A leggere le note di Massimo Donelli, verrebbe quasi da pensare che a Canale 5 vada tutto a gonfie vele e che la media autunnale di prima serata ferma al 18.1% nel target commerciale non sia poi così malvagia. Si, perché mentre la rete mette a segno una serie di risultati preoccupanti, con il 13% che sta diventando una cattiva e sgradita abitudine del prime time, il Direttore non si risparmia elogi e toni altisonanti.
D’altra parte in una stagione così nera, Donelli non poteva fare a meno di sottolineare gli oltre 5 milioni di telespettatori che hanno seguito lo show di Checco Zalone, un programma in cui la rete ha dimostrato di credere a tal punto da riservargli la “prestigiosa” collocazione di fine garanzia, con il gran finale nel pieno del week end dell’Immacolata.
“L’obiettivo di Resto umile world show non era soltanto fare ascolti, che sono venuti copiosi con una media, tra le due serate, superiore ai 5 milioni” – dice il Direttore che prosegue - L’obiettivo, anzi la sfida ambiziosa era rompere la liturgia della prima serata proponendo sulla tv generalista una comicità nuova, spiazzante, provocante e dissacrante. Bene, sfida vinta, con le inevitabili polemiche che reca in sé ogni fenomeno di rottura, ma anche con un consenso di pubblico e di critica che pone Checco Zalone tra i grandi della risata“.
Ora, assodato che Zalone è un talento con delle potenzialità che nello show del quale parliamo non sono affiorate per nulla, se quella che abbiamo visto era “una comicità nuova, spiazzante, provocante e dissacrante” c’è da porsi qualche domanda.
Passi per l’imitazione feroce di Vendola, quella ancor più riuscita di Roberto Saviano e quella azzardata di Michele Misseri, ma il resto del programma più che un fenomeno di rottura, è stata una rottura e basta: il lavoro di scrittura è stato povero e superficiale, la regia inadeguata come lo studio, e lo spettacolo costruito interamente su doppi sensi da scuola media e volgarità gratuite. Il consenso del pubblico, poi, è stato unanime nello sbadiglio di fronte agli interminabili numeri musicali.
Le lodi del Direttore si sprecano anche per Paolo Bonolis, unico cavallo di razza ad aver fermato l’esodo di telespettatori con il suo Avanti un altro. Un altro direttore avrebbe, probabilmente, già messo mano al palinsesto facendo piazza pulita dove le cose non funzionano, per esempio in daytime o nella deserta seconda serata. Invece Donelli si compiace di Checco Zalone e incassa la moria di ascolti del prime time tra Baila, Io Canto, Grande Fratello e tutto il carrozzone delle fiction con Distretto di Polizia in testa, per il quale si parla già di una dodicesima serie nonostante il rigetto del pubblico.
E se è vero che il Direttore Donelli ci fa una gran simpatia, è altrettanto fuor di dubbio che probabilmente lo ricorderemo quasi esclusivamente per i lodevoli comunicati di ringraziamento al personaggio o al programma di turno, piuttosto che per scelte che abbiano caratterizzato e innovato la rete da lui diretta. Roba che, a volte, viene da chiedersi se, ormai, a Cologno i ruoli dei direttori non si debbano limitare proprio alla stesura delle captatio benevolentiae per le star della rete.
E dunque, avanti così o avanti un altro?
1. Phaeton ha scritto:
12 dicembre 2011 alle 15:08