La sessantesima edizione del Festival di Sanremo prende il via dalla sala stampa del teatro Ariston: una normale conferenza con i giornalisti sotto il Costanzo touch diventa un piacevole talk d’intrattenimento che ci regala le anteprime della serata ma anche dei momenti di buona leggerezza, su tutti il tentativo dell’anchorman di far cantare la storica critica televisiva Alessandra Comazzi, sfumato poi per un richiamo all’ordine, un pò troppo serioso, dei colleghi di testata.
Prima di entrare nel vivo va in scena il bollettino delle disgrazie, nome affibiato da Costanzo stesso alla sua immancabile nota di nostalgia che vorrebbe portare all’attenzione della platea la memoria di Mike Bongiorno, cui vorrebbe si dedicasse la presente edizione, e del comico Gian, i cui funerali si tengono proprio oggi a pochi km da Sanremo.
Grandissima curiosità in platea ha destato soprattutto l’annuncio dell’ingresso sul palco dall’alto della conduttrice. Smontate le scale, per il sollievo di Costanzo, l’avveniristica struttura sorprenderà i telespettatori con effetti imperdibili. Ma sarà anche la serata di Susan Boyle, Antonio Cassano, Dita Von Teese, oltre ad un siparietto Bonolis-Laurenti che promette molto bene.
L’incrocio delle domande crea un buon effetto partecipativo: non sono solo i giornalisti a interrogare infatti Antonella Clerici, Gianmarco Mazzi e Mauro Mazza, ma è lo stesso Costanzo a chiedere alla stampa cosa vorrebbe vedere su quel palco in queste serate. Del resto, siccome da domani si ragionerà con il pallottoliere auditel, era l’unica occasione per parlare di arte per arte. Al motto di non facciamoci mancare niente si inizia a parlare della presunta apparizione all’Ariston di Patrizia D’Addario, per cui Costanzo non fa fatica ad esprimere la stessa disapprovazione mostrata chiaramente per Morgan, vero tormentone dell’antipasto del Festival, chiamato più volte in causa ma senza ulteriori aggiornamenti sulla sua presunta manifestazione spettrale sul palco.
La Clerici chiarisce ancora una volta che il suo obiettivo è portare la sua semplicità e leggerezza sul palco, cercando di smorzare sul nascere ogni possibile polemica ed episodio che potrebbe intaccare l’eleganza della cornice. La mancanza di comici puri rientra nella scelta stilistica di fare uno spettacolo sobrio ma ricco di personaggi, una festa cucinata e apparecchiata con grande attenzione: la metafora culinaria è insisitita proprio per sottolineare lo spirito bonario che vorrà trasferire al Festival.
Antonellina rassicura di aver dormito stanotte e di aver messo via qualche problemino di salute. Ci pensano però i giornalisti a ricordarle quanto sia difficile la sua missione. Dondoni evoca lo spettro del confronto con l’incommensurabile Bonolis, il giornalista della Stampa aggiunge il problema delle quote auditel da soddisfare per scongiurare il flop, nonostante il direttore faccia finta che non sarebbe un problema un dato d’ascolto non stellare. Le battutine di Costanzo punteggiano le nostalgie degli irriducibili della critica musicale e le consuete divagazioni sul tema del solito noto, Aldo De Luca. C’è chi come Mangiarotti ricorda con piacere la conduzione di Vianello, tutta fatta di sottrazione e voglia di finire prima di mezzanotte per non addormentarsi sul palco.
La campanella però decreta la fine del tempo delle parole, adesso spazio ai fatti e alla musica. Appuntamento alle 21.08.
1. lauretta ha scritto:
16 febbraio 2010 alle 18:30