIFARELLI ha scritto:

27 aprile 2009 alle 23:35

Ho trovato la fiction molto essenziale con attori bravissimi.
Straordinaria e dolcissima Maja Sansa ,con occhi e sorriso incantevoli,molto bravi Pasotti e Roversi.



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