I lettori più attenti ricorderanno l’intervista che cinque anni fa facemmo a Giovanni Scifoni, in occasione del suo debutto in Squadra Antimafia. Ebbene, riletta (e rivista!) oggi, quell’intervista sembra quasi un’anteprima di quello che è diventato poi il percorso dell’attore romano, culminato di recente con l’arrivo su RaiPlay della web serie La mia Jungla.
La mia Jungla: la web serie di Giovanni Scifoni su RaiPlay
In quell’occasione Scifoni, rifugiatosi in una pineta per trovare un po’ di tranquillità, ci raccontava del suo lavoro, non riuscendo però a trattenere riflessioni tragicomiche sulle vacanze, sulla baby dance nei villaggi, sulla famiglia e, dunque, sulla quotidianità. Oggi, sono proprio questi gli argomenti che snocciola dal tinello della sua cucina, base operativa della serie: puntate brevissime, di circa quattro minuti ciascuna, nel corso delle quali si traveste, riflette, esasperando una serie di situazioni familiari in cui molti si possono riconoscere.
Cuore de La mia Jungla è la vita durante e dopo la pandemia: dalla convivenza forzata allo smart working con figli a carico, dalla gestione del distanziamento sociale al bisogno di tornare alla normalità, Scifoni gioca sui luoghi comuni e supera le barriere del politicamente corretto per dire ed immaginare tutto quello che vuole, in un racconto surreale. Che, però, – e qui sta il punto – non lo sarà mai quanto la realtà che tutti abbiamo imparato a conoscere negli ultimi mesi. Accanto a lui la sua famiglia, composta da moglie e tre figli che si prestano a questo “gioco al massacro”, assecondando la visione a tratti anche distopica del capobranco e strappando più di un sorriso.
L’idea della serie nasce da un rito quasi quotidiano che l’attore ha inaugurato circa un anno fa sul suo canale YouTube: prendendo spunto dal Santo del giorno, Scifoni è solito raccontare la sua storia mescolandola con la propria, dando vita a siparietti spassosi ma portatori di un messaggio sociale, umano. Un modo particolare ed immediato per arrivare al pubblico, che ha mostrato un’altra immagine dell’interprete misurato e del drammaturgo impegnato.
E, del resto, proprio come ci disse Scifoni in quell’intervista, “va bene cercare di dare dignità al proprio lavoro sempre, con tutte le cose che la Provvidenza ti mette davanti“. Soprattutto in tempi di crisi.