Ho visto cose che voi umani difficilmente riuscireste a immaginare. Soprattutto durante la ‘gestazione’ dei palinsesti autunnali. Ancor di più se ci riferisce a quelli della tv pubblica. Puzzle accuratamente realizzati, per essere disfatti subito dopo, poi creati nuovamente, ed ancora smontati sino alla composizione definitiva, pronta ad essere messa in bella mostra durante la presentazione ufficiale del nuovo ‘cartellone’. Salvo colpi di scena dell’ultimo minuto con i quali, magari, si ripristina lo status quo o si riserva un ‘colpo di grazia’ senza possibilità d’appello.
Fatto sta che si respirano insopportabilmente tensione e nervosismo, rassegnazione di chi inizia a leccarsi le ferite ed entusiasmo di chi già si lecca i baffi per aver occupato una poltrona o, ancora peggio, averla sottratta al/alla collega. E capita non di rado che lo stato d’animo del conduttore traspaia già nel corso delle ultime puntate del programma che conduce.
Prendete l’ultima puntata di Domenica In, andata in onda ieri. Per l’atto conclusivo dello show di Mara Venier il sapore era quello di un funerale in piena regola, o, se preferite, della raccolta di ‘amici e parenti’ attorno al capezzale della conduttrice proprio nelle ultime ore di vita (del suo programma). E se la puntata in sè non era malvagia, la ‘drammaticità’ dei toni con l’approssimarsi dell’esalazione dell’ultimo respiro non solo era fastidiosa ma, più semplicemente, ingiusta.
Ingiusta perchè la sensazione è che si giochi col lavoro altrui. Che si disponga della professionalità delle proprie risorse artistiche, come fossero mere pedine nelle mani -spesso inesperte- del dirigente di turno. E la cosa non è una novità di quest’anno, ma negli ultimi tempi si è sicuramente accentuata (e giustificata) ‘grazie’ a quell’indispensabile cambio di linea editoriale che, in tutta sincerità, si fa grande fatica a rintracciare tra i canali della tv pubblica.
Certo, un conduttore può piacere o meno, ed è assolutamente legittimo, oltre che auspicabile, che si aspiri (anche se spesso utopisticamente) al palinsesto perfetto; ma se ti guardi indietro e vedi che le scelte effettuate hanno portato instabilità, ascolti mediocri, prodotti di scarsa fattura e disaffezione del pubblico anche nei confronti di ‘marchi di fabbrica’ della rete spesso importanti, forse un passo indietro lo fai e piuttosto che voltare nuovamente pagina, mettendo in piedi frettolosamente una nuova squadra che porta inevitabilmente con sè nuove incognite, metti mano al programma e lavori affinchè si collaudi e possa viaggiare senza problemi. Non fosse altro che per ragioni di decoro. Della rete e ai suoi ‘attori protagonisti’.
Per questo, addii come quelli di Mara Venier – a prescindere dalla riuscita o meno della sua Domenica In (non ho esitato a definirla geriatrica!) – mettono tristezza. Si può obiettare qualunque cosa, ma la Signora della Domenica era ed è una che la televisione la sa fare e ha tutti i titoli per esserci. Che poi possano esserci formule, progetti e programmi più o meno indovinati, è altra faccenda.
Mentre non è un’altra faccenda il nuovo giro di valzer che si affaccia all’orizzonte e che assume i contorni del patetico e del patologico.
1. sboy ha scritto:
19 maggio 2014 alle 11:21