Così, per evitare che una voce prenda il sopravvento o abbia più risonanza delle altre, il Pdl ha pensato ad un avvicendamento di giornalisti con diversa formazione culturale per i talk show che occupano le fasce migliori del palinsesto. In questo modo Annozero e Ballarò non sarebbero più le reginette incontrastate del prime time giornalistico. Secondo la relazione di Butti, potrebbero infatti essere sostituite a turno da “altri spazi informativi e/o di approfondimento affidati ad altri conduttori, da posizionare negli stessi giorni (martedì e giovedì), alla stessa ora (prima serata), sulle stesse reti e con le stesse risorse esistenti secondo una equilibrata alternanza settimanale“. Una proposta originale, senza dubbio.
Tra i giornalisti ‘filo-govenativi’ che potremmo quindi trovare in prima serata, magari proprio al posto di Santoro, ci sono Giuliano Ferrara (che il 16 marzo esordirà con Radio Londra dopo di Tg1 delle 20, ndDM), il presentatore de L’Ultima Parola Gianluigi Paragone, ma anche Bruno Vespa. Nella norma proposta da Butti ci sono anche regole che attribiscono responsabilità civili e penali ai conduttori. In particolare, si stabilisce che “qualora non si giunga a formalizzare un accordo con il conduttore, la Rai provveda a stipulare contratti in cui sia individuata con chiarezza la responsabilità del conduttore e le relative sanzioni in ordine all’attendibilità e alla qualità delle notizie diffuse“. Secondo alcuni, un riferimento alle vicende di Milena Gabanelli e ai bisticci del suo Report con l’azienda.
Il testo presentato dal Pdl interviene anche sulla rappresentanza proporzionale dei partiti in tv, sulla presenza del pubblico in studio e sul televoto. Una bozza abbastanza articolata, dunque, che ieri ha trovato anche il plauso di Sergio Zavoli. Il Presidente della Vigilanza, sottolineando il suo ruolo di “cercare un punto di convergenza“, ha affermato di aver trovato “passi avanti nel testo presentato dal senatore Butti“.
Da parte sua, Michele Santoro ha invece usato parole dure riguardo alla documento del Pdl: “siamo al Minculpop, ma con gerarchi che assomigliano alle caricature dei fascisti” ha dichiarato il conduttore di Annozero in una nota. “Ma di che cosa meravigliarsi? Viviamo in un paese in cui una commissione parlamentare di vigilanza nomina il consiglio d’amministrazione della Rai” ha proseguito, accusando la maggioranza di Governo di voler influenzare direttamente anche i palinsesti.
In attesa che la bozza sul pluralismo venga sottoposta ad ulteriore vaglio della Commissione, c’è da chiedersi se la “forzatura” dei conduttori ’a targhe alterne’ possa garantire la par condicio tv o piuttosto favorisca l’inasprirsi del contrasto ideologico che spesso contamina l’informazione in maniera più o meno esplicita. Perchè certi effetti collaterali non vanno mai sottovalutati, soprattutto in Rai.
1. AnTo ha scritto:
2 marzo 2011 alle 11:56