E’ con un filo di piacevole sorpresa che archiviamo la prima puntata di Ma anche no. C’eravamo quasi arresi all’idea di contenuti dove dominavano pressapochismi e le rappresentazioni di cartapesta della società italiana trasfigurata estremamente o in coacervo di serpenti a sonagli disposti a tutto o, all’opposto, in mensa di sempre cordiali buonisti a tutti i costi, con un effetto di irrealtà lampante e spettacolo assente in entrambi i casi.
Antonello Piroso, giornalista simpaticamente diffidente, cool già nella scelta di abbandonare l’ingessante giacca e di condurre con le maniche della camicia rimboccate e che lasciano in bella mostra il tatuaggio al polso, dimostra che una buona domenica di contenuti e leggerezza è possibile. Il target probabilmente non sarà popolarissimo ma è quantomeno doveroso ritornare a pensare al diritto di tutti di non sentirsi mortificati e sconfitti dal grottesco imperante. E’ pur vero che lo show è risultato a tratti lento, ma sicuramente c’è tempo per ‘velocizzarsi’.
Piace l’idea di creare una tribuna di opinione, apprezzabile sicuramente per lo spessore delle penne coinvolte e per la variegata provenienza (si va da Libero a Il Fatto Quotidiano, passando per il Corriere della Sera e Repubblica): il risultato del lungo colloquio-confronto sulla situazione delle Ferrovie italiane con l’amministratore Moretti è eloquentemente indicativo: per una volta non si archivia nella casella del chiacchericcio futile e inconcludente.
I toni arrivano anche a sfociare nello scontro grezzo (ma serio e credibile!), non ci si nasconde dietro ad un dito, a domande puntuali corrispondono risposte interessanti, per quelle televisivamente inadeguate si cerca uno spazio alternativo più adeguato. Vera e propria merce rara ormai il non indugiare nella tentazione di buttarla nella caciara e nel populismo. Si parla con educazione uno alla volta, ci si mette la faccia senza fare sconti.
Ma anche no non è solo approfondimento. Il taglio risponde alle esigenze del generalismo anche se non si approda mai veramente al pop: l’ironia giovane di Capatonda sembra potersi bilanciare col più aggregante Siani, c’è posto sia per una breve apparizione per Formigoni sia per un momento di spettacolo- dibattito con Morgan sia per un fuori-onda leggero di Lillo e Greg.
Ed è proprio l’eclettico artista a metterci ancora del suo per dare l’ X Factor a questo suo intervento domenicale. La sua chiacchierata trasuda pretese e utopie futuriste. Il caro Castoldi mai pago della sua cifra sopra le righe svicola ai suoi paradossi nel rapporto con la Rai alludendo a improbabili scappatoie dialettiche. Le sue dichiarazioni sarebbero mistificate se interpretate da terzi, provocazioni teatrali quando non ci sono alibi di fraintendimento. Erano canovacci da avanspettacolo quindi i suoi strali contro Raidue – questo il suo commento finale.
Con buona pace delle generaliste la domenica d’ora in poi allarga la concorrenza non appiattita all’infotainment. Rimane la curiosità di cogliere il riorientamento dei segmenti di audience a fronte di questa crescita dell’offerta ‘alternativa’ e della possibile chiusura di Domenica Cinque. Deve tremare solo la Cabello?
1. MisterGrr ha scritto:
5 dicembre 2011 alle 11:37