11
dicembre

Baby: un buon «teen drama» che non rispecchia le aspettative

Baby - Benedetta Porcaroli e Alice Pagani

Baby - Benedetta Porcaroli e Alice Pagani

Gioventù bruciata. Così si potrebbe sintetizzare la trama di Baby, la serie Netflix ispirata al caso di cronaca delle baby squillo dei Parioli (qui tutte le info). Ma anche genitorialità mancata, dal momento che parte della narrazione ruota attorno alle famiglie delle protagoniste e alla miseria interiore che le abita, impedendo a madri e padri di aiutare i propri figli ed evitare che commettano sbagli palesi. Un racconto lento ed attento ai dettagli, che cerca di entrare dentro gli stati d’animo dei personaggi, ma che nulla ha a che vedere con quello che ci si aspettava da esso.

Baby: poco scandalo e molta introspezione

Da una serie che racconta uno scandalo a luci rosse che ha infiammato l’opinione pubblica, ci si aspettava che indugiasse su quella prostituzione di lusso, fatta di festini e borse firmate, nonchè sul potere che le lolite esercitano sui propri clienti, ricchi e spesso anche attraenti. Invece no. Quell’aspetto della vicenda è stato indagato soltanto nell’ultima parte e senza particolari pruriginosi, perchè la regia si è concentrata su altro, usando una certa delicatezza. Che forse nella realtà non c’è proprio stata.

Baby ha il sapore del teen drama, più americano che italiano, perchè la realtà narrata è molto lontana da quella che la maggior parte dei telespettatori vive ogni giorno: la ricchezza eccessiva, i soldi facili, le scuole di lusso appartengono ad una porzione molto piccola di pubblico. E per fortuna, verrebbe da aggiungere, dopo aver conosciuto, seppur solo attraverso l’occhio di questa telecamera, la pochezza culturale e l’infelicità della classe sociale narrata.

La storia, pur partendo da un fatto di cronaca, finisce a tratti nella triste fiaba moderna, con un rovesciamento di prospettive e la scoperta improvvisa dei valori, con l’amore puro che in fondo non perde le speranze di trionfare e con la presenza di cavalieri con macchie e paure ma a volte romantici, ovvero Giuseppe Maggio nei panni di Fiore e Riccardo Mandolini in quelli di Damiano.

Baby: bravi gli interpreti

Quest’ultimo, figlio di Nadia Rinaldi, è la vera sorpresa del cast. Ma l’elemento più importante della serie sono in generale gli interpreti, molto convincenti e nella parte, così tanto da poter anche destabilizzare: basti pensare all’evoluzione, o meglio l’involuzione, del personaggio di Mirko Trovato, un tempo bimbo ribelle ma dal cuore d’oro in Braccialetti Rossi ed oggi un giovane sfrontato, violento e prepotente. Quanto alla protagonista principale, Benedetta Porcaroli (Chiara), riporta qui in scena praticamente lo stesso personaggio di Tutto può Succedere, mostrandoci cosa sarebbe accaduto alla sua Federica se non avesse sfogato le se frustrazioni e la noia perenne nel volontariato.

Nell’arco dei sei episodi della prima stagione la storia non si conclude, destinata quasi certamente a proseguire in una seconda stagione, che è auspicabile a prescindere: non tanto per scoprire come andrà a finire, quanto per dare al prodotto un’altra occasione di mettere a fuoco la sua mission e mostrarsi maggiormente incisivo. Ma questo, Netflix, deve averlo preventivato per bene: la promozione monstre dedicata al prodotto -’sponsorizzato’ dalla gemella spagnola Elite grazie ai suoi interpreti- fa pensare che un sequel sia quasi sicuramente già stato messo in cantiere.

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