Qualche anno fa nella rete televisiva che, se avete avuto fortuna con il passaggio al digitale terrestre, corrisponde al tasto 7 del vostro telecomando è nato il gruppo dei “conduttori maledetti”, quelli che superare il 6% di share è roba da cafoni e che “nel mio programma solo pubblicità di onlus, alimenti macrobiotici e prodotti biodegradabili”. Quando verrà ufficializzato il cambio di accento, “lasettè” diventerà a tutti gli effetti la rive gauche della televisione italiana.
Nel gruppo è arrivata quest’anno Cristina Parodi. I rumors che volevano il passaggio della giornalista da Canale 5 a La7 si rincorrevano da diverso tempo, ma solo dopo che il suo stato di Facebook è passato da nazional popolare a radical chic si è avuta la conferma definitiva. E così lunedi scorso è partito il Cristina Parodi live che avrebbe ricevuto più critiche solo se fosse stato condotto da Angela Merkel in lingua originale, senza sottotitoli e con Sarkozy e Carla Bruni a curare la rubrica “diventare genitori e traslocare dall’Eliseo. Tutto nello stesso anno e con la crisi”.
Il talk show, visti i risultati auditel, è destinato a diventare a breve un programma di nicchia. Questioni di giorni, più o meno quelli che mancano al termine della prima settimana della nuova stagione di Uomini e Donne su Canale 5, che andrà a sovrapporsi a una parte del “live”. Tecnicamente, infatti, il programma è diviso in due parti. Il live che va in onda dalle 14:05 alle 15:55 e la cover in onda alle 17:50. Nel frattempo, due reti indietro, va in onda Pomeriggio Cinque. Che Barbara D’Urso non la possiamo incolpare dell’omicidio del commissario Cattaneo, ma della presenza delle puntate del Commissario Cordier in mezzo al programma della Parodi, si.
A parte la capacità della conduttrice di coordinare parole, gesti ed espressioni facciali in un insieme omogeneo e non stucchevole, la vera novità del Cristina Parodi live è che il programma ha il minimo sindacale di contenuti. Confrontato con il servizio su “Marcellino il gatto con due zampe” o con la performance di Angela Favolosa Cubista, il dibattito sulla scuola dei giorni scorsi è sembrato un confronto tra Manzoni e Leopardi moderato da Dante Alighieri, con l’intervento di Italo Calvino per dare un tocco di modernità.
Le scelte autoriali per trattare i temi di politica, cronaca e attualità, attraverso gli spazi de “Il bianco e il nero”, in cui due professionisti esprimono le loro opinioni sui temi del giorno e “fratelli d’Italia” in cui giornalisti stranieri commentano le “schettinate” italiane, non hanno la ventata rivoluzionaria della presa della Bastiglia, ma, restando in tema di rivoluzione, danno quantomeno l’idea del posto dove dovrebbero finire le teste di tanti altri autori.
Certo, stile di conduzione sobrio, volume delle discussioni in modalità salotto e non mercato, orario di messa in onda portano il rischio pennichella a livelli destabilizzanti perfino per Morfeo. E le conseguenze di fare la bella addormentata nel palinsesto pomeridiano sono pericolose.
1. MisterGrr ha scritto:
18 settembre 2012 alle 13:36