In questi ultimi mesi di polemiche in relazione alla rappresentazione dell’omosessualità in televisione ne sono scoppiate a profusione, con una frequenza quasi da record storico. Le associazioni gay passano dalla rivendicazione ideale alla pratica proclamando il primo telesciopero contro alcune logiche della programmazione tv del Belpaese, notizia ripresa oggi da Il Futurista.
A lanciare l’appello per ‘boicottare’ per un giorno il sistema radiotelevisivo è l’associazione Gaylib. Per fare arrivare al destinatario il messaggio i rappresentanti del movimento hanno coniato uno slogan chiaro e puntuale: ‘L’omofobia fa schifo, non fa audience‘. In particolare la protesta chiede che non siano più concesse tribune d’opinione a personaggi dichiaratamente omofobi.
Il giorno scelto, il 17 marzo, non è casuale ma richiama simbolicamente alla commemorazione dell’Unità d’Italia, come modello di superamento delle divisioni. Nel girone dei contestati vanno a finire però tanto I Soliti Idioti, versione sanremese, quanto la provocazione a muso duro di Ciarrapico, paragone francamente troppo duro in riferimento ai due comici di Mtv.
Che l’associazione si sia preoccupata di una deriva del macchiettismo di Biggio e Mandelli può essere anche comprensibile, se si tiene in considerazione lo sfondo sociale di un Paese che non ha ancora fatto i conti fino in fondo con la realtà glbt, ma mettere sullo stesso piano gli idioti per gioco e una persona sempre molto corretta come Gianni Morandi rispetto ai politici che hanno una diversa responsabilità istituzionale e che non avevano alibi d’intrattenimento è abbastanza ingeneroso.
A molti il numero de I soliti idioti è sembrato, probabilmente a ragione, una parodia sui luoghi comuni dell’omosessualità, quindi tutt’altro che lesivo. Da Apicella alle provocazioni nella trasmissione di Piero Chiambretti, fino a Lucia Annunziata che per ‘riparare’ alla sua frase un po’ troppo affrettata sulla libertà d’espressione dedicherà il prossimo spazio di In Mezz’ora ad un dibattito sui diritti gay, l’invito al boicottaggio imbriglia un po’ tutti i generi e i canali: da Rai a Mediaset, dal talk al reality.
La migliore descrizione della ‘rabbia gay’ per questo vizietto televisivo è sintetizzata bene dal presidente di GayLib, Enrico Oliari, che prova a spiegare in questi termini l’anomalia:
“Lo faremo il 17 marzo per dimostrare ancora una volta come all’Italia, anche nelle sue rappresentazioni verbali, manchi la normalizzazione della condizione omoaffettiva per cui chiunque si sente libero di insultarci come meglio crede. Siamo indignati [...] lo faremo per far capire a autori e conduttori che l’omofobia non e’ bella. Non fa ridere. Non e’ corsara, politically uncorrect. No, e’ solo volgare. Ai giornalisti, autori e conduttori radiotelevisivi chiederemo: mettereste mai insulti razzisti, antisemiti o bestemmie durante la vostra trasmissione? Ecco, pensate che state facendo la stessa sgradevole cosa. Speriamo il paragone per nulla forzato li aiuti a riflettere.”
1. Matteo ha scritto:
2 marzo 2012 alle 18:12