“Non si smette di giocare perché si invecchia. Si invecchia perché si smette di giocare“, con questa citazione dello scrittore George Bernard Shaw si è conclusa la prima puntata di Piccoli Giganti. Il baby talent condotto da Gabriele Corsi con il piccolo Giorgio Zacchia è sembrato, al suo esordio, ritmicamente più agile e snello rispetto alla versione confezionata da Mediaset. Il suo punto debole risiede, però, nell’eccesso di “self control”.
Piccoli Giganti: la giusta durata
A differenza della prima edizione, in onda lo scorso anno su Canale 5 (qui la nostra recensione), il programma di Real Time non pecca sulla durata. Ciascun appuntamento di Piccoli Giganti, difatti, è costituito da novanta minuti, suddivisi con equilibrio fra esibizioni, sketch più o meno esilaranti e momenti di riflessione con protagonista la giuria. Un pregio, questo, che consente allo spettatore di non annoiarsi e di seguire senza intoppi o battute d’arresto il fluire degli avvenimenti.
Piccoli Giganti: una giuria ben amalgamata
Nonostante l’elemento competitivo sia sembrato meramente pretestuoso, (da notare tra l’altro che la giuria non ha mai esplicitato il proprio voto, bensì lo ha sempre fatto al riparo di penna e taccuino), i giudici hanno dato vita ad un terzetto equilibrato e ben amalgamato. Mentre Serena Rossi e Benedetta Parodi hanno avuto nei confronti dei piccoli giganti un approccio dolce e materno, Enzo Miccio ha indossato una veste molto diversa dalle sue solite: più umana e disposta all’introspezione. Emblematico, da questo punto di vista, il momento in cui, nel commentare l’esibizione canora di una bambina, dedicata al padre in studio, il wedding planner ha sentito il bisogno di ricordare il proprio genitore, ormai scomparso.
Piccoli Giganti: i punti deboli
Momenti di commozione a parte, dal punto di vista dei contenuti, il baby talent è risultato, nel suo insieme, piuttosto misurato. Forse troppo, a dire il vero. Stando ben attenti a non premere eccessivamente l’acceleratore sul ‘fattore-ironia’, di cui i bambini, in particolare i più piccoli, sono spesso inconsapevoli portatori, allo show probabilmente è mancato quel quid di imprevedibilità e leggerezza che, al contrario, non avrebbe in alcun modo guastato. L’evidenza dei tagli tra un’esibizione e l’altra testimoniano, per altro, incertezza e difficoltà riscontrate in fase di montaggio.
Ineccepibile tecnicamente, ma con delle carenze sotto il profilo emotivo, è apparsa, in ultimo, la prestazione di Gabriele Corsi. Anche a causa di battute dalla comicità diluita, che difficilmente strappavano il sorriso, l’approccio con i mini-talenti è sembrato talvolta ingessato. Questione di tempo, forse, e chissà che la rigidità individuata nella premiere non si sciolga del tutto.
Deboli anche gli ascolti, pari ad uno striminzito 1,5% di share con 405 mila spettatori.
1. Enzo ha scritto:
27 aprile 2017 alle 14:02