A voler fare il corsaro, Gianluigi Paragone si è trovato in mano la sciabola. Il suo programma L’Ultima Parola, infatti, sta mettendo a punto una formula sempre più tagliente, in grado di infilzare il vecchio concetto di salotto politico in tv. “Smetto i panni del giornalista di centrodestra e torno a fare il cronista” aveva annunciato il conduttore prima di lanciarsi all’arrembaggio. E così è stato. Ad un mese dal suo esordio, la trasmissione di Rai2 ha già mandato a ramengo l’attitudine dei politici al monologo, restituendo il microfono alla gente comune. Roba da far invida alle compiante scorribande di Michele Santoro. Senza fare il Paragone col teletribuno, si noti solo il titolo della puntata odierna dell’Ultima Parola (23.40, Rai2), che è tutto un programma: “Politici, ora basta!“. E, guarda caso, l’annunciata presenza in studio del sindaco leghista Attilio Fontana non è stata confermata. Ci saranno invece Daniela Santanchè, Pietrangelo Buttafuoco, Maurizio Landini, Maurizio Zamparini e Luigi Furini.
Direttore, un netto cambiamento di prospettiva, annunciato e avvenuto, per la tua trasmissione. Come lo stai vivendo?
“Sono contento perché rischiamo di vincere la scommessa più azzardata, cioè quella di far sviluppare il racconto della politica dal pubblico e non dai politici, che hanno parlato per 15 anni. Penso che la politica si sia dimenticata della quotidianità di questo Paese, trascurando gli studenti, i lavoratori, gli imprenditori, i dipendenti pubblici e le famiglie… Noi portiamo in televisione le loro lamentele e chiediamo ai politici presenti di darvi una risposta“.
Credi che questa ‘inversione di rotta’ abbia in qualche modo spiazzato i telespettatori?
“No, il pubblico ha reagito bene e il programma ha fatto quello che doveva fare. Se analizziamo gli ascolti dei tre talk debuttanti, mi sembra che rispetto al programma di Banfi siamo andati decisamente meglio, mentre rispetto alla trasmissione di Formigli bisogna considerare che lui è durato un’ora in più rispetto alla nostra puntata d’esordio. Storia diversa è la seconda serata: grafici alla mano, noi prendiamo la rete al 3% e la riconsegnamo con una curva che è sempre sul 17-18%, e la media è del 10,5%. Questo nelle prime puntate, per il futuro mi tocco… (ride)”
Con questi risultati speri che L’Ultima Parola possa tornare in prima serata?
“Col senno di poi dico che il nostro è un programma che ha cambiato totalmente formula e punti di appoggio. E’ una trasmissione completamente diversa che cerca di destrutturare il concetto di talk show. Io mi ero rotto le scatole del talk e l’avevo detto sin dall’inizio. Poi, alla luce dell’ultima puntata, credo che la strada che stiamo seguendo sia giusta, anche se non siamo ancora arrivati a destinazione. Quando avrò terminato e messo in equilibrio quello che vuole essere L’Ultima Parola, allora chiederò all’azienda di appoggiare questo nuovo prodotto”.
In questo processo di rinnovamento stai attingendo solo da tue risorse o ti ispiri anche ad altri format? Qualcuno parla di “santorizzazione”…
“Ma no, non è che dobbiamo sempre santorizzare tutto. Io ci sono anche stato al gioco, quello che dovevo dire su Santoro l’ho detto e resta valido. Però non mi devo più confrontare con Santoro, ormai io mi confronto con i coetanei. Avevo promesso di raccontare l’Italia da cronista ed è esattamente quello che sto cercando di fare. Alcune volte portiamo il vissuto del Paese in studio, altre volte usciamo con le telecamere per raccontare le storie d’impresa. Il Governo si è dimenticato degli imprenditori e dei lavoratori, mentre il mio programma non si vuole dimenticare di loro”.
I politici come stanno reagendo a questo vostro atteggiamento? Alcuni giornali hanno scritto che Bossi avrebbe invitato i suoi uomini a disertare L’Ultima Parola…
“Anch’io ho letto questa cosa sui giornali, però i leghisti continuano a parlare con noi. Ormai non mi preoccupo neanche più: chi ha voglia di venire in trasmissione viene, non devo costringere nessuno. Forse la cosa più “pericolosa” per i politici non è più il punto di vista del conduttore, di Paragone, ma il fatto che ci sia un pubblico che fa domande senza filtro. Io non so mai cosa diranno i ragazzi in studio, e mi diverto tantissimo nel vedere come loro stiano tirando sberle a destra e a manca”.
Si parla spesso della libertà di informazione in Rai: qual è il suo stato di salute oggi?
“Minzolini è libero di fare i suoi editoriali come io sono libero di far parlare il pubblico. Per ora non ho mai avuto limitazioni né pressioni da parte dell’azienda. Quello che volevo fare lo sto facendo”.
E Santoro che da Rai2 passa a TeleCapri?
“Santoro l’avrei voluto vedere ancora in Rai: adesso va altrove e lo vedrò altrove. Ho anche dichiarato che, dal mio punto di vista, è stato fatto fuori dalla politica. Detto questo, io non divento un clone di Santoro. C’è stato un problema tra la politica e Annozero, e alla fine a perderci è stata la politica, la quale - quando ha paura - mette i bavagli. Così come per la legge sulle intercettazioni… Da sempre la politica cerca di tirare il guinzaglio vicino a sè, mentre chi fa informazione dovrebbe agire in una prospettiva opposta. Questa è la nostra sfida”.
Sotto la direzione di Massimo Liofredi hai definito Rai2 “il canale Fox con un anno di ritardo” per i troppi telefilm trasmessi. Con Pasquale D’Alessandro è cambiato qualcosa?
“Stiamo producendo e rischiando di più. Preferisco continuare a lavorare su format prodotti dalla rete, difendendoli anche quando fanno il 6 e mezzo per cento. Concentrarsi sui prodotti, come sta facendo D’Alessandro, è molto più difficile. L’aspetto positivo è che finalmente noi tutti i vicedirettori torniamo a riunirci e partecipiamo alla costruzone di un palinsesto. E’ chiaro che ottieni di più mettendo il cassettato dei film, ma noi dobbiamo avere il coraggio di investire su nuovi prodotti realizzati con strutture e personale Rai. Quindi io difendo Star Academy e la rivouzione di Quelli che il calcio, così come tutti i prodotti che sono frutto di un lavoro. A furia di impegnarci arriveranno dei risultati positivi. Lo sto sperimentando in prima persona all’Ultima Parola”.
D’Alessandro ha anche parlato della possibilità di affidare un programma a Sandro Ruotolo…
“In quel caso c’è stato il corto ciruito di alcune dichiarazioni mal interpretate. La rete ha l’intenzione di lavorare su un contenitore di grandi reportage e Ruotolo potrebbe far parte di questa filiera assieme ad altri giornalisti. Ecco, questo rientra perfettamente nell’ottica con la quale vogliamo raccontare il Paese reale, oggi “.
1. warhol_84 ha scritto:
7 ottobre 2011 alle 18:29