
5
marzo
La Rai sospende i servizi giornalistici dalla Russia

Rai
La Rai sospende i servizi giornalistici dei propri inviati e corrispondenti dalla Federazione Russa. Il provvedimento è stato adottato dall’azienda del servizio pubblico a seguito della decisione di Mosca di infliggere pene detentive a chi diffondesse notizie ritenute “menzognere” sul conflitto in Ucraina. Il giro di vite contro la stampa ostile ha indotto il Tg5 a fare altrettanto. La medesima scelta, sul fronte internazionale, era stata presa dalla Bbc.
“In seguito all’approvazione della normativa che prevede forti pene detentive per la pubblicazione di notizie ritenute false dalle autorità, a partire da oggi la Rai sospende i servizi giornalistici dei propri inviati e corrispondenti dalla Federazione Russa“
si legge in un comunicato Rai. La misura – prosegue la nota – “si rende necessaria al fine di tutelare la sicurezza dei giornalisti sul posto e la massima libertà nell’informazione relativa al Paese“. L’informazione sulla Russia verrà ovviamente garantita, ma non dall’interno della nazione guidata da Vladimir Putin.
“Le notizie su quanto accade nella Federazione Russa verranno per il momento fornite sulla base di una pluralità di fonti da giornalisti dell’Azienda in servizio in Paesi vicini e nelle redazioni centrali in Italia“
ha spiegato la Rai.
Stretta sulla stampa, anche il Tg5 lascia la Russia
Dopo la stretta sui cronisti decisa dalla Russia, anche l’inviato del Tg5 Luigi De Biase tornerà in Italia. “Chi sta a Mosca rientra“, conferma il direttore del Tg dell’ammiraglia Mediaset Clemente Mimun. Pure l’agenzia di stampa Ansa ha interrotto il flusso di notizie dalla sede di Mosca, garantendo che gli aggiornamenti sulla Russia saranno comunque forniti attraverso la sede centrale e gli altri uffici di corrispondenza dell’Agenzia all’estero.
Bbc lascia la Russia
Proprio ieri, anche la Bbc aveva adottato un analogo provvedimento, annunciando che tutti gli inviati in Russia avrebbero lasciato il paese per motivi di sicurezza legati proprio alla stretta sull’informazione. La Duma ha infatti approvato un disegno di legge che punisce con pene fino a 15 anni di detenzione coloro che diffondono “informazioni false sull’esercito“.
Al riguardo, il direttore generale della radiotelevisione pubblica britannica, Tim Davie, aveva denunciato questo provvedimento come un modo per “criminalizzare il giornalismo indipendente”.


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