Gerardo Pulli
Non è un tipo facile Gerardo Pulli. Il vincitore di Amici 11 sta sulla difensiva, rigetta le etichette e ha un modo di pensare tutto suo che cerca di spiegare come meglio può ricorrendo talvolta anche ad espressioni che non ammettono contraddizioni. Dalla crisi della politica ai concetti di religione e libertà, passando ovviamente per la musica e per il talent show che gli ha regalato la notorietà, il giovane cantautore torinese si racconta a 360 gradi e senza peli sulla lingua a DM.
Com’è passare da illustre sconosciuto a giovane promessa della musica?
Oggi è facile diventare famosi: esci di casa, uccidi tre persone e lo sei. Per me non conta l’esser popolare ma la passione. Poi non è che facendo Amici si diventa qualcuno.
Però hai un album in classifica, quello è sicuramente un primo passo…
Sì. Sono felicissimo perché prima di andare ad Amici il mio obiettivo era di esser ascoltato.
Da cosa nasce questo impellente bisogno di essere ascoltato?
Io ero uno che non parlava tanto. Per questioni caratteriali ero sempre chiuso nel mio guscio, uscivo poco e rimanevo chiuso in cameretta. Con le canzoni dico quello che non riesco a dire di persona. Se facciamo una cena in quattro e qualcuno fa una domanda a tutti, io non rispondo per non mettermi in mezzo. Io parlo scrivendo.
E non hai pensato che l’esperienza ad Amici poteva farti apparire per quello che non sei?