Intellettuale senza peli sulla lingua, oggi più che mai nell’oasi protetta Rai3 Corrado Augias, nella puntata appena conclusa di Le storie: diario italiano dedicata alla questione dell’identità nazionale, proprio nella preparazione alla celebrazione del centocinquantesimo anniversario, non ha risparmiato varie frecciatine ai ceti dirigenti della Lega, ai quali ha consigliato vivamente di leggere di più e di fare meno polemiche sterili, attaccando il loro stereotipo della tv di Stato come entità romacentrica, luogo dove oggi le cravatte verdi hanno ruoli di alta responsabilità.
Con il conforto dello storico Ernesto Galli Della Loggia, noto ai più per essere una delle penne del Corriere della Sera, Augias si è avvalso di piccole chicche storiche delle teche Rai e della filmografia nazionale (non a caso quello spaccato fenomenale del Belpaese a firma Monicelli che risponde al nome de I nuovi mostri) per rispondere con garbo e velata ironia alle argomentazioni del manifesto sciovinista che negli anni il Carroccio avrebbe diffuso qua e là. Convinto sostenitore della televisione di servizio pubblico il saggio conduttore ha cercato di controbattere alla disputa virtuale con testimonianze storiche, e un filo di polemica culturale sempre sospeso tra le righe.
Una mezz’oretta che scorre nel bel mezzo di un’intertestualità pregevole e ricca di possibili riflessioni: dal maestro Manzi e la necessità di una lingua unitaria per la modernizzazione di uno Stato (per nulla casuale l’accenno alla questione, mai sopita, del rapporto tra dialetto e istruzione), agli accenni storici, fortemente mirati, alla nascita della Rai in Piemonte e ai benefici che i contadini veneti hanno avuto dalla solidarietà nazionale unitaria, loro che erano i ‘terroni’ dell’impero austro-ungarico (sic dixit Augias).
Al di là di ogni valutazione extratelevisiva del canuto conduttore, ex parlamentare europeo del centrosinistra, piace la sagacia intellettuale con cui Augias sceglie i temi delle puntate e i testi da usare per la riflessione. In un panorama sempre meno privo di contenuti stupisce l’esistenza di un conduttore che segna a margine delle pagine dei libri gli spunti più interessanti da inserire nella discussione. Apprezzabile anche lo sforzo di mantenere un linguaggio non autoreferenziale con il positivo effetto di saper parlare al target mattutino, essenzialmente di anziani provvisti di curiosità ma magari non di eccessiva istruzione.
La trasmissione è così troppo di nicchia da pensare ad una richiesta di replica da parte dei dirigenti del partito, che ormai, come ricordato nella puntata, rappresenta una fascia molto consistente del Paese, e che quindi potrebbe chiedere diritto di risposta?
1. Mari 611 ha scritto:
27 dicembre 2010 alle 10:56