8 a Orietta Berti. E’ lei la star femminile di questo Festival. A 77 anni mette in riga tutti catalizzando le attenzioni mediatiche con i suoi racconti e una carriera decennale. Alla prova del nove, sul palco dell’Ariston, non si fa trovare impreparata offrendo un’ottima performance. La canzone, ça va sans dire, piacerà agli amanti della musica leggera più tradizionale. La barca va.
7 + a Elodie. Si è avvertita una certa discrepanza tra l’Elodie che presenta le canzoni e l’Elodie che canta. La prima ha qualche impaccio, la seconda è talento, energia e sensualità. Il monologo, pur con qualche sbavatura, è onesto e accorato, non frutto di un copione imparato a memoria. Ps. Chissà cosa ha pensato quando le è caduto l’orecchino dal valore di una automobile sportiva. Andromeda.
7 a Laura Pausini. La kryptonite di Laura Pausini si chiama Ariston, sarà per questo che stasera indossava un mantello. L’emozione sporca la performance (e non le impedisce di rimarcare i suoi meriti) ma comunque lascia il segno. Intervento rapido, per i tempi del Festival, e non è un male perchè non banalizza. L’emozione non ha voce.
7 – a Gaia. Se l’anno scorso c’era Elettra Lamborghini a portare ritmo, questa volta c’è la vincitrice di Amici con il valore aggiunto più importante: il canto! Wannabe tormentone.
6 + alla seconda serata del Festival di Sanremo 2021. Se la prima era la prima e porta con sè un suo fascino, alla seconda non si possono concedere sconti. Non mancano lungaggini che faticano a dare collante alla serata; momenti interessanti, come la storia di Alex Schwazer, appaiono poco legati al contesto. Pesa l’overbooking lowcost di ospiti. In compenso, la gara ha funzionato meglio. Si può fare di più.
6 + a Lo Stato Sociale. Il caos, a volte è sinonimo di genialità, altre volte di confusione cialtrona. Nel caso del gruppo bolognese, diciamo, che si intravede una via di mezzo; comunque sia il trasformismo dell’esibizione rispecchia un “brano patchwork”. Brachetti e le storie tese.
6 a Bugo. Questa volta scende in campo in solitaria presentando un brano dal testo non scontato. Lo spettro Morgan ancora aleggia anche perchè nel brano canta di rimproveri e la performance è vocalmente assai debole. Buone intenzioni.
5 alla platea di palloncini. Appropriata la scelta di occupare la platea; ci si chiede però perchè non sia stata presa prima e soprattutto com’è possibile che il Festival di Sanremo debba avere un allestimento, degno della più economica delle wedding planner. Per non parlare del palloncino fallico. Rifallo.
4 ad Achille Lauro. Per la serie viva l’originalità, il “quadro” di stasera del cantante ricalca il suo video della scorsa estate che aveva protagonisti proprio Claudio Santamaria e Francesca Barra. Qualcosa non quadro.
4 alle spiegazioni sugli ascolti della seconda serata,. In conferenza stampa, il direttore Stefano Coletta parla di confronti impraticabili e attribuisce il calo alla minore platea e alla partita su Sky. Al contempo si strombazzano dati incredibili di crescita su Raiplay che vengono comunicati soltanto in termini di crescita percentuale, il che può dire tutto e niente. Una parola è poco e due sono troppe.
4 all’ospitata di Gigi D’Alessio. Al cantautore napoletano, alle prese con quotazioni discografiche al ribasso, viene concesso il lusso di una comparsata a Sanremo per presentare un nuovo brano mentre altri 5 big dovevano ancora esibirsi. Non dirgli sì.
4 alle modifiche del regolamento per trattenere Irama in gara. Esisteva un regolamento, modificato appositamente per il Covid poche settimane fa, e ora, al primo caso di positività, lo si modifica. Eppure, sin dall’inizio, la soluzione migliore sarebbe stata quella di far registrare un’esibizione a ciascun cantante da usare in casi di emergenza e per coprire l’assenza di una o due serate (magari nell’attesa dei risultati di un tampone), non per tutto il Festival. Tarallucci e vino.
1. lele ha scritto:
4 marzo 2021 alle 10:29