Tra gli intrecci sesso-politica, le recriminazioni legate a Il corpo delle donne e le provocazioni continue di Antonio Ricci la figura femminile e la sua evoluzione nell’immaginario collettivo italiano sono state più volte al centro dell’attenzione in questi ultimi mesi. Da un accordo tra associazione dei consumatori, dei committenti e dei pubblicitari è nato adesso un accordo per rafforzare il divieto di usare il corpo femminile in maniera strumentale e offensiva.
Per sancire ufficialmente l’impegno a creare una discontinuità con l’andazzo recente della pubblicità sono intervenute Mara Carfagna ed Emma Bonino, due donne con una storia personale e politica molto diversa alle spalle, ma concordi nella svolta da imprimere al legame sempre più pericoloso tra commercio ed immaginario, tra affari e mercificazione.
La Carta degli Impegni, questo il nome del documento, prende spunto dal protocollo sottoscritto dal Ministero delle Pari Opportunità con l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria a margine di un convegno dedicato proprio al consumo dell’immagine della donna. Dai proclami dei partecipanti alla sottoscrizione sembra essere una pagina di vera svolta, considerata anche l’intenzione di premiare il miglior spot che riesca a rendere finalmente un’immagine moderna e varia del gentil sesso all’epoca dell’emancipazione.
A dire il vero più volte sia le Nazioni Unite che il Parlamento Europeo avevano spinto in questa direzione per far arrivare questo esempio concreto di pari opportunità nei singoli stati. Come sempre però ci sono immediatamente pronti due schieramenti di opinione: da una parte coloro che, come l’autrice de Il corpo delle donne, salutano con entusiasmo questa iniziativa, dall’altra il partito dei diffidenti verso tutte quelle iniziative pubbliche che sembrano avere più effetto di facciata che altro. Sarà contento Antonio Ricci ora che secondo il nuovo codice i suoi detrattori non potranno più riempire le pagine dei loro giornali con donne ignude? Si arrenderà anche lui al nuovo che dovrebbe avanzare o non giudicando per nulla mercificatorio il contesto in cui agiscono le sue veline navigherà a vele spiegate?
Cosa ne pensa invece Oliviero Toscani che solo un mese fa a Il Secolo XIX, oltre a inveire fortemente contro quello che immagina come paradosso della femminilità italiana, si rivolgeva alle donne in tali termini: ‘Siamo un Paese dominato dagli uomini, ma le donne ci sguazzano. Siamo un Paese sottosviluppato. Ha mai visto una madre che non sia fiera del figlio “sciupafemmine”? Chi li alleva, così? È un pianto… E poi avete il coraggio di lamentarvi»?’
Ma poi siamo così sicuri che l’assuefazione al nudo non abbia smentito la facile equazione di chi associa belle donne a successo, soldi, commercio, rendita economica? Con il vuoto normativo che esiste e con un codice di sanzioni ancora da calibrare quanto dureranno le buone intenzioni?
1. 88Vd ha scritto:
7 aprile 2011 alle 11:32