Fuoco amico su Milena Gabanelli dopo il servizio che ha fatto sprofondare il gradimento popolare dell’Italia dei Valori, spingendo anzitempo il partito ad una riflessione per la riorganizzazione. A tirare le orecchie a Report per l’inchiesta sull’ex magistrato è Marco Travaglio, che chiarisce quali siano le parti più attaccabili nel lavoro della redazione del programma d’inchiesta di Rai 3.
In una sorta di lettera dal tono amichevole pubblicata su A di Maria Latella, comunque spuria da qualsiasi fervore che il sapiente giornalista ha spolverato negli anni più densi del berlusconismo, Travaglio non nasconde la necessità di verificare meglio alcune fonti e alcuni accostamenti, che nel montaggio serrato della messa in onda in prima serata hanno avuto effetti dirompenti.
Lasciamo però che parlino i passaggi più argomentativi dell’epistola del protagonista di centinaia di monologhi televisivi e teatrali ad una collega di cui riconosce l’assoluto merito e l’estrema autorevolezza d’indagine:
”So bene quanto sia difficile controllare la veridicità, l’accuratezza e la precisione di un’inchiesta condotta da un collaboratore. Può capitare a tutti di sbagliare e quando accade non resta che precisare, rettificare e scusarsi. E’ il caso del servizio di Report, tendenzioso e poco preciso, su Di Pietro.”
Ecco però le sviste, o meglio le parti che dovevano essere meglio verificate o precisate, secondo Travaglio:
”E’ stata data voce ad alcuni ex dell’Idv col dente avvelenato.[...] Hanno ripetuto accuse gravissime a Di Pietro per il presunto uso privato di finanziamenti pubblici, già smentite da diverse sentenze, in cui sono stati anche condannati a risarcirgli i danni, ma questo nel servizio non è stato detto.”
Pur non assolvendo in toto il magistrato di Mani Pulite per la sua poca perizia, confessata con onestà dallo stesso Di Pietro, nella scelta dei candidati che hanno rappresentato l’Idv per anni in varie sedi istituzionali, il brizzolato ospite fisso di Michele Santoro ci tiene a precisare, ad esempio sulla questione delle proprietà del buon Tonino, che le 56 proprietà immobiliari di cui parlava un perito in trasmissioni non esisterebbero, potendosi semmai questi beni enumerare solo in 11:
”di cui 5 ereditati dalle rispettive famiglie e 6 acquistati con proventi di redditi e risarcimenti ottenuti nelle tante cause per diffamazione.”
Giustizia è fatta per i giustizialisti?
1. Giuseppe ha scritto:
15 novembre 2012 alle 04:21