Prima puntata di Italia’s Got Talent 4. Si va in onda il sabato sera, quindi prima della visione mettetevi in modalità nazional-popolare con tutti i pori emozionali ben aperti e abbandonate i preconcetti di quelli che “io accendo la tv solo per guardare Report, poi la uso solo per dare un tocco moderno al salone arredato con mobili Luigi XV”. E poi magari stappate una bottiglia di vino. Così, quando arriva un concorrente tipo il Cantacuoco…Ca inizierete a cantare “le tagliatelle di nonna Pina” come se non ci fosse un telecomando per cambiare canale.
L’ambiente è easy, di quelli che se ci scappa un commento sulla testa pelata di Rudy Zerbi, l’accusa non sarà di attentato tricologico aggravato come quando notiamo che sulla testa di Saviano nemmeno l’ombra di un pelo, per dire uno. E potremmo pure arrivare a fare una critica alla giacca, senza correre il rischio di essere colpiti dalle pietre preziose che la decorano e che non sono esattamente la quintessenza della discrezione. Comunque, tornando a IGT, il programma nasce da una intuizione di Maria De Filippi, che ha visto il format britannico e ha voluto portarlo in Italia. “C’avete solo Susan Boyle”, questo il grido di battaglia di Maria durante la preparazione del talent. Poi si è ridimensionata. Dopo Angela favolosa cubista, probabilmente.
IGT, in ogni caso, ha un merito. Esistono infatti alcune categorie di persone che per età, esperienze e casi fortuiti non rientrano né in Amici né in Uomini e Donne né in Zelig. E che mica la Fornero si è presa in esclusiva tutti gli esodati? A Italia’s Got Talent è bastata la prima edizione del programma per ottenere la fiducia del pubblico e risolvere il problema. L’origine anglossassone comporta una struttura lineare e minimal del programma. Perché per gli inglesi vanno bene le facce di William e Kate su parannanze e porcellane, ma poi in tv solo lo strettamente necessario, che tutto il resto è kitsch. Così, due conduttori in un angolo, almeno fino a quando non arriverà Pippo Baudo a dire “nessuno può mettere un conduttore in un angolo”, e tre giudici a valutare le performance dei talenti italiani.