L’edizione migliore di sempre. La puntata più vista di sempre. Il numero di voti più alto di sempre. La presunzione più strabordante di sempre.
Lavorare alla comunicazione di Sky dev’essere davvero dura. Chè ingegnarsi ogni mattina per scovare il ‘meglio di sempre‘ non è mica roba da poco. Un lavoro certosino che glorifica e santifica tutto ciò che da Santa Giulia raggiunge le case degli abbonati alla piattaforma satellitare. Come se l’unica buona tv sia sfornata solo e soltanto da chi, sino a qualche tempo fa, non si occupava d’altro se non di diritti.
Ma, attenzione, il problema vero non sta tanto nella comunicazione ‘migliore di sempre’ di Sky, quanto – e soprattutto – in quei giornalisti che, incompetenti in materia, danno per buono tutto ciò che viene offerto quotidianamente in pasto alla stampa, senza filtrare alcunchè. E succede così che Xfactor, MasterChef e The Apprentice siano ciò che di più innovativo si possa vedere sul piccolo schermo italiano; succede così che i succitati programmi siano i meglio realizzati di sempre; succede così che i medesimi show siano i più interattivi della Penisola; succede così che – questa è forte – cantanti, cuochi e business men made in Sky siano incredibilmente visti nel BelPaese. Anche quando il medesimo programma canoro, in onda sulla tv pubblica, totalizzava ascolti notevolmente più alti (e si diceva che andasse male) rispetto a quelli attualmente riportati dall’ “ammiraglia” della piattaforma di Murdoch.
“Va in onda su un canale a pagamento” si dirà. Appunto. Il problema sta tutto nella (mancata) contestualizzazione, che a Sky non è sicuramente di casa. Perchè il fatto che i programmi di punta della rete siano ben confezionati, ben realizzati e di sicuro appeal non è in discussione. Anzi, onore al merito. Ciò che fa sorridere è l’ossessiva rincorsa ai numeri e alla ‘fama’ delle generaliste, quando, forse, sarebbe più opportuno prendere consapevolezza della nicchia satellitare ed essere ben orgogliosi proprio di quella. Anche perchè – con ogni probabilità – la stragrande maggioranza degli italiani di XFactor, MasterChef e The Apprentice non conosce nemmeno l’esistenza. Ma i giornali (e anche qualche testata online) lodano, celebrano, consacrano e ancora lodano, celebrano, consacrano. Con pezzi che, considerata la platea e la natura della piattaforma, sembrano quasi degli messaggi promozionali.
D’altronde, se per presentare un programma in partenza offri un soggiorno nel lussuoso resort di Briatore a Malindi (sede della seconda stagione di The Apprentice, va detto), è difficile, poi, che gran parte dei giornalisti convocati non sia riconoscente per la pausa di sole e mare, offerta nel bel mezzo dell’inverno. E a proposito della trasferta keniota, un’altra considerazione è certamente da fare. Come mai un gruppo che si riempie tanto la bocca di interattività, web e social, agli eventi di ’serie A’ il web lo ignora del tutto, preferendo sempre e comunque la carta stampata, ormai sempre più straccia?
1. Marco89 ha scritto:
19 dicembre 2013 alle 18:12