Anche quest’anno l’Eurovision Song Contest ha dato il “peggio” di sé con il meccanismo di votazione messo in piedi dall’organizzazione. Certo, si è cercato di limitare per quanto possibile il solito blocco tra paesi “amici”, ma evidentemente quanto fatto non è sufficiente: EBU dovrebbe mettere mano al regolamento e rivedere totalmente la struttura della manifestazione, che sta soffrendo parecchio l’ingresso dei paesi dell’est, sempre pronti a supportarsi a vicenda.
E così a rimetterci sono i paesi meno in luce, come la buon San Marino che ha talmente creduto nella kermesse da mettersi nuovamente in discussione portando sul palco di Malmo un pezzo particolarmente interessante, senza dubbio adatto ai palati degli spettatori europei. Ma Valentina Monetta – seconda volta consecutiva all’ESC – non ce l’ha fatta comunque, la sua Crisalide è rimasta al palo e il progetto europeo va ancora in fumo.
Sì perché, come in molti hanno fatto notare anche all’EBU da tempo, da anni sta venendo a galla una preoccupante tacita solidarietà tra paesi amici, in particolare il blocco dell’Est Europa, che puntualmente si riversa i voti pur di arrivare in finale e tentare di scalare la vetta. Nulla di sorprendente dunque in questa Top10 uscita dalla seconda semifinale, in cui spiccano i soliti Azerbaijan, Armenia, Romania e Georgia, mentre il Nord – che arriva compatto in finale – si è speso per aiutare Norvegia, Finandia e Islanda.