Promossi
9 a Mahmood e Blanco. Un pezzo intenso e un’interpretazione intimista e allo stesso tempo capace di sprigionare carattere fondendo due voci particolarissime. Sono nuovi e contemporanei, hanno conquistato l’Ariston, stanno macinando record su Spotify e si meritano di vincere questo Festival. Senza alcun dubbio.
8 a Drusilla Foer. Ci voleva l’alter ego di Gianluca Gori a dare luce al ruolo di spalla di Amadeus, dopo due serate da dimenticare. Ironica e dalla battuta pronta, Drusilla non sbaglia un colpo. Conturbante.
7 a Cesare Cremonini. Al netto di valutazioni sull’opportunità di ospitare cantanti italiani non in gara, bisogna ammettere che l’esordio del cantautore bolognese sul palco dell’Ariston presenta ben pochi punti deboli. Padronanza scenica, non stecca e si spende dando la scossa all’Ariston (e alla Civitillo) con 50 Special.
6 1/2 a Highsnob e Hu. A vederli non gli daresti una lira, ma proprio l’aspetto anticonvenzionale mescolandosi con la canzone crea un effetto emotivamente straniante e coinvolgente. Il pezzo non è da primo ascolto.
6 + alla terza serata del Festival di Sanremo. Non c’è l’effetto curiosità, ci sono tante canzoni, eppure la serata scorre con ritmo, sorretta dalla brama di riascoltare le canzoni. Mancano i fuochi d’artificio ma è promossa per essere una terza serata.
6 a Roberto Saviano. Faticavamo a comprendere da dove fosse sbucato il suo nome e come sempre la spiegazione è la più semplice: promozione del suo nuovo programma. Lo scrittore racconta una storia nel suo stile senza upgrade sanremesi. Si poteva dare maggiore concretezza all’intervento.
6- a Giusy Ferreri. Miele è un brano orecchiabile, che si fa ascoltare senza troppe pretese. Peccato che la Ferreri sembri un po’ spaesata, come se stesse lì in attesa che – parafrasando il suo brano – il vento le porti la musica dell’estate.
Bocciati
5 ai collegamenti Rovazzi-Berti dalla Nave da Crociera. Meglio di una telepromozione, molto peggio di un momento di spettacolo. La rivelazione over rende meno nelle cose scritte mentre il suo partner non accende più gli animi come un tempo. Per le esibizioni, si poteva pensare a qualcosa di diverso di un’autocelebrazione del Festival di un anno fa.
5 al passaggio tra i big dei Giovani Matteo Romano, Yuman e Tananai. Chi per un motivo, chi per un altro, faticano a lasciare il segno in mezzo ad un lungo elenco di concorrenti. Del resto, in un mese non si diventa un campione.
4 a Michele Bravi. Vorremmo dire qualcosa di più sulla canzone, tra il poetico e deprimente, ma il suo look ci ha troppo distratto. Ci chiediamo poi come sia possibile passare da interpretazioni così drammatiche alla goliardia del fantasanremo in pochi secondi. Shock.
3 alla battuta di Iva Zanicchi con Drusilla Foer. Purtroppo da un po’ di tempo l’Aquila di Ligonchio pensa di essere simpatica ma è solo sgradevole. Ok, è meglio stare zitti.
1. Antonio ha scritto:
4 febbraio 2022 alle 01:55