Sembra di sentire la caricatura di se stesso o, se preferite, l’alter ego interpretato magistralmente qualche anno fa da Ubaldo Pantani all’ interno di “Mai dire Grande Fratello”. Ricordate? Entrava in studio lampadato, piacione, narciso, ed iniziava a sproloquiare con il tormentone sulla sua “tv di qualità” ed a cercare casi umani da introdurre nella sua Arena.
Sono passati ben tre anni e Massimo Giletti non è cambiato di una virgola: la parodia del 2007 è quantomai attuale, al punto che, leggendo con attenzione l’intervista odierna rilasciata al quotidiano ”Il Tempo”, sembra quasi che sia l’imitatore e non l’originale ad esprimere il proprio punto di vista. La sicurezza del presentatore proviene dagli ascolti che consacrano il suo come il segmento più visto nella domenica degli spezzettamenti e delle suddivisioni, ma la domanda sorge spontanea: perché vantarsi di fronte ai dati auditel se il cavallo di battaglia è la qualità?
Ci piacerebbe, infatti, comprendere le grandi differenze che intercorrono tra il talk di Giletti e i tanti altri presenti nei palinsesti delle tv italiane. A parità di temi trattati “L’Arena“ di diverso sembra avere solo la collocazione e una veste un tantino più elegante rispetto ai talk con indole più sfacciatamente trash.
Non basta, infatti, travestirsi da vigile e dirigere il traffico dei soggetti presenti in studio, intimando loro ”di non accavallare le proprie voci“, per fare una tv – come la chiamerebbe il padrone di casa - “di qualità”.
1. RosaMou ha scritto:
12 ottobre 2010 alle 15:54